Immaginateveli mentre guadagnano la scena: fieri e plateali coi loro costumi da domatori di fiere e, mentre avanzano, le note circensi di Nino Rota che cadenzano e danno ritmo al grande spettacolo del circo. Del resto, cosa è la politica se non un enorme e variopinto tendone tra le cui pieghe ognuno immagina di porgere al proprio pubblico elettorale quelle acrobatiche fantasie che meglio possono soddisfarne gli appetiti e la voglia di divertimento?

Ecco: il nostro palcoscenico è una presunta periferia neanche troppo remota di Avellino che si chiama Via Pirone e che si appresta a festeggiare ben 40 anni di incalzante degrado il prossimo 23 novembre, puntuale ed inevitabile anniversario del terremoto dell’80. Le fiere date in pasto ad un pubblico vorace di sovranismo e affamato di “honestà” sono gli “abitanti”, un idealtipo umano le cui connotazioni essenziali sono state sintetizzate dal domatore Vincenzo (Ciampi), meglio noto col soprannome di ‘o Sinnico r’Avellino. È bastata una domanda - “lei è un abitante del posto?” - e una consequenziale, stringata risposta affermativa da parte dell’interlocutore per avere un profilo dettagliato dell’uomo-tipo che vive in una riserva di periferia.

Ma Vicienz ‘o Sinnico non poteva certo addentrarsi da solo nella remota selva: perché lo spettacolo sortisse realmente effetto – con un occhio sagacemente rivolto a una campagna elettorale che pare oramai incombere inevitabilmente – c’era bisogno che tutti i riflettori fossero meticolosamente accesi e puntati sulla scena. C’era bisogno della stampa e del consueto battage social che, nel XXI Secolo, ha sostituito gli omini che annunciavano l’arrivo in città del circo urlando: “Venghino, siori, Venghino!”

Del resto, a quale pro scomodarsi per arrivare fino a Valle, in discreto silenzio per portare la propria vicinanza e qualche parola di definitiva chiarezza a dei cittadini, se non per dimostrare che il Movimento Cinque Stelle sia sorgente e sintesi di tutto ciò che di buono ha preso a muoversi in città? Al punto che persino un sottosegretario della Repubblica Italiana si è scomodato – nientepocodimenoche – ad impacchettare un suggestivo post su facebook per ricordare al mondo che il suo sindaco – un po’ come il Verbo evangelico – sia la vita e tutto sia stato fatto per mezzo di lui.

Stop! Stop! Stop! Stop! Non è buona la prima, anzi! Dalla regia ci suggeriscono di ricordare a Vicienz ‘o sinnic r’Avellino e a chi imbastisce – con alterne fortune – i copioni per i suoi spettacoli che non è esattamente così. Che il progetto di riqualificazione dell’intero quartiere di Valle – con un focus particolare sulla zona dei prefabbricati pesanti – è nato un anno fa dall’impegno di un comitato civico che, dal basso, ha cominciato a spingere per costruire partecipazione viva e vera. Che le delibere di indirizzo politico per i piani di spostamento dei residenti di diversi ambiti di edilizia comunale e per la specifica zona in questione sono anch’esse datate e sono state approvate dalla Giunta Foti.

Quel che oggi è cambiato è che le responsabilità stanno cominciando ad emergere. Le responsabilità politiche, adducibili ad anni di affarismi targati centro-sinistra, e le responsabilità tecnico-amministrative, egualmente ripartibili tra i settori delle politiche sociali/abitative e dei lavori pubblici del Comune di Avellino. Ciò che sta cambiando, in buona sostanza, è il livello di consapevolezza delle persone sulla reale portata del raggiro di cui sono state vittime per quarant’anni. A ben vedere non c’è troppa differenza tra chi ha speculato su questo benedetto terremoto dell’Irpinia e chi si sfregò le mani ridendo sulle spalle dei morti crepati sotto le macerie de L’Aquila.

Un ulteriore passo in avanti rispetto al passato sta nel fatto che, tra 60 giorni, arriveremo alla resa dei conti e allora chissà quanto sarà convenuto a quelli che hanno inteso calcare questo prestigioso proscenio prendere parte alla farsa. Ciampi – Vincenzo il domatore, pardon! – ha preso impegni precisi e con lui, immaginiamo, tutti i politici presenti in Via Pirone: assessori e consiglieri, pentastellati e non che non potevano certo farsi sfuggire un’occasione di presenzialismo tanto ghiotta, ancorché questa amministrazione pare avere i giorni letteralmente contati. Magari con qualcuno che spera di potersi giustificare – in caso di fallimento dell’acrobazia annunciata – che non c’è stato il tempo materiale per mettere a posto le carte, gridando all’abbisogna al sabotaggio di questo atto di coraggio!

Ci spiace sindaco ma siccome da queste parti siamo abituati a santi che non fanno miracoli, noi alle sue profezie crederemo solo quando queste si saranno avverate. Allora e solo allora la vorremo sentire gridare “Venghino, siori, Venghino!”