rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

A Palermo nessun hotspot per migranti, Orlando: "No a strutture contro dignità umana"

Prevista invece la realizzazione di una struttura temporanea per le operazioni d'identificazione dei migranti in un'area dello Zen, fondo San Gabriele, tra via Lanza di Scalea e via Patti. Il progetto all'esame del Consiglio. Il sindaco: "Un atto dovuto"

A Palermo non è prevista la realizzazione di alcun hotspot, ma soltanto una struttura di supporto alle operazioni di identificazione dei migranti che arrivano in città. A precisarlo è stato Leoluca Orlando. L'obiettivo è quello di evitare che "queste operazioni si svolgano unicamente in strutture non idonee, con tempi lunghissimi e in condizioni logistiche che rischiano di essere non rispettose della dignità delle persone coinvolte, tanto dei migranti quanto dei cittadini italiani che prestano la propria attività professionale sul posto". 

Il riferimento di Orlando è al provvedimento portato oggi all'ordine del giorno del Consiglio comunale, che prevede una struttura temporanea di primo soccorso e accoglienza per i migranti da costruire allo Zen, nei pressi del Velodromo, in un'area confiscata e contrassegnata come verde storico. Il centro servirà all'identificazione dei migranti e al foto segnalamento, oltre alle visite mediche: operazioni da compiere prime del trasferimento in centri a lunga permanenza, che oggi vengono effettuate al porto in spazi angusti e non idonei. Da qui la necessità di trasferire tutto nell'area identificata: fondo San Gabriele, tra via Lanza di Scalea e via Patti. Sala delle Lapidi adesso è chiamata a esprimersi con urgenza sullo studio di prefattibilità del progetto da 400 posti che prevede, in via temporanea (due anni), l'installazione di tendostrutture.

"Un atto dovuto - precisa il sindaco - per altro promosso dall'Amministrazione regionale su richiesta delle autorità competenti, per il parere obbligatorio sulla conformità urbanistica. La nostra Amministrazione comunale ha sempre rigettato la prassi e la logica di centri cosiddetti di accoglienza, che non è certamente tale e che nel tempo ha dato luogo a degenerazioni ben note, legate alla privazione delle libertà individuali e alla mortificazione delle persone".

Quindi la precisazione di Orlando: "Ferma restando la necessità di una totale revisione del sistema e delle politiche legate alle migrazioni, fin quando resterà vigente un modello che non riconosce il diritto alla mobilità, il Comune di Palermo continuerà la sua battaglia sul piano politico e si adopererà nell'ambito della legge per fare in modo che l'accoglienza dei migranti sia quanto più possibile rispettosa della loro dignità umana, delle sofferenze, delle storie individuali e sia allo stesso tempo rispettosa, oltre che grata, del lavoro che in questi anni è stato svolto da centinaia di agenti delle forze dell'ordine, uomini e donne della protezione civile, personale sanitario e volontari che hanno gestito la prima accoglienza e a volte le emergenze legate all'arrivo di migranti nella nostra città."

Contraria alla struttura anche Sinistra comune. "Nei prossimi giorni - affermano i consiglieri comunali Giusto Catania, Barbara Evola, Katia Orlando, Marcello Susinno - chiederemo un incontro all’Assessore regionale al Territorio ed ambiente, Toto Cordaro, per spiegare che non si possono sperperare sette milioni di euro per un intervento invasivo in un territorio come lo Zen, che avrebbe ben altre priorità. L’accoglienza dei migranti è un principio di civiltà: sulla tutela dei diritti fondamentali della persona non ci possono essere margini di ambiguità né sono ammesse deroghe al nostro decennale impegno politico e sociale. Tale luogo è pensato per attuare politiche di criminalizzazione delle persone con un modello di trattenimento che induce alla clandestinizzazione. Confidiamo nel fatto che il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, faccia sentire, formalmente, la sua contrarietà ad un’opera surrettiziamente presentata come d’interesse nazionale. Tale impianto è contrario allo spirito e alla lettera della Carta di Palermo, oltre che essere in deroga agli strumenti urbanistici e ai vincoli paesaggistici. Non permetteremo al governo nazionale e regionale di fare questo sfregio alla città di Palermo che, invece, vuole continuare ad essere un modello per le politiche di accoglienza nel mondo”.

"Volendo solo per un momento tralasciare il fatto che l’hot spot va contro il significato che diamo noi all’accoglienza - afferma Andrea Mineo, consigliere comunale di Forza Italia - non mi pare che questa decisione di voler realizzare una simile struttura vada nella direzione di voler rilanciare una zona, come quella dello Zen, che necessiterebbe di ben altri interventi da parte dello Stato".

Per Arci Palermo l'apertura di una struttura temporanea per l’identificazione dei migranti allo Zen "rappresenterebbe un’insopportabile ferita per la nostra città, che è sempre riuscita a caratterizzarsi per un discorso sulle migrazioni che sfuggisse ai populismi ed alla demagogia. Le finalità di questa struttura sembrano del tutto sovrapponibili a un hotspot, ed è già accaduto in altre città - come Messina - che strutture simili siano sorte e solo successivamente alla loro attivazione siano state fatte rientrare in questa categoria di centri. Gli hotspot sono un elemento fondante di una politica che criminalizza le migrazioni e la loro attivazione ha corrisposto ad un colossale arretramento nella garanzia dei diritti minimi alle persone che sbarcano. Un approccio che vìola i diritti delle persone e che crea i problemi che dice di risolvere, clandestinizzando fasce sempre più ampie delle persone che arrivano, che vengono abbandonate con un foglio di via dopo poche ore dallo sbarco o, al contrario, trattenute ben oltre i limiti di legge. La resistenza della nostra comunità all’hotspot è un elemento non solo simbolico ma anche fortemente concreto, perché nelle strutture già attivate non viene consentito a soggetti indipendenti di verificare il rispetto delle leggi e della dignità umana. Arci Palermo non accetterà questa ferita e si coordinerà con tutti gli altri soggetti organizzati della città per ostacolarne l’apertura, che appare tra l’altro un colossale sperpero di denaro pubblico. Il ministero degli Interni, anziché aprire nuove strutture hotspot, si occupi di verificare i tempi e le procedure della Questura di Palermo che, ad esempio, oltre a essere fra le più lente nella gestione delle richieste di asilo, prosegue a richiedere il passaporto come requisito per ottenere la protezione sussidiaria, nonostante più pronunce dei tribunali, di fatto bloccando il progetto di vita di molte persone che hanno ricevuto una forma di protezione".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

A Palermo nessun hotspot per migranti, Orlando: "No a strutture contro dignità umana"

PalermoToday è in caricamento