La frittata del Pd (e non solo)

Un boomerang affilatissimo,  che ha disegnato una parabola incredibile nel cielo afoso d’agosto, e si è piantato dritto nei denti del Pd.

Cavalcando la tigre dell’antirazzismo il Pd sognava il riscatto dal voto del 4 marzo: la galoppata però è finita nella polvere.

Con le uova di Moncalieri la frittata insomma è fatta e rimediare non si può.

Doverosa è invece una riflessione su questi politici incapaci di salvare non solo il Paese, ma anche la loro parte politica dal  ridicolo e quindi bisogna ricorrere a una operazione verità che ripercorra dal principio tutta la storia.

È il 29 luglio quando Daisy Osakue, atleta italiana di origine nigeriana, viene colpita da un uovo lanciato da un’auto in corsa a Moncalieri, cintura torinese.

Uscita dall’ospedale dove viene curata, dichiara prontamente: “cercavano un bersaglio di colore”.

Immediatamente tutta la variegata sinistra insorge: l’urlo è al razzista e al nazista, ma il bersaglio vero è il Ministro dell’Interno. Matteo Salvini, considerato “l’ispiratore” di una campagna d’odio verso gli stranieri con la pelle nera.

Quelli del Pd sono letteralmente scatenati, tra i tweet di Renzi che parlano di “pestaggio” e il segretario Martina che annuncia una megamanifestazione contro il razzismo e il fascismo a settembre.

Ma il bello viene adesso.

La narrazione del Ku-Klux-Klan di Moncalieri mostra le prime falle agli occhi di tutti ad iniziare dai carabinieri e dalla magistratura.

E’ da giorni infatti che una Fiat Dablò viene segnalata al centro di casi di lanci di uova, vittime precedenti un pensionato e cinque donne, tutti italiani e bianchi. Scende in campo anche il padre dell’atleta di colore che arriva a paventare un trasferimento all’estero della sua famiglia per il razzismo che c’è in Italia.

Ma nel frattempo si scopre (giornalisti scrupolosi ce ne sono) che questo padre di famiglia, che vuole trasferirsi all’estero perché in Italia siamo razzisti, fu coinvolto in un’inchiesta su un vasto giro di prostituzione proprio a Torino e ha dovuto rispondere di due tentati omicidi.

Siamo al 2 agosto e l’orologio del destino sta battendo i suoi ultimi rintocchi.

Inesorabilmente il cerchio si chiude come una morsa attorno allo stesso collo di chi urlava all’emergenza razzismo: i tre presunti lanciatori di uova sono stati individuati, si tratta di giovanissimi che agivano per “goliardia”, tra i quali spicca il figlio di un consigliere del Pd. La sinistra è in pieno panico non sa più che pesci pigliare.

Chiaramente, per i malcapitati dem è la fine di ogni mobilitazione, di ogni richiamo alla resistenza antirazzista contro la  “n’uova” barbarie. Fine della commedia. Si commedia.

L’atleta Daisy Osakue scomparirà presto dalle prime pagine dei giornali, insieme a quel suo padre (si apprende il 3 agosto) che fu persino condannato a cinque anni per mafia (e s’intende mafia nigeriana).

A restare sarà un sentimento di rabbia e compassione per questa nazione, dove un immigrato coinvolto in un giro di prostituzione  si permette di accusare gli italiani di razzismo senza prima sapere come sono andati realmente i fatti.

“Se continua così ce ne dovremo andare dall’Italia” dichiarava imperterrito. Sì, ma dalla vergogna.

Insieme al partito che ha creato il caso attorno a tre imbecilli che ce ne sono e purtroppo ce ne saranno sempre con o senza uova.

Mario Bertoli

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