Occhiobello
22.08.2018 - 20:45
Anche nella frazione del comune rivierasco, i fedeli si interrogano in merito agli spostamenti ordinati dal Vescovo Pierantonio Pavanello, ai molti sacerdoti della diocesi ed in particolare ai due parroci don Alberto Rimbano e don Guido Lucchiari.
Anzi, a differenza di quanto accaduto in altre parrocchie, un gruppo di laici che operano in parrocchia, non perde tempo in chiacchiere ma prende carta e penna e scrive direttamente al Vescovo.
“Non nascondiamo che la notizia dei trasferimenti è stata accolta da noi dapprima con sorpresa, cui è seguito un senso di smarrimento e destabilizzazione, sia per il legame che si è stabilito con i nostri sacerdoti in questi pochi anni, sia per il nuovo progetto pastorale che si sta concretizzando e che tante energie ha assorbito nell’impegno, nuovo per i parroci e per noi, di rendere concreta e sentita l’unità pastorale di Occhiobello, Gurzone e Santa Maria Maddalena - si legge sulla missiva - vogliamo ricordare che il mandato per tale iniziativa è stato da lei conferito meno di due anni fa, il 1 ottobre 2016, già si stanno raccogliendo i primi frutti e l’intenso lavoro per questo obiettivo è stato svolto da don Guido e don Alberto con coinvolgimento e totale dedizione”.
E continuano: “La preoccupazione di cui ci facciamo portatori, che raccogliamo quotidianamente e che ci giunge dalle famiglie, è in particolare per i nostri giovani, che hanno trovato in don Guido e don Alberto, una figura di riferimento, fondamentale soprattutto alla luce della crisi che l’istituzione famiglia sta vivendo in questi anni. A questo proposito desideriamo ricordarle che la nostra realtà giovanile rappresenta il bacino più numeroso dell’Alto Polesine. Lei può comprendere il desiderio di proseguire la nostra vita di comunità con i nostri attuali pastori - scrivono i fedeli sempre al vescovo - Confidiamo fermamente che questa nostra esigenza sia da lei presa in considerazione. Questa richiesta muove dalla consapevolezza della volontà della Chiesa di rendere noi laici parte viva e necessaria e di ‘conoscere la bellezza di essere partecipi e corresponsabili della vita della nostra parrocchia’, come da lei recentemente affermato. Alla luce di tutto questo, non ci è possibile individuare la ragione che soggiace alla decisione riguardante la nostra comunità”.
Poi la conclusione: “Nasce da noi questo interrogativo: in questi anni, pur avendo chiari gli obiettivi e profondendo per essi energie e risorse, abbiamo ‘camminato male?’
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