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IL CASO

Assolti Fiamma e i Fasci italiani del lavoro

Rigettata la richiesta di condanna per gli imputati, accusati di avere voluto ricostituire il Partito Nazionale Fascista

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Fiamma Negrini, nata a Trecenta e residente a Megliadino San Fidenzio

"E' stata oggi pronunciata Sentenza di assoluzione per tutti gli imputati appartenenti ai Fasci italiani del Lavoro, dal Giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Mantova Gilberto Casari". Lo annuncia l'avvocato Federico Donegatti, del foro di Rovigo, dando conto di una clamorosa assoluzione, relativa a un caso che aveva avuto risonanza a livello nazionale. Nove in tutto le persone che erano state indagate, addirittura di un tentativo di ricostituzione del partito fascista. Il caso era scattato al momento della presentazione, alle elezioni amministrative del Comune di Sermide Felonica, appunto, del partito "Fasci Italiani del Lavoro" (LEGGI ARTICOLO).

"Io - prosegue Donegatti - assisto di fiducia Fiamma Negrini, (nata a Trecenta e residente a Megliadino San Fidenzio), il padre Claudio Negrini, leader storico del movimento, e Pasqua Lombardo di Bologna. Il mio plauso alla onestà intellettuale del giudice, che ha saputo rimanere indipendente e scevro da condizionamenti esterni, stante il vergognoso clima da 'caccia alla streghe' e di odio e intolleranza scatenato dalla carta stampata e dalle televisioni a seguito delle dichiarazioni dell'ex presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, perfettamente avallate da vari giornalisti".

"Le imputazioni erano 'pesanti': riorganizzazione del disciolto Partito Fascista e violazione della Legge Mancino e le pene che erano state richieste dal pubblico ministero Manuela Fasolato, nella propria requisitoria, erano di 20 anni complessivi. Cade rovinosamente il teorema accusatorio della Procura della Repubblica di Mantova che nella propria requisitoria ebbe modo di fare riferimenti al nazismo, al razzismo, all'antisemitismo ed ad aspetti inesistenti nella effettiva attività dei Fasci Italiani del Lavoro".

"Preannuncio che vi saranno iniziative giudiziarie nei confronti di Laura Boldrini e di tutti quelli che con protervia hanno cercato di 'criminalizzare' i Fasci Italiani del Lavoro esponendoli ad una 'gogna mediatica'. Il mio intervento in aula di oltre un'ora, unitamente alle difese degli altri imputati, ha trovato accoglimento nella statuizione del giudice per le udienze preliminari che è riuscito a dare un giudizio fondato sulla sola lettura delle carte processuali non denotato da aspetti ideologico-politici".

"Le carte processuali lasciavano chiaramente ritenere che l'attività dei Fasci italiani del Lavoro traeva innegabilmente ispirazione dal Fascismo, inteso come cosiddetto fascismo di sinistra, dalla Carta del Lavoro, dallo Stato Corporativo, dal Sindacalismo rivoluzionario, senza per questo intendere riorganizzare il disciolto partito fascista. Mera libera espressione delle idee, al massimo elogiative della figura di Benito Mussolini. Di certo i Fasci Italiani del Lavoro non hanno armi o una struttura militare in grado di rifare la Marcia su Roma".

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