Bufera nel Pd, Rovigo casus belli nazionale

“La mia è una difesa del voto, perché amo il mio partito e perché il 77% degli aventi diritto che (è successo a Rovigo) esce di casa e va a esprimere la sua preferenza alle primarie è da tutelare, sempre”.

Francesco Boccia, candidato alla segreteria nazionale del Pd, sostenuto a Rovigo dalla frangia dei Romeo, è giunto stamattina 18 gennaio nel capoluogo con il suo avvocato di fiducia Antonio Ilacqua perché il ricorso al voto del 13 gennaio alla commissione provinciale e regionale a Rovigo potrebbe essere un “casus belli” per tutta Italia.

“Abbiamo diffidato gli organi nazionali, provinciali e regionali preposti ad assicurare efficacia, trasparenza, democraticità ed uniformità di trattamento su tutto il territorio nazionale a voler operare affinché non si possa consentire di modificare i percorsi democratici delle primarie a beneficio di uno o dell’altro candidato”.

Il caso Rovigo, con il ricorso di alcuni iscritti che hanno denunciato di non essere stati avvisati adeguatamente del voto, potrebbe essere declinato su tutto lo Stivale.

“Ci sono già dei casi individuati a Padova e a Verona - ha detto il barese Boccia, che corre contro Martina, Zingaretti, Giachetti, Saladino e Corallo - ma so di circoli in cui l’avviso è arrivato via Facebook".

Allora Rovigo lo faccio diventare un caso emblematico da cui partire per ricostruire il partito democratico. E chi perde queste primarie dovrebbe fare un giuramento d’onore, di rimanere nel partito qualsiasi sia il risultato”.
Rovigo per Boccia è stato un plebiscito, che lo ha fatto balzare a livello nazionale al 4%.
“E’ un ricorso infondato”, dice a chiare lettere Nadia Romeo.