IL CASO
Ucciso al parco, indagine in Egitto
La Procura di Busto potrebbe chiedere la collaborazione del Cairo
Proprio perché allo stato non esiste una pista più convincente di un’altra, per cercare di risolvere il mistero della morte di Magdy Atalla Beshay, l’egiziano di 47 anni ucciso a coltellate nel parco del Lura, la Procura di Busto Arsizio potrebbe chiedere la collaborazione del Cairo. L’obiettivo è quello di scavare quanto più a fondo possibile nel passato di un uomo che pare non c’entrasse nulla con le dinamiche del mondo dello spaccio che nei parchi del saronnese hanno già fatto diversi morti ammazzati, ma che invece prima del suo arrivo in Italia era stato bersaglio di minacce e di un vero e proprio attentato a causa della sua religione.
Come tutta la sua famiglia, Beshay era cristiano copto ortodosso, e come tutti i cristiani ortodossi in Egitto non aveva vita facile. Lo scorso anno estremisti musulmani avevano organizzato un attentato contro il suo negozio di elettrodomestici, dopo l’attentato erano arrivate le minacce. Proprio per questo aveva deciso di lasciare il suo paese e con la moglie era arrivato in Italia, dove sette mesi fa aveva ottenuto lo status di rifugiato per motivi umanitari. Martedì 17 la tragedia. Il corpo senza vita dell’egiziano è stato notato verso le 22.20, l’indagine condotta dai carabinieri della compagnia di Saronno e coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe D’Amico e del sostituto procuratore Rosaria Stagnaro ha considerato tutte le ipotesi possibili. Ma fin da subito il caso si è dimostrato complicato. Beshay non aveva nulla a che fare né con la droga né con la criminalità più o meno organizzata. Difficile immaginare che sia stato ucciso per uno scambio di persona (ma neanche questa ipotesi è stata esclusa), di certo scava e scava nel passato della vittima sono emersi i guai che aveva avuto a causa della sua religione. Interrogata tramite un interprete, la moglie avrebbe confermato che Beshay aveva deciso di lasciare l’Egitto proprio per ricominciare una nuova vita in Italia. Da qui quindi la necessità di ulteriori approfondimenti: buona parte della storia dell’egiziano è scritta negli atti che gli hanno permesso di ottenere lo status di rifugiato, ma presto la Procura di Busto potrebbe aver bisogno di ulteriori accertamenti in Egitto.
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