Parlamento
Di Maio-Salvini alla conta, si profila ticket Bongiorno-Fraccaro
Alla Camera Fraccaro candidato ufficiale M5s. Al Senato Berlusconi dice no ultima mediazione: Fi vota solo Romani
Roma, 24 mar. (askanews) - Giornata (probabilmnte già mattinata) decisiva per i nuovi presidenti delle Camere. Luigi Di Maio e Matteo Salvini, dopo un ultimo tentativo notturno in extremis andato a vuoto di tenere insieme l'unità del centrodestra offrendo a Silvio Berlusconi la possibiaità di indicare per la presidenza del Senato il nome di un senatore Fi diverso da Paolo Romani da lui scelto e da Annamaria Bernini indicata e votata da Salvini e dalla Lega nella seconda votazione di ieri, hanno rotto nella tarda serata gli indugi. E hanno deciso di andare insieme (e Salvini in autonomia da Forza Italia) alla conta su nomi da loro due indicati, in forza di un asse M5s-Lega sulla carta in grado di eleggere già questa mattina da solo i presidenti delle Camere. (E di avere da stasera i numeri da portare al Quirinale subito dopo Pasqua per una nuova maggioranza di Governo).
Nel patto di ferro Di Maio-Salvini che sulle presidenze delle Camere ha mandato in frantumi alla prima prova la coalizione di centrodestra Lega-Forza Italia-Fratelli d'Italia vincitrice delle elezioni del 4 marzo nella gara dei seggi uninominali, l'indicazione del nuovo presidente della Camera è spettata a Di Maio. Questa mattina alle 9 l'assemblea dei gruppi di Camera e Senato è chiamata quindi a ratificare l'indicazione della candidatura di Riccardo Fraccaro a nuovo presidente della Camera, preannunciata nella notte dai nuovi capigruppo M5s. "Riccardo Fraccaro è il candidato ufficiale del Movimento 5 stelle per la presidenza della camera dei deputati", hanno reso noto in una dichiarazione congiunta poco dopo la mezzanotte il presidente dei senatori M5s Danilo Toninelli e la presidente dei deputati Giulia Grillo. Presentando così il nome del segretario di presidenza nella scorsa legislatura e fedelissimo di Luigi Di Maio con il quale è stato co-protagonista nell'ufficio di presidenza targato Boldrini della battaglia persa per un soffio per l' abolizione dei vitalizi con un semplice tratto di penna senza ricorso alle lungaggini di legge.
Fraccaro, forse già da stamani, può contare con certezza anche sui voti dei deputati leghisti, al netto di franchi tiratori nel segreto dell'urna. "Vista la disponibilità dei 5stelle a sostenere un candidato del centrodestra alla presidenza del Senato, noi ne appoggeremo uno dei 5stelle alla presidenza camera. Aspettiamo di conoscere i nomi", ha messo nero su bianco Matteo Salvini in una nota diffusa nella tarda serata. Dopo che Luigi Di Maio aveva postato sui social l'ok M5s al Senato a Bernini o altro nome di centrodestra indicato da Salvini (e non necessariamente da Berlusconi). "Per la Presidenza del Senato siamo disponibili a sostenere Anna Maria Bernini o un profilo simile" era stato il suo tweet. Di poco successivo al voto della Lega di Salvini per la senatrice di Forza Italia a palazzo Madama, senza comunicazione preventiva a Berlusconi e al resto del centrodestra.
La possibilità di indicare "un profilo simile" è stata però in poco tempo rifiutata con sdegno da Silvio Berlusconi che non ha voluto riconoscere validità ad intese con un Di Maio che fino all'ultimo ha rifiutato di trattare con lui, riconoscendo voce e titolo al solo Salvini. Agli occhi del Cavaliere sarebbe equivalso a una rinuncia definitiva alla leadership del centrodestra sulle presidenze delle Camere, dopo quella alla premiership all'indomani del sorpasso elettorale della Lega rispetto Fi alle elezioni del 4 marzo. Una retrocessione definitiva nel centrodestra a cui Berlusconi in nottata ha posto un definitivo pollice verso, sancendo il divorzio da Matteo Salvini. "Il Presidente Silvio Berlusconi ha ringraziato la senatrice Anna Maria Bernini per la nobilissima e generosa decisione di rinunciare alla candidature alla Presidenza del Senato avanzata da forze politiche alternative a Forza Italia. La candidatura di Forza Italia - è scritto in una nota notturna diffusa da palazzo Grazioli - rimane quella di Paolo Romani, scelta concordemente tra i tre leader del centro-destra e confermata da ultimo ieri sera nella riunione dei capigruppo di tutte le forze politiche presenti in Parlamento".
L'indicazione del nome che a questo punto di sicuro Lega e M5s voteranno oggi a palazzo Madama è attesa a breve da parte di Matteo Salvini. Quello di Giulia Biongiorno è tornato a prendere quota nella notte, in grado probabilmente di prendere i voti almeno anche dei senatori di Fdi di Giorgia Meloni. L'avvocata storica dell'assoluzione di Giulio Andreotti nel processo per l'omicidio Pecorelli e di Raffaele Sollecito in quello per l'omicidio Meredith è infatti già stata parlamentare della destra due legislature fa, quando fu eletta alla Camera nelle file di An di Gianfranco Fini, diventando presidente della commissione Giustizia.
Il ticket Bongiorno-Fraccaro, se confermato, forte dell'asse Di Maio-Salvini può portare già stamani all'elezione dei nuovi presidenti del Parlamento. Alla Camera dal quarto scrutinio, che a Montercitorio inizia alle 10,30, in poi per essere eletti serve la maggioranza assoluta dei votanti, fra i quali si computano anche le schede bianche. Cinque Stelle e Lega da sole dispongono di 351 deputati (227 pentaellati e 124 leghisti) su 630, ampiamente superiore ai 315 necessari per l'elezione. Se si aggiungessero loro i voti per Fraccaro di altri gruppi (Fdi conta 31 deputati, LeU 14, Fi 106, il Pd 112) il margine di sicurezza crescerebbe ancora. Saranno dunque ancora una volta Di Maio e Salvini insieme a decidere se votare ed eleggere Fraccaro già stamani o attendere il pomeriggio, anche sulla base del grado di consenso che sarò riscontrato dalla candidatura. E, soprattutto, da come andranno le cose al Senato.
A palazzo Madama infatti il nome del nuovo presidente del Senato deve essere votato per forza già stamani alle 10,30, se non altro perchè il ballotaggio definitivo eventualmente in programma nel pomeriggio è limitato ai due candidati più votati
stamani. Per essere eletti già nella terza votazione che inizia fra qualche ora bisogna raggiungere la maggioranza assoluta dei votanti, comprensivi le schede bianche. Se tutti e 314 i senatori aventi diritto esprimeranno il loro voto a Giulia Bongiorno o ad altro nome indicato da Matteo Salvini serviranno 157 voti. Lega e Cinque Stelle ne dispongono di una dozzina in più: 170 (112 pentastellati e 58 leghisti). Cui potrebbero aggiungersi ancora almeno 16 senatori Fdi. Più difficilmente invece diranno sì alla scelta di Salvini i 54 senatori Pd e i 4 di Leu. Difficilmente non la sessantina di senatori Fi-Nci-Udc a cui Berlusconi ha chiesto stanotte di votare ancora Paolo Romani. Ma che Salvini, prima di indicare ufficialmente prima a Di Maio ed M5s e poi agli altri gruppi il nome di Bongiorno o di un altro, vuole fino all'ultimo provare a recuperare.
E' dunque possibile, per non dire probabile, che l'asse di ferro Di Maio-Salvini porti già stamani a eleggere i nuovi presidenti delle Camere senza nemmeno ricorrere a quel ballotaggio a cui nelle ultime legislature a palazzo Madama si è spesso arrivati. Dal voto che fece prevalere Grasso sulla rielezione di Schifani nella scorsa legislatura fino alla storica sfida al cardiopalma con Giulio Andreotti che portò Franco Marini all'elezione di misura nel 2008. Una conta all'ultimo voto di cui la falange Di Maio-Salvini potrebbe oggi non avere alcun biosogno.
Entro stasera sarà eletto con certezza, al più tardi al quarto voto nel pomeriggio se non già stamani al terzo in programma alle 10,30, il nuovo presidente del Senato. Nel voto di stamani servono 161 voti. Se n
Comunicato stampa
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