SENZA CONFINI
Don Viniero, prete frontaliere
Per dire messa parte dagli alpeggi di Armio e arriva al paesino ticinese di Indemini
Un prete frontaliere. Fa sorridere pensare che esiste una categoria di frontalieri mai attaccati dalla polemica politica, sottaciuti o persino sconosciuti sia ad italiani che a svizzeri.
Si tratta di sacerdoti italiani che attraversano il confine per celebrare le messe in piccole chiesette di paesi rurali, di montagna.
Sono davvero in pochi tra Lombardia e Piemonte e uno esiste anche nel Luinese, a Maccagno con Pino e Veddasca: si tratta di don Viniero Roncarati, quasi 60 anni di sacerdozio alle spalle, che cura spiritualmente le frazioni della Veddasca e il paesino ticinese di Indemini.
Il Don che passa la frontiera è molto apprezzato dai valligiani, così come è apprezzato dalla comunità di Maccagno con Pino e Veddasca.
Ogni sabato lo attendono fuori dalla chiesa di San Bartolomeo, appena passato l’ex valico doganale oggi individuabile solo per le grandi caserme della Guardia di Finanza in stato di abbandono.
Si sente solo il silenzio delle valli interrotto ogni tanto da qualche campanaccio di animali ancora al pascolo mentre alla spicciolata arrivano i fedeli.
«Parla molto schietto - dicono gli svizzeri in attesa fuori dal luogo religioso - si fa ben capire e parla di cose che conosciamo, reali, di tutti i giorni».
La comunità ticinese che abbiamo visitato, ha raccontato a Prealpina che questa consuetudine, quella di avere un parroco ad officiare da oltre la frontiera, è cosa che risale agli anni ‘70, mentre don Viniero svolge questo ruolo «affidatomi dalla Curia di Lugano - ha precisato - circa 8 anni fa».
Non dice solo messa, celebra anche importanti feste negli alpeggi alle quali partecipano numerose persone provenienti dal resto del Ticino. Insomma, prima che fosse stilato ogni tipo di accordo di imposizione dei frontalieri tra Italia e Svizzera (1974), una convenzione verbale tra il vescovo di Lugano e la Chiesa di Veddasca prima, di Maccagno con Pino e Veddasca ora, ha precorso i tempi sul tema della fede.
«Ci rende orgogliosi poter fare la nostra parte da questo punto di vista - ha detto il sindaco di Maccagno, Fabio Passera - perché proprio il tema della fede si aggiunge ai capitoli di collaborazione già da tempo posti in essere tra il nostro territorio ed il Comune di Gambarogno. Penso all’acqua, alla navigazione, al turismo, e da tempo anche a questo aspetto spirituale».
La domanda che in diversi hanno fatto è: «Perché un prete italiano deve servire messa in Svizzera?»
La motivazione potrebbe risiedere nella distanza che dovrebbero coprire i sacerdoti dal Gambarogno o, peggio, dall’area del Luganese. Don Viniero attraversa invece queste valli seduto sul suo fuoristrada partendo da Armio, cioè dalla sua residenza, senza timore alcuno. Guidato dalla fede che, con qualunque meteo, inclusa la neve d’inverno, non fermeranno la sua volontà di celebrare messa.
Sulla differenza di tipo liturgico tra i due paesi, lo stesso Don ci scherza sopra, dicendo che queste sono minime e che forse non usa far dire tutti i Kyrie Eleison finali. «Forse - dice sorridendo don Viniero - gli svizzeri hanno meno peccati da farsi perdonare». Queste forme di collaborazione, di certo, sono a bassa densità, non raggiungono i livelli di “rumore” delle polemiche sui frontalieri. Ma rappresentano antiche forme di collaborazione, e non sono le uniche a queste latitudini, per le quali non esistono muri o confini politici.
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