L’ALLARME
«Spacciano alla luce del sole»
Droga e risse in stazione: i residenti non ce la fanno più
Allarme sicurezza in piazza Giovanni XXIII. Basta scorrere le cronache degli ultimi mesi per rendersi conto che l’area della stazione è più simile a un ring che alla porta d’ingresso della città.
In sintesi, ecco gli ultimi episodi accaduti.
Domenica 10 giugno: maxirissa tra due uomini dell’Est e tre sudamericani, tutti e cinque denunciati.
Il motivo? A uno dei contendenti dava fastidio il fumo di un altro.
Mercoledì 9 maggio: tre marocchini vengono denunciati dopo l’intervento della polizia locale che riesce a sedare la rissa. Alla base di tutto, anche in questo caso, futili motivi ed eccesso alcolico.
Venerdì 13 aprile: due adolescenti litigano, si mettono le mani addosso, cominciano a prendersi a bottigliate. Uno dei due fugge e viene inseguito da un agente della polizia locale. Il diciassettenne reagisce ferendo pure lui e si becca una denuncia.
Mercoledì 14 marzo: litigio in piazza in cui sono coinvolte diverse persone, ha la peggio un trentenne straniero che viene curato sul posto dai sanitari della Croce Rossa.
Di fronte a questa escalation, residenti e commercianti non ce la fanno più.
Si fa loro portavoce Filiberto Zago che abita in zona stazione da quando è nato. Prima stava in via Beccaria, ora in corso XXV Aprile. Il suo è un osservatorio diretto. Scende da casa per andare al lavoro, per incontrarsi con gli amici, per fare la spesa. E che cosa vede intorno?
Allarga le braccia: «Qui è sempre peggio». E sussurra: «Spacciano alla luce del sole».
Lui che è stato candidato al consiglio comunale nella lista di Sinistra Italiana, cerca di suggerire qualche piccolo correttivo per far sì che l’area di piazza Giovanni XXIII riesca a scrollarsi di dosso la nomina di brutto anatroccolo della città.
«NON CREIAMO GHETTI»
La ricetta di Zago va nella direzione opposta a quella del sindaco Andrea Cassani.
«Se gli episodi di inciviltà - dice - riguardano in larga parte gli stranieri, bisogna cercare di non isolarli, di non farli sentire in un ghetto. Per la maggior parte sono anch’essi cittadini gallaratesi. In quanto tali vanno trattati, non con diffidenza e sospetto. Ritengo un grossissimo errore quello di aver chiuso la consulta degli stranieri. Era un’occasione per poter parlare con loro e per risolvere insieme a loro queste problematiche».
Il punto di vista di questa amministrazione è di segno ben diverso, essendo a forte trazione leghista ma Zago fa presente che, nella sua logica, «non è la chiusura a creare più sicurezza ma la capacità di sapere dialogare con l’altro».
In poche parole «se noi facciamo muro contro muro, non possono che essere quelli che vediamo tutti i giorni i risultati».
La zona della stazione diventa il crogiolo di queste contraddizioni e la violenza è lo sbocco naturale di chi si sente emarginato.
SERVONO NUOVI EVENTI
La tesi di Zago, naturalmente, si presta a essere contestata, soprattutto in un quadro come quello attuale dove (le elezioni lo hanno confermato) c’è una forte prevalenza di centrodestra – in particolare leghista – nella maggior parte delle città della provincia di Varese e Gallarate non fa eccezione.
Ma il cittadino che è poi confluito in Liberi e Uguali lancia un altro segnale, sul quale la provenienza politica non dovrebbe dividere.
Rilancia, infatti, un messaggio che è stato avanzato dallo stesso sindaco Andrea Cassani e dal consigliere di Fratelli d’Italia Giuseppe De Bernardi Martignoni, cioè la rivitalizzazione della piazza.
«Portiamo eventi qui, organizziamo dei mercatini o qualcosa che faccia venire la gente in quest’area a due passi dal centro. Finché facciamo finta di niente, finché consideriamo la stazione come un territorio lasciato a se stesso, non vedremo mai dei miglioramenti. Bisogna avere il coraggio di crederci e investire perché questo è il biglietto da visita della città».
Sono passate tante amministrazioni – di diversi colori – tutti hanno promesso ma piazza Giovanni XXIII rimane sempre com’è.
C’ERA UNA VOLTA L’ESERCITO
Sul finire degli Anni Novanta c’era la piaga della droga, tanto che l’allora sindaco Angelo Luini chiamò l’Esercito per ripulire l’area. Quella era un provocazione, ma dimostrava l’esistenza di un’emergenza forte da combattere. Sono passati anni e, dopo un periodo piuttosto lungo di calma in cui può avere avuto un ruolo decisivo l’arrivo di Exodus, ora si è tornati molto vicini a quell’epoca non certo indimenticabile.
Lo spaccio, purtroppo, è attività quotidiana. Lo segnalano gli stessi commercianti che affacciano i loro negozi sulla piazza e vedono strani giri tra gente che arriva e se ne va.
I residenti hanno paura a scendere dal palazzo di sera per non imbattersi in tipi poco raccomandabili e i servizi predisposti da polizia di Stato e vigili urbani spesso portano all’individuazione di personaggi che proprio fuori dalla stazione trovano il luogo ideale dove vendere la droga.
«Non si può più fare finta di niente», avverte Zago. Che dice: «Venite un giorno qui e vi accorgerete da soli».
AUTO POSTEGGIATE MALE
Al tema della sicurezza, infine, si aggiunge quello della viabilità.
Secondo l’esponente di sinistra troppe auto vengono parcheggiate nelle aree di carico e scarico e corso XXV è molto pericoloso perché le auto provenienti da via XX Settembre-via Borghi svoltano dove non si potrebbe e rischiano di investire i pedoni.
Insomma, tutto il quadrilatero attorno alla stazione andrebbe ripensato per dare più vivibilità alla piazza e migliore viabilità. D’altronde questa era una delle promesse elettorali ma a Gallarate, al di là delle panchine tolte in piazza Risorgimento e in piazza Libertà, non è che si sia visto un granché in questi due anni di amministrazione Cassani (il 19 giugno ricorre l’anniversario della sua elezione). Ma ce ne sono ancora tre. E il sindaco potrebbe stupire tutti con effetti speciali.
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