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Il Papa modifica il Catechismo per escludere la pena di morte
Sinora era ammesso "quando fosse l'univa via praticabile"
Città del Vaticano, 2 ago. (askanews) - Papa Francesco dispone, come aveva preannunciato, la modifica del Catechismo della Chiesa cattolica per definire sempre inammissibile il ricorso alla pena di morte.
La sala stampa vaticana rende infatti noto che il Papa in un'udienza concessa l'11 maggio al Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Franciso Ladaria, ha approvato una nuova redazione del numero 2267 del Catechismo della Chiesa Cattolica.
Questo il nuovo testo: "Per molto tempo il ricorso alla pena di morte da parte della legittima autorità, dopo un processo regolare, fu ritenuta una risposta adeguata alla gravità di alcuni delitti e un mezzo accettabile, anche se estremo, per la tutela del bene comune. Oggi è sempre più viva la consapevolezza che la dignità della persona non viene perduta neanche dopo aver commesso crimini gravissimi. Inoltre, si è diffusa una nuova comprensione del senso delle sanzioni penali da parte dello Stato. Infine, sono stati messi a punto sistemi di detenzione più efficaci, che garantiscono la doverosa difesa dei cittadini, ma, allo stesso tempo, non tolgono al reo in modo definitivo la possibilità di redimersi. Pertanto la Chiesa insegna, alla luce del Vangelo, che 'la pena di morte è inammissibile perché attenta all'inviolabilità e dignità della persona'" - frase pronunciata dallo stesso Pontefice argentino nel discorso ai partecipanti all'incontro promosso dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione dell'11 ottobre 2017), "e - prosegue il nuovo catechsimo - si impegna con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo".
Questo il vecchio testo, ormai emendato: "L'insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell'identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l'unica via praticabile per difendere efficacemente dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani. Se, invece, i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere dall'aggressore e per proteggere la sicurezza delle persone, l'autorità si limiterà a questi mezzi, poiché essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana. Oggi, infatti, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente il crimine rendendo inoffensivo colui che l'ha commesso, senza togliergli definitivamente la possibilità di redimersi, i casi di assoluta necessità di soppressione del reo 'sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti'".
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