LA SCOPERTA
Indagato per concussione. Era pedofilo
Imprenditore di 67 anni aveva adescato un quattordicenne: scoperto con le intercettazioni di un’altra inchiesta
Nel registro degli indagati era finito per concussione: secondo la guardia di finanza, coordinata dal pubblico ministero Luigi Furno, l’imprenditore sessantasettenne avrebbe tentato di oliare un pubblico ufficiale per sistemare le magagne della sua attività.
Il procedimento non è stato ancora definito, ma dal lavoro degli inquirenti nel frattempo è emerso ben altro.
L’insospettabile bustese, sposato e padre di famiglia, aveva un vizietto. Quello di frequentare ragazzini.
Pm e Fiamme gialle lo hanno scoperto sequestrandogli i cellulari, nei quali le prove abbondavano inequivocabilmente. E ora il gup di Milano - tribunale al quale è passato il fascicolo per competenza funzionale - lo ha rinviato a giudizio con la pesantissima accusa di prostituzione minorile.
L’avvocato Andrea Febbraro nei giorni scorsi ha depositato la nomina per la costituzione di parte civile.
Al centro della vicenda, uno studente quattordicenne.
INCONTRI CON UN QUATTORDICENNE
Il giovane, va detto, non ha mai puntato il dito contro l’uomo, gli incontri che i due ebbero non furono frutto di trappole o ricatti.
Ma la legge è chiara e non prevede che un ragazzo di quell’età possa prestare consensi.
I fatti risalgono al 2016, un periodo di evoluzione e fragilità dello studente, dominato dalla confusione. Confusione di genere, poiché non riusciva a capire quale fosse il suo orientamento sessuale.
Per scoprirlo era necessario sperimentare. Ma come? E con chi? Gli venne una pessima idea.
CONOSCENZA SUL WEB
Scaricò sullo smartphone alcune applicazioni dedicate all’universo gay e si iscrisse spacciandosi per un diciottenne in cerca di avventure.
Il primo a rispondere fu un quarantenne, con cui il ragazzino prese appuntamento via chat. Ma quando l’uomo si trovò davanti un adolescente efebico, poco più che bambino, capì che diciottenne non era e se ne guardò bene dall’avere rapporti con lui.
Il giovane continuò la sua esplorazione e in chat apparve l’imprenditore, al quale raccontò i suoi dubbi.
«Sono sposato, ho una buona posizione, ho la Porsche, un figlio grande. Potrei essere tuo padre, questo genere di scoperte falle con me che sono un tipo fidato».
Questa la sintesi dei messaggi che il sessantasettenne gli inviò. E fu così che i due si misero d’accordo per un tete à tete.
SESSO A PAGAMENTO
L’uomo portò il ragazzo in un appartamento sfitto e gli dette 100 euro in cambio di un rapporto completo. Ci fu poi un secondo incontro, concluso con un’altra mancetta da 100 euro.
Nel mezzo l’indagato inviò parecchi messaggi al ragazzino, scritti in un linguaggio triviale ed esplicito, corredati da autoscatti e ordini da eseguire.
«Io sono il padrone», gli diceva. Alla terza richiesta di rendez-vous però lo studente gli disse basta.
«Mi sono fidanzato con una ragazza», gli spiegò.
E da quel momento l’imprenditore sparì nel nulla. Nessun tentativo di approccio, nessuna chat.
Certo non pensava che prima o poi la sua passione segreta per gli adolescenti venisse a galla.
Non lo pensava neppure la vittima, che ora sta seguendo un percorso psicologico.
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