Manovra
Manovra,De Nardis: Cosa succederebbe se Upb bocciasse Def Governo?
L'economista a Inpiù: E' già successo con ministro Padoan e...
Roma, 8 ott. (askanews) - Cosa succederebbe se l'Ufficio Parlamentare di Bilancio non validasse le previsioni macroeconomiche del Governo? Esiste un precedente, quello del ministro Padoan nel 2016 che, pur non cambiando la Nadef non validata da tale organismo, successivamente spiegò al Parlamento le sue ragioni e comunque modificò le ipotesi di manovra inviate alla Commissione Ue. A ricordare l'episodio è l'economista Sergio De Nardis - che in passato tra l'altro è stato direttore dell'Unità Macroeconomia dell'Isae, dirigente presso il Centro Studi Confindustria e l'Istat - in un commento per Inpiù.
Per capire la delicatezza di questo passaggio occorre fare alcune premesse. "Nella dialettica in atto con la Commissione - spiega De Nardis - un passaggio essenziale è la cosiddetta bollinatura delle previsioni del Nadef da parte del fiscal council italiano, l'Ufficio parlamentare di bilancio (Upb). Istituito con legge di valenza costituzionale nel quadro della normativa europea, l'Upb ha infatti il compito di validare le previsioni macroeconomiche del governo per evitare che stime ottimistiche sull'evoluzione dell'economia inficino l'attendibilità delle proiezioni sui conti pubblici. Nel caso Nadef, l'orizzonte di validazione riguarda il biennio oggetto del Documento programmatico di bilancio (Dpb) che il governo invierà alla Commissione a metà ottobre, vale a dire il 2018-19. L'Upb - prosegue l'economista - ha già esaminato e validato positivamente, dopo aver richiesto dei cambiamenti, il quadro tendenziale Nadef 2018-19. Il completamento dell'esercizio di bollinatura concerne dunque la sola previsione programmatica 2019 (il 2018 è uguale nei due scenari). In sostanza, l'Upb deve verificare se è credibile che le misure di bilancio programmate, che ampliano il deficit/PIL del 2019 di 1,2 punti rispetto al quadro tendenziale (dall'1,2 al 2,4% del PIL) determino come afferma il governo: a) un aumento del tasso di crescita del PIL 2019 di 0,6 punti all'1,5% (dallo 0,9 tendenziale); b) una diminuzione dell'inflazione (deflatore del PIL), per la disattivazione dell'IVA, di 0,2 punti all'1,6% (dall'1,8 tendenziale). Si noti che l'Upb deve attentamente valutare sia le ipotesi di crescita che di inflazione, perché la variabile rilevante per la finanza pubblica è il PIL nominale. Si tratta di un esercizio di verifica puntuale della previsione governativa condotto con una varietà di strumenti (4 previsioni) che si gioca spesso sul filo dei decimali sulla base di abbozzi di manovra ancora scarni e schematici".
Cosa succederebbe dunque se l'Upb non giudicasse accettabile la previsione programmatica e, quindi, non la validasse? "In questo caso - spiega De Nardis - il Ministro Tria sarebbe tenuto a conformarsi alle richieste di modifica del quadro macro, oppure, se decidesse di non adeguarsi, dovrebbe spiegare alle commissioni parlamentari in modo circostanziato le motivazioni della non adesione alle indicazioni Upb. Si rammenta che questo evento si è già verificato col Ministro Padoan (settembre 2016). In quell'occasione - ricorda l'economista - il Ministro non cambiò la Nadef non validata dall'Upb spiegando i motivi, ma superò poi il contrasto di valutazione con il fiscal council modificando le ipotesi di manovra nel Dpb inviato alla Commissione in ottobre. Una previsione macroeconomica che arrivasse alla Commissione senza la bollinatura dell'Upb costituirebbe un elemento di debolezza della credibilità del programma di bilancio del governo, implicando u n rischio di inattendibilità degli obiettivi già fuori linea di deficit e debito pubblico. E' incerto quanto tutto ciò potrebbe incidere nel quadro già deteriorato e di aperta contestazione da parte del governo italiano delle regole e procedure europee".
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