Fratelli d’Italia ha chiesto un supplemento di verifica sulla ripartizione interna al centrodestra relativa ai collegi. Ieri a Roma una lunga e intensa rimeditazione. Per ora lo schema per cui i seggi maggioritari del Molise – a FdI, Forza Italia e quarta gamba – non è stato ritoccato. Ma qualcosa potrebbe cambiare «nel rispetto di equilibri nazionali», spiega la coordinatrice degli azzurri Annaelsa Tartaglione. Oggi il lavoro prosegue, in attesa del ritorno di Berlusconi da Bruxelles.
Intanto, in Molise è scoppiato il caso ‘Popolari per l’Italia’. La formazione dell’ex ministro Mauro guidata in regione da Vincenzo Niro ha fatto da catalizzatore dei moderati in queste settimane. Nella sede termolese del partito è stata raggiunta l’intesa – tra gli altri anche con Rialzati Molise di Cotugno – sul nome del presidente del Tribunale Di Giacomo per le regionali.
Quelli che circolano per le politiche però – Iorio al Senato, la Camera se la contendono Nunzio Luciano, la stessa Tartaglione e Di Sandro – sono “indigeribili” per i centristi che hanno firmato il patto a Termoli. Niro, ma anche altri come Rosario De Matteis, si sono fatti sentire a Roma.
A rischio l’alleanza per le regionali? Annaelsa Tartaglione smentisce che sia così. «Ho sentito ieri sera (domenica sera, ndr) il senatore Mauro e mi ha detto che nulla è in discussione, confermando quindi l’alleanza per le politiche e le regionali». Spiega che la ripartizione dei collegi è stata decisa in base alle percentuali nazionali. Dunque, gli azzurri in Molise rinunciano a qualcosa visto che i sondaggi danno Fi al 20%. Certo, al Senato è proprio Forza Italia a giocarsi una seconda chance: se il centrodestra vince nel collegio presumibilmente il senatore eletto col proporzionale sarà azzurro. Pesano le rivendicazioni personali. «Io le ho indicate a Roma, alla fine – sottolinea Tartaglione – decide Berlusconi. Quindi non capisco tutto questo fermento, perché non dipende da me. Io sono tranquilla, perché gli altri si agitano?».
Tutto è iniziato con la fine dell’idillio politico fra lei e l’eurodeputato Patriciello. Motivo del contendere, il collegio di Isernia per la Camera: in molti considerano Tartaglione candidata perché la vuole in campo Berlusconi, Patriciello ha indicato Mario Pietracupa. E le tensioni si sono riaccese. A Patriciello sono tornati a rinfacciare l’appoggio a Frattura (ipotizzando che lo manterrà anche in futuro), a Tartaglione l’aver riproposto lo schema del centrodestra di Iorio (sua l’operazione che porterà alla candidatura dell’ex governatore per poi convergere tutti su Di Giacomo).
Ora, il carico con il fronte Popolari per l’Italia. «Se Annaelsa Tartaglione ha parlato direttamente con Mauro – replica Niro alla smentita – ne prendo atto. Io non ne so nulla, Mauro non mi ha parlato di un colloquio. Comunque, se la coordinatrice di Fi ritiene che gli accordi nazionali siano stati rispettati non ha nulla da temere. Ne parliamo il 5 marzo…». Nel 2017 Mauro passò nel gruppo di Forza Italia e diede manforte a Berlusconi nel periodo in cui si discuteva la legge elettorale in Commissione. C’è un accordo federativo. Rispettato, secondo FI. «Io registro – controbatte Niro – una mancanza di confronto e condivisione di percorsi che mi lasciano presupporre che chi è più forte mostra i muscoli e dice: si fa quel che dico io. Il centrodestra lo lasciai per questo motivo». Infine, un aneddoto. «Ad Annaelsa, apprezzando comunque il lavoro che sta facendo per la coalizione, offro una metafora che ci raccontava De Mita. Una persona importante, un politico di peso, deve comprare il giornale assolutamente per leggere una notizia. Ma gli mancano 20 centesimi. L’edicolante non gli fa credito. Lui chiede a un passante i centesimi che gli mancano, mentre l’uomo glieli sta per consegnare gli dice: però il giornale lo leggo prima io. Ma come, si inalbera il personaggio, io ho tre quarti della cifra e il giornale lo legge prima lei? Beh, è la risposta del passante, io non ho esigenza di leggere il giornale, ma lei senza di me non riuscirà a leggerlo di sicuro…».

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