Altra pakistana chiede aiuto contro nozze combinate

Dopo la 18enne portata in una struttura protetta, una 20enne che ha appena ottenuto la maturità chiede aiuto di un lavoro per non tornare da cugino-marito.

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    (red.) La ragazza neo 18enne pakistana residente e cresciuta a Brescia e che è stata allontanata dalla famiglia e messa sotto protezione in una struttura perché si sarebbe ribellata a un matrimonio combinato non sarebbe l’unico episodio del genere in provincia. Come segnala il Giornale di Brescia che ha dato notizia della 18enne, c’è anche una 20enne pakistana nella stessa condizione. La giovane abita con la famiglia nella bassa bresciana e nelle settimane precedenti al 14 luglio ha ottenuto la maturità in una scuola superiore. E proprio in questo ambiente ha avuto il coraggio di denunciare agli insegnanti e alle amiche, chiedendo loro aiuto, per il fatto che il padre avrebbe voluto rimandarla in Pakistan.

    Qui, a Islamabad, infatti, la 20enne, senza poter opporsi, è già stata imposta come sposa a un cugino, ma con lui non ha mai vissuto nel Paese asiatico. La ragazza, esattamente come la 18enne connazionale che sarebbe stata promessa sposa in un matrimonio combinato da celebrare in estate, ha uno stile di vita occidentale vestendosi in jeans e maglietta, ma per rispetto spesso indossa anche gli abiti tipici della religione. Ora, con gli studi conclusi e la difficoltà economica di iscriversi all’università, teme che il suo futuro possa essere accanto al parente-marito imposto dal padre. Per questo motivo la 20enne, che ha cittadinanza italiana, si sta facendo aiutare dalle stesse amiche e dagli insegnanti a trovare un lavoro.

    In questo modo potrebbe dimostrare di potersi mantenere insieme alla famiglia e quindi di non poter recarsi in Pakistan proprio per la professione. Una situazione che sembra stia avvenendo con frequenza nel bresciano dopo i casi di Sana Cheema e Hina Saleem. E la necessità di portare, invece, la 18enne in una struttura protetta sarebbe nata proprio per evitare un altro caso Sana, morta uccisa per essersi opposta alle nozze combinate. Nel caso della 18enne la magistratura bresciana sta indagando sul padre. Nel frattempo, dalla Casa delle Donne emerge come nel primo semestre del 2018 siano state circa cinquanta le donne che si sono rivolte ai pronto soccorso degli ospedali dopo le violenze subite. Ma potrebbero essere di più.

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