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Win, cosa ha funzionato nell’organizzazione della visita di Papa Francesco a Molfetta
Papa Francesco a Molfetta (foto Monica Poli)
24 aprile 2018

MOLFETTA - In città non si parla d’altro da giorni e probabilmente la visita di Papa Francesco a Molfetta per onorare la memoria di don Tonino Bello resterà il trend topic tra gli argomenti di discussione in città, dai parrucchieri alle bacheche dei social network ancora per un po’ di tempo. Proviamo, allora, fuori dai toni autocelebrativi degli organizzatori ad analizzare cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato nel modo in cui la città si è preparata allo storico evento. Cominciando dalle cose che ci sono piaciute.

 Il popolo. La partecipazione popolare è stata straordinaria. Non tanto nei numeri. Le spianate ai confini della città per accogliere i bus non si sono riempite come immaginato o sono rimaste vuote. Tra i motivi che hanno scoraggiato la partecipazione: la lunga attesa dalla apertura dei varchi alla messa, l’allarmismo ingiustificato e inutile dei giorni precedenti sulla sicurezza, molta gente non è andata per paura di trovarsi soffocata in code chilometriche, la “macchinosità” dei pass, delle zone rosse, dei 2 mq a persona sui balconi. È stata grande invece compostezza e il calore dell’accoglienza del popolo. File ordinate ai varchi per i controlli rimasti aperti anche dopo l’orario previsto, paziente attesa nei settori assegnati (utilissimi gli sgabelli di cartone consigliati e acquistabili dalle parrocchie) nonostante il grande caldo, colorato e festante il benvenuto riservato al Papa, palloncini, magliette, striscioni tutti hanno voluto personalizzare il proprio saluto. Encomiabile la generosità dei volontari che hanno fatto i servizi di accoglienza e soccorso, associazioni su cui sempre la città sa di poter contare.

La diocesi. Intanto merita subito un grande ringraziamento il nostro Vescovo Domenico Cornacchia che ha invitato il Papa a Molfetta. La figura di don Tonino è stata scomoda anche per chi gli è succeduto. La tentazione del paragone ricade spesso nei giudizi sull’operato del capo della chiesa locale. Ma l’elevarsi della figura di don Tonino verso la santità, per i credenti e il mito per i laici, non porta ormai più nessuno a fare confronti. Don Domenico lavora sulla sua pastorale e sulla comunità senza questo peso. La diocesi era anche l’anello di collegamento tra la macchina organizzativa comunale, la Prefettura, il Vaticano. Non è rimasta schiacciata. Anzi ha saputo governare e mediare. Le parrocchie sono state il front office che ha funzionato meglio. Anche la gestione della sala stampa e della comunicazione nella giornata della visita sono state impeccabili. 

 La città in festa. Le più belle sono state le bandiere della pace, forse il segno più visibile lasciato da don Tonino nella nostra città da quella lontana marcia a Sarajevo. I cittadini le custodiscono e esibiscono quando spirano venti di guerra nel mondo. Per una Puglia arca di pace, citazione che anche il Papa ha richiamato. Lodevole anche l’iniziativa di Molfetta in Centro, associazione di commercianti di Corso Umberto, bellissime le vetrine con le citazioni e i disegni realizzati da Qbo Interiordesig, meno i festoni (perché non utilizzare questa creatività e unione per fare del Corso una galleria d’arte anche in altri periodi dell’anno?). E che dire di Corso Dante chiuso al traffico e pieno di persone anche di giovedì sera? Nessuno ha fatto un dramma per i parcheggi o per lasciare auto a casa, perché riservarlo ai grandi eventi o al periodo delle processioni e della festa patronale? Servirebbe un po’ di coraggio degli amministratori e un buon piano della mobilità alternativo. Il secondo c’è. Chissà che in estate almeno il sabato e la domenica non si riesca a tirar fuori il primo.  

 Le citazioni. Quante citazioni di don Tonino comparse in questi giorni. Sulle vetrine, sulle bacheche Facebook, nei comunicati stampa, negli articoli, nei discorsi. C’è stata una impennata di ricerche su Google. Bene, ora andate oltre le solite frasi. Risalite al senso di quelle parole. Leggetevi anche tutto il discorso dal quale sono state estratte. Non trasformatele in frasi da baci perugina. Il loro significato e non la loro poeticità o bellezza rende rivoluzionaria e scomoda la figura di don Tonino non solo nella chiesa. Don Tonino le traduceva in azioni, in questo c’è tutta la sua santità.

 Nel prossimo articolo ci occuperemo di tutte le cose che non hanno funzionato o sono state di cattivo gusto.

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