Domenica 28 Aprile 2024

Matteoli, morto un grande mediatore dal carattere ruvido. Con il cuore a destra

L'ex ministro scomparso a 77 anni in un incidente sull'Aurelia, strada per cui da anni chiedeva più sicurezza

Altero Matteoli (Lapresse)

Altero Matteoli (Lapresse)

Roma, 19 dicembre 2017 - A volte la sorte sa essere ferocemente beffarda. Sullo stesso tratto di strada in cui ha perso la vita ieri, Altero Matteoli era già scampato alla morte in un gravissimo incidente nel 1985. S’era salvato per un pelo, stavolta non ce l’ha fatta. La sua fine ha sconvolto tutti anche per il modo in cui è arrivata: il senatore forzista si recava a Lucca, per una cena elettorale. Forse ha ragione chi dice che la storia della sua vita sta nell’epilogo da cui emerge l’identikit di un politico che non ha mai perso la voglia di fare politica. Ovvero di interessarsi delle questioni che riguardano la comunità. Nel Palazzo, dove entra nel 1983 con l’Msi e resta per nove ininterrotte legislature, si rincorrono non solo i ricordi degli amici anche dei nemici in un cordoglio che, stavolta, sembra meno formale del solito. Camera e Senato sospendono la seduta un minuto, il premier Gentiloni esprime le sue condoglianze, addolorati Berlusconi e Fini, con gli ex colonnelli di quest’ultimo (Gasparri, La Russa, Alemanno, Storace) che non trovano le parole per definire lo sgomento espresso da Brunetta – appena uscita la notizia – in commissione Banche con un’esclamazione accorata: «Oddio!».

L'incidente FOTO / VIDEO

DI CARATTERE un poco ruvido, era apprezzato per una certa schiettezza toscana intessuta di moderazione. A meno che non si parlasse di calcio: juventino sfegatato, durante il consiglio dei ministri che tiene all’indomani della vittoria della Coppa dei campioni del Milan ai danni dei bianconeri nel maggio del 2003, vuole mettere a verbale il suo dissenso per l’applauso che l’allora sottosegretario Gianni Letta chiede di tributare al presidente Berlusconi «dopo l’ affermazione sportiva». Secco Matteoli: «Non sono d’accordo. Prima di essere ministro sono juventino». Diplomatico, invece, in politica tanto che due anni fa – quando furono rinnovate le commissioni in Parlamento – malgrado il Pd puntasse alla sua poltrona, Matteoli viene confermato presidente della commissione Lavori Pubblici del Senato con i voti dei cinquestelle e di un ‘ribelle’ democratico.

VIDEO L'annuncio sgomento di Brunetta in commissione banche

Altero Matteoli, morto su quell'Aurelia per cui voleva più sicurezza

E PENSARE che aveva iniziato in bel altro modo. ‘Figlioccio’ di Beppe Niccolai – storico esponente pisano dell’Msi – la sua avventura politica parte dentro il movimento sociale di Livorno (era nato a Cecina nel 1940) e si caratterizza per certe posizioni estreme che lo portano a scontrarsi con i comunisti in piazza (ne esce con un braccio rotto) e poi a votare Rauti per la segreteria. Dopo le dimissioni di quest’ultimo, Fini lo coopta ai vertici mettendogli in mano la macchina organizzativa del partito di cui diventa uno dei motori. Nel 1994 aderisce ad Alleanza nazionale, è uno degli interlocutori di riferimento del Cavaliere che lo nomina ministro dell’Ambiente, incarico che ricopre anche nei due successivi governi berlusconiani, mentre nel 4° guida il dicastero dei Trasporti (tra l’altro, si batte per realizzare la Tirrenica, il collegamento autostradale tra Livorno e Orbetello) ed è sindaco di Orbetello dal 2006 al 2011. Con Verdini è il protagonista dell’affermazione della destra in Toscana: non male per uno al quale il questore consiglia di non metter piede allo stadio livornese «perché rischi di non uscirne vivo». Malgrado qualche screzio, resta fedele a Fini finché quest’ultimo non rompe con Berlusconi: Matteoli sceglie Silvio. Il resto è cronaca. Anche giudiziaria: assolutamente indigesto il coinvolgimento nell’inchiesta sul Mose per cui viene condannato in primo grado per corruzione. «Non sono un corrotto mai ho ricevuto denaro o favorito qualcuno. Sono sicuro di poter dimostrare la mia innocenza», la frase che ripeteva agli interlocutori.

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