Giovedì 18 Aprile 2024

Elezioni, Salvini: la Lombardia spetta a noi. Ma Berlusconi punta sulla Gelmini

Fontana in bilico. Il leader leghista minaccia: "Stop all'alleanza"

Matteo Salvini (Lapresse)

Matteo Salvini (Lapresse)

Roma, 10 gennaio 2018 - Nessuno ha dubbi che alla fine si metteranno d’accordo, perché troppo alta è la posta in gioco. Per adesso tuttavia volano gli stracci, e nonostante le rassicurazioni di Berlusconi che Maroni non rientra in un fantomatico piano anti Salvini anzi nemmeno diventerà ministro di un futuro governo, nel giro di via Bellerio si continua a pensare che qualche manovra in realtà ci sia stata. Sono sicuri di averla sventata in tempo, costringendo tanto il Cavaliere quanto Maroni alla retromarcia. Contemporaneamente, però, resta aperta la questione più seria: indicare un candidato per la Lombardia ed è qui che il braccio di ferro sembra appena iniziato. Perché Salvini non cede di un millimetro: «Attilio Fontana per noi non si discute. O Berlusconi ci sta oppure mettiamo in conto di rompere su tutti i collegi uninominali». Ma la partita per Berlusconi non è affatto chiusa: ha seri timori – raccontano – che il leghista possa non farcela. Per carità, lo considera, «una brava persona» però gli sono arrivate chiacchiere secondo cui non piacerebbe al mondo imprenditoriale e delle categorie. E se davvero – come si sussurra in certi ambienti – il candidato renziano, Giorgio Gori, potesse contare sull’appoggio di un pezzo di LeU il finale potrebbe non essere tanto scontato, ragiona con i suoi. Con l’aggravante che, per via dell’election day, la posta in palio potrebbe essere il governo del Paese, non solo quello della regione più popolata d’Italia. 

Attesissimi, in quel di Arcore, i sondaggi commissionati alla Ghisleri per vedere chi è più competitivo tra Fontana e Gelmini: oggi o domattina al massimo dovrebbe arrivare il responso. Che, però, il Matteo milanese considera tutt’altro che risolutiva considerando scontato l’esito: in termini di popolarità l’ex ministra è più forte di Fontana. E così, la scelta di sciogliere il nodo puntando anche sulle rilevazioni contribuisce ad avvelenare il clima. In pubblico, però, il Cavaliere sprizza serenità, assicura che si sceglieranno i «nomi migliori» e il centrodestra «vincerà» perché i lombardi continueranno ad appoggiarli. Intanto, tiene aperta la vicenda del Lazio («Gasparri è un ottimo candidato, ma non è deciso) come pare naturale visto che tutto si tiene. La sensazione è che alla fine – nel giro berlusconiano – si darà il via libera al candidato leghista, dopo aver fatto pagare un prezzo salato a Salvini. Con la richiesta di un maggior numero di seggi per Forza Italia che esprimerebbe pure i candidati governatori nel Lazio e in Friuli, e un negoziato oneroso sulle poltrone lombarde.    La mossa di Maroni ha scombinato i pezzi del puzzle. Sicuramente ha spiazzato Salvini che sente odore di complotto, tanto che non solo stoppa qualsiasi ipotesi di una sua ricandidatura in Parlamento, ma chiede la «prova di fedeltà» al leader di Forza Italia. L’altra sera Giancarlo Giorgetti nel faccia a faccia con il Cavaliere a villa San Martino è stato netto. «Non stiamo giocando nel campionato di serie B, dilettanti, ma la Champions league: se vuoi giocarla bene, se invece vuoi giocare con i dilettanti lo fai senza di noi». Berlusconi si è affrettato a dire che no, non ha intenzione di fare niente contro la Lega, escludendo per Maroni «futuri ruoli politici o nel governo», ma è stato creduto fin lì. Né a Salvini è piaciuto l’accenno al superamento solo «degli aspetti inaccettabili» della legge Fornero che per il leader leghista, «va cancellata perché ha rovinato la vita a migliaia di italiani» («sono vittima di campagne squadriste», replica Elsa Fornero). Sospetti, risentimenti e veleni si intrecciano: qualcuno continua a pensare che l’ex delfino di Bossi desideri ritagliarsi un ruolo di «riserva della Repubblica» per il dopo elezioni – spendibile anche in un governo di larghe intese – e nel suo gesto Stefano Parisi legge «un disegno politico di Forza Italia contro la Lega». Addirittura, tra le tante voci che si inseguono, c’è quella della possibile candidatura della storica portavoce di Maroni, Isabella Votino. Rimettiamo la barra a diritta, avverte la Meloni. «Siamo vicini al 40%». Silvio non si accontenta: punta al 45% e ha in mente un super candidato per il governo di centrodestra. Con buona pace di Salvini.