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Carenza medici. Benazzato (Anaao Veneto): “Colpa anche dei tagli regionali fatti con lo slogan dell’efficienza”

Per il segretario regionale dell’Anaao, se ne sono accorti anche Zaia e i Dg, che in questi “hanno improvvisamente iniziato ad autorizzare, tardivamente, centinaia di concorsi per assunzioni nelle aziende sanitarie di medici specializzati di tutte le discipline”. Per Benazzato “un tentativo maldestro di mettere le mani avanti poiché la situazione si sta aggravando sempre più”.

di Endrius Salvalaggio
04 FEB - In questi ultimi giorni sono comparsi oltre 35 articoli nella stampa regionale e locale del Veneto che denunciano la grave carenza di medici specializzati. A lanciare l’allarme, questa volta, sono i Direttori Generali delle AULSS provinciali, quelli di Azienda Zero e lo stesso governatore Luca Zaia. La situazione, infatti, risulta essere molto più grave che nelle altre regioni italiane perché mancano quasi 1.652 medici, di cui 357 vacanti, per soddisfare il requisito del fabbisogno minimo regionale.
 
“Le cause di tutto questo – afferma il Segretario regionale Anaao Veneto, Adriano Benazzato – sono imputabili prevalentemente alla errata programmazione a livello nazionale, ma anche, a mio giudizio, ad una Regione che negli ultimi otto anni ha attuato sul personale sanitario una politica di tagli indiscriminati ed una minimale ed insufficiente programmazione delle assunzioni e delle sostituzioni, quindi una politica improntata al massimo risparmio. E tutto in capo allo slogan dell’efficienza veneta, facendo, però, ora pagare agli stessi veneti le conseguenze di queste scelte errate e poco lungimiranti”.

Una ulteriore causa di questo fenomeno viene riportata in questi giorni da una notizia Ansa: in dieci anni, dal 2005 al 2015, oltre diecimila medici hanno lasciato l'Italia per lavorare all'estero; nello stesso periodo si sono trasferiti anche circa otto mila infermieri. I dati di Anaao Assomed, confermati dalla Commissione europea e dal Rapporto Eurispes-Enpam, dicono che più di 2.000 laureati in Medicina abbandonano l’Italia per frequentare le scuole di specializzazione e/o lavorare negli ospedali all'estero. Un considerevole danno, quindi, anche economico per il Paese poiché la formazione di un medico costa ai contribuenti dello Stato italiano circa 150 mila euro ciascuno.

Chi mette lo stetoscopio in valigia ha un'età che va dai 28 ai 39 anni e la regione da cui emigrano di più è proprio il Veneto, che pertanto vanta anche questo triste primato. Le soluzioni adottate in questi mesi dai Direttori Generali delle aziende per reperire i professionisti sono rappresentate dal ricorso ai medici offerti dalle cooperative e dai liberi professionisti a chiamata, anche in pensione. Sono stati inoltre fatti diversi tentativi, andati a vuoto, per reperire medici all’estero.

“E’ accaduta una cosa incredibile – conclude il Segretario Anaao – il governatore Zaia ed i Direttori Generali delle aziende evidentemente si sono resi conto finalmente della drammaticità della situazione. E solamente in questi ultimi mesi, contrariamente a quanto fatto negli anni scorsi, hanno improvvisamente iniziato ad autorizzare, tardivamente, centinaia di concorsi per assunzioni nelle aziende sanitarie di medici specializzati di tutte le discipline. Questa lor corale, improvvisa ma molto tardiva  denuncia attuata sui media in questi giorni sulla carenza di medici in Veneto, ipotizzando anche possibili interruzioni di pubblico servizio, è sembrata, a mio giudizio, un tentativo maldestro di mettere le mani avanti poiché la situazione si sta aggravando sempre più, di mese in mese. Sino al giugno 2018 infatti, si controlli la rassegna stampa, secondo loro era tutto regolare, non c’era alcun problema e chi come noi lanciava, da anni, gli allarmi in merito veniva tacciato di allarmismo e passibile di denuncia per procurato allarme!”.

Il problema della carenza dei medici, purtroppo, è stato probabilmente sottovalutato sia da parte dei Governi che si sono succeduti nel tempo che dalla nostra stessa regione; ora si deve fare i conti con il fattore tempo, considerato che ci vogliono mediamente più di 10 anni per formare un medico. Altro fattore che avrà probabilmente pesanti ripercussioni sul settore sanità, benché oggi non si possano ipotizzare ancora delle stime credibili, è il provvedimento denominato “Quota 100” che se da un lato offre l’opportunità a molti medici ed infermieri di andare in pensione, dall’altra incide su un organico già decimato.

Endrius Salvalaggio

04 febbraio 2019
© Riproduzione riservata

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