Capitan “Ultimo”, l’uomo che catturò Riina, rinuncia al titolo di cavaliere.

Il presidente della Repubblica ha revocato con un decreto che porta la data del 29 dicembre 2017 l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine “al merito della Repubblica italiana” concessa al colonnello Sergio De Caprio, il “capitano Ultimo” che nel 1993 arrestò Totò Riina. La revoca arriva per espressa rinuncia da parte dell’interessato a meno di un anno dalla nomina: Ultimo, infatti, era diventato Cavaliere con un decreto del 2 giugno 2017.

Ultimo è stato l’ufficiale che, quando era a capo del Crimor, mise materialmente le manette il 15 gennaio 1993 a Riina, morto l’anno scorso. Il suo nome, però, è finito in diversi casi al centro di polemiche: accusato e prosciolto dall’accusa di favoreggiamento nei confronti di Cosa nostra per la ritardata perquisizione del covo di Riina, l’anno scorso – dopo il caso Consip – è stato “restituito” dall’Aise, l’agenzia dei servizi per la sicurezza estera, ai carabinieri.

Il boss dei boss fu arrestato a Palermo il 15 gennaio del 1993. Un mese prima, nel Novarese, i carabinieri avevano arrestato casualmente, per una estorsione, Balduccio Di Maggio, e l’avevano portato nel carcere di Novara, dove si trovavano, tra gli altri, numerosi detenuti per mafia. Di Maggio (che si sarebbe poi rivelato l’ex autista di Totò Riina), temendo di essere riconosciuto e ucciso in carcere perchè nel frattempo era caduto in disgrazia e per questo stava scappando, chiese insistentemente di parlare con l’allora comandante della Regione carabinieri di Torino, generale Francesco Delfino. I due si conoscevano pur senza essersi incontrati perchè Delfino, che qualche anno prima era stato in Sicilia, aveva svolto indagini proprio su Di Maggio. Di Maggio fu quindi subito interrogato dal generale dell’Arma e offrì la sua disponibilità a pentirsi e a far arrestare Riina. Qualche giorno il suo arresto, Di Maggio venne consegnato agli uomini del Ros, comandati dall’allora capitano Ultimo, ai quali indicò la zona nella quale ricordava che abitasse Riina e la famiglia. Dopo qualche giorno di appostamenti, Di Maggio vide passare una Citroen di piccola cilindrata con a bordo due uomini: “Quello al posto del passeggero è Totò Riina”, disse agli uomini del Ros. L’auto fu bloccata, un sottufficiale, nome in codice Arciere, aprì la portiera e fece scendere il boss dei boss, arrestandolo.

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