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ITALIA

Apertura straordinaria del casolare dove fu ucciso

40 anni fa l'uccisione di Peppino Impastato, una vita contro la mafia

Nel maggio del 1984 l'Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, emette una sentenza in cui si riconosce la matrice mafiosa del delitto, attribuito però ad ignoti. Solo nel 2002 il boss Badalamenti viene riconosciuto colpevole e condannato all'ergastolo. Con la trasmissione radiofonica  "Onda pazza a Mafiopoli", Impastato sbeffeggiò mafiosi e politici

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"Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!“. 40 anni fa, nella notte fra l'8 e il 9 maggio del 1978, Peppino Impastato, giornalista, attivista politico, fu assassinato a seguito delle sue numerose denunce contro Cosa Nostra. Dopo aver rotto con la famiglia - che annoverava tra i suoi membri alcuni mafiosi - Impastato nel 1965 fonda il giornalino "L'idea socialista" e aderisce al PSIUP. Dal 1968 in poi partecipa col ruolo di dirigente alle attività dei gruppi comunisti. Conduce le lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell'aeroporto di Palermo in territorio di Cinisi, degli edili e dei disoccupati.

Nel 1976 costituisce il gruppo Musica e cultura, che svolge attività culturali (cineforum, musica, teatro, dibattiti, ecc.); nel 1977 fonda Radio Aut, radio libera autofinanziata,con cui denuncia i crimini e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti (chiamato "Tano Seduto" da Peppino), che aveva un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell'aeroporto di Punta Raisi. Il programma più seguito era "Onda pazza a Mafiopoli", trasmissione satirica in cui Peppino sbeffeggiava mafiosi e politici.

Nel 1978 si candida nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni provinciali, ma non fa in tempo a sapere l'esito delle votazioni perché, dopo vari avvertimenti che aveva ignorato, nel corso della campagna elettorale viene assassinato nella notte tra l'8 e il 9 maggio. Col suo cadavere venne inscenato un suicidio: fu disteso sui binari della ferrovia con sotto una carica di tritolo. Stampa, forze  dell'ordine e magistratura parlarono di un atto terroristico in cui l'attentatore sarebbe rimasto ucciso. Il delitto, avvenuto in piena notte, passò quasi inosservato perchè in quelle stesse ore venne ritrovato il corpo senza vita del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro in via Caetani a Roma. La matrice mafiosa del delitto viene individuata grazie all'attività del fratello Giovanni e della madre Felicia Bartolotta, scomparsa nel 2004, che rompono pubblicamente con la parentela legata a Cosa Nostra. Ma anche grazie ai compagni di militanza e del Centro siciliano di documentazione di Palermo, fondato nel 1977 (e che dal 1980 è stato intitolato a Giuseppe Impastato). Sulla base della documentazione raccolta e delle denunce presentate viene riaperta l'inchiesta giudiziaria.



2002: Badalamenti condannato all'ergastolo
Nel maggio del 1984 l'Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, emette una sentenza in cui si riconosce la matrice mafiosa del delitto, attribuito però ad ignoti. Il Centro Impastato pubblica nel 1986 la storia della vita della madre di Giuseppe Impastato, nel volume "La mafia in casa mia" e il dossier "Notissimi ignoti", indicando come mandante del delitto il boss Gaetano Badalamenti, nel frattempo condannato a 45 anni di reclusione per traffico di droga dalla Corte di New York, nel processo alla Pizza connection. Nel gennaio 1988 il Tribunale di Palermo invia una comunicazione giudiziaria a Badalamenti. Nel maggio del 1992 lo stesso tribunale decide l'archiviazione del caso Impastato, ribadendo la matrice mafiosa del delitto, ma escludendo la possibilità di individuare i colpevoli e ipotizzando la possibile responsabilità dei mafiosi di Cinisi alleati dei corleonesi.

Nel maggio del 1994 il Centro Impastato presenta un'istanza per la riapertura dell'inchiesta, accompagnata da una petizione popolare, chiedendo che venisse interrogato sul delitto Impastato il nuovo collaboratore di giustizia Salvatore Palazzolo, in precedenza affiliato alla mafia di Cinisi. Nel marzo del 1996 la madre, il fratello e il Centro Impastato presentano un esposto in cui chiedono di indagare su episodi non chiariti, riguardanti in particolare il comportamento dei carabinieri subito dopo il delitto.

Nel giugno del 1996, in seguito alle dichiarazioni di Palazzolo, che indica in Gaetano Badalamenti il mandante dell'omicidio assieme al suo vice Vito Palazzolo, l'inchiesta viene formalmente riaperta. Nel novembre del 1997 viene emesso un ordine di cattura per Gaetano Badalamenti, incriminato come mandante del delitto. Il 10 marzo 1999 si svolge l'udienza preliminare del processo contro Vito Palazzolo, mentre la posizione di Badalamenti viene stralciata. Il 23 novembre 1999 Gaetano Badalamenti rinuncia all'udienza preliminare e chiede il giudizio immediato. Nell'udienza del 26 gennaio 2000 la difesa di Vito Palazzolo chiede che si proceda con il rito abbreviato, mentre il processo contro Gaetano Badalamenti si svolgerà con il rito normale e in videoconferenza. Il 4 maggio, nel procedimento contro Palazzolo, e il 21 settembre, nel processo contro Badalamenti, vengono respinte le richieste di costituzione di parte civile del Centro Impastato, di Rifondazione comunista e dell'Ordine dei giornalisti.

Nel 1998 presso la Commissione parlamentare antimafia si è costituito un Comitato sul caso Impastato e il 6 dicembre 2000 è stata approvata una relazione sulle responsabilità di rappresentanti delle istituzioni nel depistaggio delle indagini. Nella commissione si rendono note le posizioni favorevoli all'ipotesi dell'attentato terroristico dei seguenti militari dell'Arma dei Carabinieri: il maggiore Antonio Subranni; il maresciallo Alfonso Travali. Il 5 marzo 2001 la Corte d'assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole e lo ha condannato a trent'anni di reclusione. L'11 aprile 2002 anche Gaetano Badalamenti è stato riconosciuto colpevole e condannato all'ergastolo.

Le manifestazioni per il quarantennale
Il 9 maggio apertura straordinaria del casolare dove fu ucciso Peppino Impastato: il pubblico lo potrà visitare ogni mattina fino all'11 maggio dalle 9 alle 13. Il casolare, insieme alla casa in cui Peppino viveva con la madre Felicia Impastato, è stato dichiarato nel 2014 di interesse culturale dall'Assessorato dei Beni culturali e dell'Identità siciliana. La sera dell'11 maggio alle ore 21, presso il casolare dove fu ucciso Peppino Impastato, verrà messa in scena la pièce teatrale ''Lamentu per la morte di Peppino Impastato''. Sempre il 9 alle 16 corteo, con percorso da Radio Aut (Terrasini) a Casa Memoria Felicia e Peppino impastato (Cinisi), dove si svolgeranno gli interventi conclusivi - anche quello della Camusso - e un collegamento con la famiglia Regeni e l'avvocato Alessandra Ballerini. Numerose nel corso della giornata le mostre e le iniziative.