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MONDO

Le reazioni internazionali

Strage a Gaza, bloccata indagine Onu. Espulsioni incrociate Turchia - Israele

Istanbul ha allontanato il rappresentante israeliano mentre il console turco è stato invitato a lasciare Gerusalemme, preoccupate Cina e Russia, Libano e Iran: “Crimini di guerra”. L'Autorità palestinese ha richiamato l'inviato a Washington

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Dopo la strage di ieri, durante le proteste palestinesi contro l’inaugurazione della nuova sede dell’ambasciata Usa a Gerusalemme, sono molte le reazioni internazionali, con la Turchia che espelle l’ambasciatore israeliano a Istanbul, mentre Irlanda e Belgio hanno convocato i rappresentanti dello Stato ebraico sul proprio territorio per protestare. All'Onu gli Stati Uniti hanno bloccato una risoluzione di condanna che chiedeva un’indagine indipendente sui fatti di Gaza, sulla quale però insistono molti paesi tra cui Regno Unito e Germania.

Richiamato l'inviato palestinese a Washington 
L'inviato diplomatico palestinese a Washington, Husam Zolmot, è stato richiamato a Ramallah in segno di protesta contro la decisione dell'amministrazione Trump di aprire l'ambasciata americana a Gerusalemme. 

Bloccata dagli Usa indagine dell’Onu, ma Germania e Francia insistono
Gli Stati Uniti hanno bloccato  l'adozione di un testo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che avrebbe promosso un'indagine indipendente sui fatti nella Striscia di Gaza. Il testo proposto, bloccato dal diritto di veto degli Usa, diceva che "il Consiglio di sicurezza esprime la sua indignazione e la sua tristezza di fronte alla morte dei civili palestinesi che esercitano il loro diritto di manifestare pacificamente" e chiede “un'inchiesta indipendente e trasparente su queste azioni per garantire le responsabilità". Inoltre, il testo avrebbe "ribadito che ogni decisione o azione che vuole modificare il carattere, lo status o la composizione demografica della città santa di Gerusalemme non ha alcun effetto giuridico, è nulla e non avvenuta e deve essere annullata, conformemente alle risoluzioni pertinenti del Consiglio di sicurezza". Nonostante la bocciatura, Gran Bretagna e Germania continuano però a chiedere "un'indagine indipendente" sui fatti di ieri. "Il Regno Unito sostiene un'inchiesta indipendente su ciò che è successo", ha dichiarato Alistair Burt, ministro britannico per il Medio Oriente e il Nord Africa, intervenendo al Parlamento di Londra. "Posso dire a nome del governo tedesco che anche noi siamo dell'idea di avviare una commissione indipendente che possa fare luce sulle violenze e sugli scontri sanguinosi nelle zone di confine", ha riferito alla stampa tedesca il portavoce della cancelliera Angela Merkel e del governo di Berlino, Steffen Seibert.

Intanto, il portavoce delle Nazioni Unite per i diritti umani ha riferito che “la minaccia dei dimostranti palestinesi radunati vicino alla barriera di Gaza non deve essere considerata sufficiente per l’utilizzo di munizioni vere da parte delle forze di sicurezza israeliane”, mentre il coordinatore speciale Onu per la pace in Medio Oriente, Nickolay Mladenov, ha affermato che "è necessario che il ciclo di violenza a Gaza finisca. Chiunque di noi deve evitare un'esplosione che trascinerebbe tutti nella regione in un altro confronto mortale. La comunità internazionale deve intervenire ed evitare una guerra".
 
La Turchia espelle l’ambasciatore israeliano, Israele il console turco, preoccupate Cina e Russia
Il governo turco ha convocato l'ambasciatore di Israele ad Ankara e lo ha espulso. Il sito del quotidiano Haaretz ha scritto che l'ambasciatore Eitan Naeh è stato convocato al ministero degli Esteri ad Ankara dove gli è stato chiesto di lasciare il paese "a causa delle vittime" nelle proteste a Gaza. Reazione analoga a Gerusalemme, dove il console turco è stato convocato al ministero degli esteri israeliano questo pomeriggio e gli è stato chiesto "di ritornare in patria per un lasso di tempo per consultazioni". La Cina intanto ha espresso, tramite il suo ministro degli Esteri, “seria preoccupazione” per la situazione di Gaza, chiedendo alle parti, “soprattutto a Israele, di dare prova di moderazione, per evitare una escalation delle tensioni". Anche il portavoce del Cremlino ha affermato che Mosca sta monitorando con “grande attenzione” la situazione al confine di Gaza, mentre il Patriarcato Latino di Gerusalemme, che rappresenta la chiesa cattolica sul territorio ha condannato “ogni forma di violenza, ogni uso cinico di vite umane e di violenza sproporzionata", rispondendo alla "ennesima esplosione di odio e violenza, che sta insanguinando ancora una volta la Terra Santa". In una nota, monsignor Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico, scrive: "La vita di tanti giovani ancora una volta è stata spenta e centinaia di famiglie piangono sui loro cari, morti o feriti”.
 
Libano e Iran: “crimini di guerra”, Irlanda e Belgio convocano ambasciatori
"Il crimine continua": è quanto scrive su Twitter il presidente libanese Michel Aoun all'indomani dei fatti di Gaza, denunciando l’assenza di protezione per i palestinesi. Ieri il premier Saad Hariri aveva definito il trasferimento dell'ambasciata Usa come un atto "provocatorio", che chiude le porte a qualsiasi tentativo di raggiungere una pace in Medio Oriente, consentendo agli "israeliani di versare altro sangue di palestinesi innocenti". Il presidente del Parlamento iraniano (Majlis), Ali Larijani, ha definito “ovvio” che la decisione degli Usa di spostare l’ambasciata “è contraria alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e dell'Assemblea generale''.  Il ministero degli Esteri irlandese ha convocato stamani l'ambasciatore israeliano a Dublino per protestare contro i fatti di Gaza. Lo ha annunciato in un comunicato il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Emmanuel Nahshon, precisando che Israele, dal canto suo, non ha convocato l'ambasciatore irlandese. Anche l'ambasciatore di Israele nel Belgio, Simona Frankel, è stata convocata al ministero degli Esteri belga dopo aver descritto come "terroristi" tutte le vittime di Gaza, secondo quanto riferito all'Afp un portavoce del ministero.