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ITALIA

L'inchiesta

Migranti, nessun ordine formale per il blocco della nave Diciotti e per lo sbarco

Il tribunale dei Ministri sta cercando di capire chi prese decisioni sulla nave militare. Nessuno avrebbe indicato come porto di sbarco Catania

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di Tiziana Di Giovannandrea
Nessun ordine formale venne impartito per il blocco della nave Diciotti e per lo sbarco, dopo dieci giorni, dei migranti soccorsi ad agosto nelle acque di Malta.

Il Tribunale dei Ministri sta cercando di capire, prima di ascoltare Matteo Salvini, unico indagato per sequestro di persona aggravato e di esaminare i testi, chi prese decisioni sulla nave Diciotti e di stabilire quando, dove e chi decise di sbarcare i migranti che, nel frattempo, erano diventati un caso politico.

Altro punto critico che emerge dall'inchiesta del Tribunale dei Ministri è quello della competenza territoriale. L'inchiesta rimarebbe a Palermo se fosse dimostrato che il blocco allo sbarco è iniziato nelle acque di Lampedusa mentre sarebbe di competenza di Catania se lo stop allo sbarco dei migranti ed il loro trattenimento a bordo fosse stato deciso ed impartito dopo l'attracco nel porto siciliano perché, a quanto risulta, tra la nave Diciotti, i comandi della Guardia Costiera e il Ministero dell'Interno ci sono stati soltanto contatti e scambi di informazioni genertiche.  

Inoltre la ricostruzione della "catena di comando" si sta confrontando con il problema dell'omissione: nessuno avrebbe fermato con disposizioni chiaramente formulate la nave militare e nessuno avrebbe indicato il porto di Catania come luogo di sbarco.

Secondo l'orientamento del procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, questo non vuol dire che non sia possibile risalire alle responsabilità anche gerarchiche di un ordine illegittimo in quanto non impartito nelle forme dovute o soltanto accennato.

Proprio questo motivo il pm ha chiesto al Tribunale dei Ministri, presieduto da Fabio Pilato, di sentire tutti i soggetti riconducibili alla "catena di comando" a partire dal comandante della Diciotti, capitano di fregata Massimo Kothmeir. Nella lista delle persone da sentire figurano anche il Capo di gabinetto di Salvini, Matteo Piantedosi, che la Procura di Agrigento aveva qualificato come indagato mentre per quella di Palermo è un teste; i Comandanti delle Capitanerie di Porto di Porto Empedocle e di Catania; il responsabile dell'Ufficio circondariale marittimo di Lampedusa; il capo del Dipartimento delle libertà civili, Gerarda Pantalone, e il suo vice Bruno Corda.

I tempi dell'indagine sono resi più lunghi proprio dalla mancanza di un ordine preciso.