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MONDO

Sangue sul venerdì islamico

Raid dopo la strage nella moschea. Scatta l'allerta massima in Egitto

Una trentina i terroristi, avevano la bandiera dell'Isis: 20 minuti per falciare in moschea 305 fedeli, 27 i bambini

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Foto di archivio
L'Isis non l'ha ancora rivendicata apertamente, ma sulla strage alla moschea di Al-Rawda nel Sinai settentrionale sono impressi i simboli dello Stato islamico. La bandiera nera della "shahada" e quell' "Allah grande" urlato mentre veniva compiuto l'attacco terroristico nel venerdì islamico lasciano pochi dubbi. Il bilancio è di 305 morti, tra cui 27 bambini. 128 i feriti. E rischia di aggravarsi ancora.

Il giorno dopo il massacro alla moschea, la procura generale egiziana ha confermato che i terroristi sventolavano una bandiera con la scritta 'Testimonio che non c'è divinità se non Dio e testimonio che Maometto è il Suo Messaggero', che è peraltro la "testimonianza" (shahadah) di fede di ogni musulmano. Testimoni hanno inoltre riferito che durante i circa 20 minuti dell'attacco i terroristi invocavano Allah.

La moschea attaccata era sufi, una forma mistica dell'Islam che in Egitto conta milioni (forse 15) di adepti, ma che l'Isis accusa di essere eretica. Non è la prima volta che la furia jihadista si abbatte su di loro. E per colpirla di nuovo così duramente, lo Stato islamico ha mobilitato "25-30 terroristi" arrivati nel piccolo centro di Al-Rawda, una sessantina di chilometri a ovest del capoluogo Arish, a bordo di cinque fuoristrada. Pantaloni militari, magliette nere e folte barbe, i terroristi hanno dapprima accerchiato il luogo di culto sparando dalla porta e dalle 12 finestre del basso edificio e poi hanno proseguito la mattanza all'interno. Prima dell'irruzione si sono sentite esplosioni all'esterno. Le vetture andate a fuoco sono state sette.

Dentro la moschea "tutti erano a terra e tenevano la testa bassa. Se alzavi la testa ti sparavano", ha raccontato un operaio di 38 anni. All'inizio "le sventagliate erano a caso, poi sono andati a cercare chiunque non erano sicuri fosse morto, o ancora respirava. E lo uccidevano", ha riferito ancora l'operaio. L'imam del luogo di culto ha detto che ad entrare sono stati una decina di terroristi.

Scatta la reazione di Al Sisi
La reazione "brutale" promessa a caldo dal presidente Abdel Fattah Al Sisi si è concretizzata con la conferma ufficiale della distruzione da parte dell'aviazione di un imprecisato numero di vetture, e l'uccisione di "tutti i passeggeri" (ieri i media avevano parlato di 15 morti). Mentre continua la caccia ai miliziani.

Il presidente ha fatto annunciare anche il proprio ordine di costruire un "mausoleo gigante per le vittime" di un Isis che, secondo il governo, ha colpito fedeli inermi perché ormai sarebbe alla disperazione, rintanato negli anfratti in un fazzoletto di terra di 30 km quadrati ai confini con Gaza.