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POLITICA

Famiglia e castrazione chimica spaccano la maggioranza: tensioni Lega-M5s

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Famiglia e castrazione chimica continuano a dividere Matteo Salvini e Luigi Di Maio. L'incontro in Toscana tra il premier Giuseppe Conte e il leader del Carroccio non ha avviato la fase distensiva auspicata, con i nervi che continuano ad essere tesissimi. Unico punto d'incontro tra i due, ormai 'separati in casa', le tensioni con il ministro dell'Economia Giovanni Tria, colpevole di non aver ancora firmato il decreto sul rimborso ai truffati delle banche. Per il resto è guerra aperta tra i due vicepremier. Il "qui comando io" pubblicato da 'Repubblica' e attribuito al Capitano, fa andare su tutte le furie Di Mio che piccato definisce "gravissima" la frase e auspica una "smentita". Salvini derubrica l'indiscrezione come "un pesce d'aprile" e conferma come "il pensiero mio è mio, c'è un presidente del Consiglio, c'è una squadra, comandano gli italiani, comanda il Contratto di governo".

Il fuoco sembra spegnersi, ma solo in apparenza. A riaccendere la miccia questa volta, sulla scia delle diversità di opinioni già dichiarate durante il congresso sulla Famiglia di Verona, il progetto di legge a firma del leghista Simone Pillon su separazione e affido condiviso. "Quel testo non arriverà mai in aula, è archiviato", sentenzia Vincenzo Spadafora, sottosegretario M5S alla presidenza del Consiglio. "Adesso bisogna scrivere un nuovo testo, che probabilmente prenderà anche qualcosa di buono, ma molto poco, per andare incontro ai temi del diritto di famiglia, ma non come aveva pensato Pillon", aggiunge.

Non è della stessa idea il Carroccio. Il capogruppo in Senato Massimiliano Romeo scende in campo a difesa del ddl e attacca: "Il Movimento può pensarla come vuole, ma non si può certo archiviare quello che c'è scritto nel contratto di governo". Anche il titolare dell'Interno blinda la proposta di legge: "E' un buon punto di partenza". "Forse Spadafora non lo sa - prosegue - o non è un problema che vive sulla sua pelle. Però è pieno di bambini che vengono usati dagli adulti per i propri litigi e questo non è corretto e non è giusto".

Sullo sfondo però si prepara un'altra battaglia. Martedì tornerà all'esame dell'emiciclo di Montecitorio il ddl Codice rosso, che contiene le norme contro la violenza sulle donne. E mentre sul revenge porn Lega e M5S hanno trovato l'accordo, votando insieme alle opposizioni l'emendamento che inserisce il reato di pubblicazione per vendetta di immagini e video intime, sulla castrazione chimica la spaccatura è assicurata. La norma presentata dalla Lega è accantonata, con chiara richiesta pentastellata di ritirarla. Non sarà però così. Fonti del Carroccio fanno sapere che sul tema non si intende indietreggiare e che "nessuna mediazione" al momento è possibile. Con le posizioni dichiarate potrebbe consumarsi così a Montecitorio il primo voto con i contraenti del contratto di governo in antitesi. Senza conoscerne però le conseguenze.