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MONDO

Spari contro una fattoria israeliana e risposta dell'esercito

Gaza, colpite postazioni Hamas. Ong: è crisi umanitaria

Fonti palestinesi confermano, non ci sarebbero feriti. Oxfam: riaprire i valichi per la Striscia

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Ancora tensione e scontri a Gaza, mentre anche nei territori palestinesi e nella Striscia inizia il Ramadan e Ong come Oxfam parlano di una "crisi umanitaria", aggravata dagli eventi degli ultimi giorni. Ieri, i carri armati dell'esercito israeliano hanno colpito tre postazioni di Hamas nella Striscia, dopo che da queste erano partiti spari contro i soldati dello Stato ebraico. "Le truppe hanno preso di mira una postazione militare appartenente all'organizzazione terroristica di Hamas", ha spiegato l'esercito israeliano in una nota.

Carri armati nella Striscia, colpi di mitra a Sderot
Una fonte di sicurezza palestinese a Gaza ha confermato che l'obiettivo era un punto di osservazione, ma ha aggiunto che l'attacco non ha provocato feriti.  In un episodio separato, colpi di mitragliatrice esplosi a Gaza hanno colpito una casa della vicina località israeliana di Sderot, causando danni ma nessun ferito, ha dichiarato la polizia. L'esercito di Israele ha parlato di un fatto "grave" e ha detto di ritenere "il gruppo terrorista Hamas responsabile per qualsiasi cosa accada dentro e fuori Gaza". 

La Ong Oxfam: crisi umanitaria, riaprire varchi
La prolungata chiusura dei valichi per Gaza "rischia di aggravare la già disastrosa crisi umanitaria in corso, impedendo alla popolazione il rifornimento di beni essenziali come cibo, acqua e carburante". È l’allarme lanciato da Oxfam, secondo cui "Il valico Kerem Shalom, uno dei pochissimi punti di accesso per i beni e gli aiuti in entrata e uscita da Gaza, dopo essere rimasto danneggiato negli scontri di due giorni fa, al momento è chiuso o aperto solo per il passaggio di pochissimi beni essenziali. – ha detto Paolo Pezzati, policy advisor di Oxfam Italia per le emergenze umanitarie – Andando avanti così, la popolazione rimarrà presto senza carburante, vitale per l’irrigazione dei pochi campi rimasti, che possono permettere alla popolazione di non morire di fame, così come per la desalinizzazione dell’acqua marina, da cui dipende l’accesso all’acqua potabile del 90% della popolazione di Gaza".

L'Onu: 104 morti, quasi 13mila i feriti 
Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Onu, dal 30 marzo sono 104 i palestinesi che sono stati uccisi durante le manifestazioni a ridosso della barriera che circonda e imprigiona la Striscia di Gaza. Di questi, dodici erano minorenni mentre altri dodici, inclusi due bambini, sono stati uccisi in altre circostanze correlate. Il numero dei feriti,  secondo fonti giornalistiche, si aggira intorno a 12mila 600, di cui la metà ricoverati in ospedale, tra cui molti mutilati in gravissime condizioni.

L'Egitto prova una mediazione, Erdogan: Nazioni Unite finite
Il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, assicura di essere "in contatto" con israeliani e palestinesi "affinché questo spargimento di sangue cessi". Al-Sisi lo ha riferito ieri sera nell'ambito di una conferenza sulla gioventù organizzata al Cairo, trasmessa dalla tv. Il Presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ha detto invece che di fronte a quello che è successo a Gaza, "le Nazioni Unite sono finite, sono crollate. In questo momento, non riesco neppure a parlare con il segretario generale dell'Onu, nonostante abbiamo una buona amicizia. Se continuerà a esserci silenzio sul bullismo di Israele, il mondo sarà trascinato nel caos".