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MONDO

Ieri 60 vittime

Dopo la strage a Gaza nuovi scontri con altri 2 morti. Oltre 250 i feriti, molti in Cisgiordania

Gli Usa e i servizi sewgreti israeliani accusano il movimento integralista Hamas, al potere nella Striscia, che chiama i palestinesi all’Intifada

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Il giorno dopo le violenze al confine tra la Striscia di Gaza e Israele, in occasione del trasferimento dell’ambasciata statunitense a Gerusalemme, si contano ancora le vittime. L’esercito dello stato ebraico ha sparato anche oggi, causando 2 vittime palestinese, che si sono aggiunte alle 61 di ieri, tra cui una piccola di 8 mesi, Leyla, uccisa probabilmente dai gas lacrimogeni. Nei Territori palestinesi oggi è stato sciopero generale, mentre gli Usa hanno bloccato un’indagine indipendente dell’Onu sulla strage e accusato Hamas, che dal canto suo chiama all'Intifada. In Italia, 40 Ong hanno chiesto una chiara presa di posizione al premier, Paolo Gentiloni, e al ministro degli Esteri. 

Incidenti in Cisgiordania e a Gaza: due morti e 250 feriti 
Due palestinesi sono dunque stati uccisi dai proiettili sparati dalle forze israeliane nei nuovi scontri scoppiati oggi lungo il confine tra la Striscia di Gaza e lo Stato ebraico. Lo ha indicato il ministero della Sanità di Gaza.  Almeno 250 manifestanti palestinesi sono rimasti feriti invece tra Gaza e la Cisgiordania, decine dei quali a Betlemme. A riferirlo è la Mezzaluna Rossa palestinese. Gli scontri si sono svolti nei pressi della Tomba di Rachele a Betlemme, nella città di Hebron, nella zona di Nablus e presso il checkpoint di Kalandia. 

Usa e Shin Bet contro Hamas, che chiama all'Intifada
Per i morti di questi giorni, gli Usa hanno puntato il dito sul movimento islamico Hamas, che governa nella Striscia: l'ambasciatrice americana all'Onu, Nikki Haley, ha detto che "nessun paese in questa situazione agirebbe con più moderazione di quanto ha fatto Israele" e che Hamas sarebbe "felice di quanto accaduto, chi tra noi accetterebbe questo tipo di azioni sui suoi confini? Nessuno", ha affermato durante la riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza. "Gli Usa sono preoccupati per la perdita di vite in Medio Oriente, ma c'è molta violenza nella regione e in questo consiglio c'è sempre un doppio standard", ha aggiunto la rappresentante Usa, che si è poi rallegrata “con gli israeliani per tutto quanto hanno ottenuto nei loro 70 anni", concludendo che "Gerusalemme è la capitale di Israele, lo è sempre stata".

Lo Shin Bet, la sicurezza interna di Israele, e l'esercito hanno rincarato la dose, affermando che almeno 24 dei manifestanti palestinesi uccisi ieri durante gli scontri sul Confine con Gaza "erano terroristi nell'atto di compiere atti di terrore". La maggior parte di questi - hanno aggiunto - erano di Hamas ed altri della Jihad islamica. E Hamas, dal canto suo, ha lanciato un appello a una nuova Intifada per vendicare le vittime: ''la reazione naturale alla morte delle persone che stavano protestando pacificamente dovrebbe essere una Intifada araba e islamica'', ha detto il numero due di Hamas, Khalil al-Hayya.

Sciopero generale nei Territori
Gli abitanti dei Territori palestinesi hanno osservato oggi uno sciopero generale, chiesto dal presidente Mahmoud Abbas in occasione del settantesimo anniversario della Naqba (la "catastrofe"), vale a dire l'esodo dei palestinesi dalla loro terra con la formazione di Israele nel 1948, e in segno di lutto per i palestinesi uccisi. I negozi sono rimasti chiusi, mentre dipendenti pubblici, studenti e gran parte dei lavoratori del settore privato non sono andati al lavoro nella Striscia di Gaza, in Cisgiordania e anche a Gerusalemme Est. L'Alta commissione della comunità araba in Israele ha chiesto il rispetto dello sciopero anche nelle città arabe dello stato.



40 Ong italiane: Gentiloni condanni, Rsf: crimini contro i giornalisti
La Piattaforma delle Ong italiane in Mediterraneo e Medio Oriente, con più di 40 membri tra cui Terre des Hommes, in una nota ha lanciato un "appello urgente" al primo ministro Paolo Gentiloni e al ministro degli Affari esteri Angelino Alfano, affinché condannino “pubblicamente l'uso sproporzionato della forza” e chiedano “l'immediata cessazione dell'assedio della Striscia di Gaza, che da oltre dieci anni colpisce circa due milioni di persone costringendole a condizioni di vita insostenibili e a subire punizioni collettive". La Piattaforma punta il dito contro "la deliberata uccisione da parte di Israele di civili avvenuta ieri, 14 maggio, nella Striscia di Gaza", sottolineando che tale episodio "non può restare impunito". Anche  Reporter senza frontiere (Rsf) ha puntato il dito contro gli israeliani, presentando anche un ricorso alla Corte penale internazionale (Cpi) per "crimini di guerra commessi dall'esercito israeliano contro giornalisti palestinesi": lo ha annunciato la stessa Ong, menzionando in un comunicato "spari di cecchini dell'esercito israeliano contro una ventina di giornalisti palestinesi sul territorio di Gaza", nel contesto delle manifestazioni che si tengono a Gaza dal 30 marzo. E Medici senza frontiere denuncia: "Quello che è successo ieri è inaccettabile e inumano", ha dichiarato Marie-Elisabeth Ingres, rappresentante di Msf in Palestina, secondo cui "è insopportabile vedere un così grande numero di persone disarmate che vengono colpite dagli spari in così poco tempo". Le "nostre équipe mediche stanno lavorando 24 ore su 24, come accade ormai dal primo aprile - ha aggiunto - assicurando interventi chirurgici e assistenza post-operatoria a uomini, donne e bambini. Continueranno a farlo ancora oggi e fino a quando sarà necessario."

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