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POLITICA

#Elezioni2018

Il nuovo parlamento si tinge di giallo. Renzi, dimissioni congelate. Rebus per Mattarella

Il segretario del Pd: sconfitta chiara, apriamo pagina nuova. Non un reggente ma un segretario eletto dalle primarie. Spoglio quasi terminato per Senato e Camera. 

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Il Viminale ha pubblicato i primi risultati ufficiali dei seggi assegnati a Montecitorio (manca Valle d’Aosta ed estero). Alla coalizione di Centro Destra va un totale di 260 seggi (di cui 109 guadagnati nell’uninominale).Tra i partiti della coalizione, calcolando solo il proporzionale, la Lega prende 73 seggi, seguita da Forza Italia con 59 e Fratelli d’Italia con 19.

Il secondo gruppo alla Camera sarà quello dei Cinque Stelle che conquistano in totale 221 seggi, di cui 133 all’uninominale. Al terzo posto la coalizione di Centro sinistra con un totale di 112 seggi, di cui 24 nell’uninominale e 86 nel proporzionale (tutti PD). Liberi e Uguali guadagna 14 seggi, tutti nel proporzionale.Nessun seggio per le altre forze politiche.

"Ripescati" molti non eletti
Il nuovo meccanismo elettorale prevede che ai seggi assegnati con il metodo proporzionale si sommino quelli conquistati con il sistema uninominale. E'con questo meccanismo di recupero che sono stati ripescati per la Camera, tra gli altri, Franceschini, Boldrini, Minniti, Bersani, Martina, Orlando, Fassino,Gelmini, Biancofiore,Fratoianni,Fiano,Serracchiani, Sgarbi, Lucia Annibali. Per il Senato, invece, il Viminale non ha ancora chiuso i lavori per assegnare tutti i seggi.

Rebus per Mattarella 
Intanto prosegue il dibattito polico: Salvini si dice pronto a un esecutivo del centrodestra. "Inizia la terza repubblica", esulta intanto Di Maio. Il leader M5s sarà nella sua Pomigliano, ad Acerra e a Volla. La Commissione europea ribadisce "fiducia in Mattarella per la formazione di un Governo stabile". Nelle reggionali in Lombardia stravince Fontana, mentre nel Lazio siconferma Zingaretti.

Calenda: mi iscrivo a Pd, il partito va risollevato
"Non bisogna fare un altro partito, ma lavorare per risollevare quello che c'è. Domani mi vado a iscrivere al Pd": lo annuncia su Twitter il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda. "Condivido in pieno linea su no Governo con 5S, non commento percorso congressuale e timing dimissioni perché non iscritto al PD - scrive ancora Calenda -  trovo fuori dal mondo l'idea che la responsabilità della sconfitta sia di Gentiloni, Mattarella (x voto 2017) e di una campagna troppo tecnica".




'Bravo', 'si riparte alla grande': i commenti entusiastici dei Dem dopo l'annuncio 
L'annuncio di Calenda sta sollevando una serie di reazioni positive ta i Dem:"E' molto bello ed importante che in un momento difficile ci sia chi vuole dare il proprio contributo al Pd, al suo pluralismo e al suo rafforzamento" commenta  Anna Finocchiaro, ministra del governo Gentiloni. "Bravo Carlo Calenda! Il Pd ha bisogno di persone come te" dice a sua volta il ministro Claudio De Vincenti. Di "scelta giusta" parla il vicesegretario del Pd. Maurìzio Martina. "Preparo il comitato di accoglienza" scrive su twitter Matteo Richetti. portavoce della segreteria del Pd, "si riparte alla grande", 

Matteo Renzi ieri ha parlato al Nazareno dopo la sconfitta. 
"È ovvio che io lasci dopo questo risultato la guida del Pd e come previsto dallo Statuto ho già chiesto al presidente Matteo Orfini di convocare un'assemblea nazionale per aprire la fase congressuale: questo accadrà al termine della fase di insediamento del nuovo Parlamento e della formazione del Governo". Per Renzi la soluzione per il futuro del partito è 'non un reggente scelto dal caminetto ma un segretario eletto dalle primarie'. La tempistica delle dimissioni è stata chiarita da Renzi: "Questo accadrà al termine della fase di insediamento del nuovo Parlamento e della formazione del Governo".

"Il nostro posto in questa legislatura è all'opposizione. Lì ci hanno chiesto di stare i cittadini italiani e lì staremo. Il Pd è nato contro i caminetti, non diventerà la stampella di forze antisistema. Si parla spesso di forze responsabili. Saremo responsabili e la nostra responsabilità sarà di stare all'opposizione", ha detto Renzi.

"Non c'è nessuna fuga. Terminata la fase dell'insediamento del Parlamento e della formazione del governo, io farò un lavoro che mi affascina: il senatore semplice, il senatore di Firenze, Scandicci, Insigna e Impruneta". 

Critiche su annuncio dimissioni
E l'annuncio del segretario scatena le prime reazioni politiche. "La decisione di Matteo Renzi di dimettersi e contemporaneamente rinviare la data delle dimissioni non è comprensibile. Serve solo a prendere ancora tempo". Così il presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda che poi continua: "Le dimissioni di un leader sono una cosa seria, o si danno o non si danno. E quando si decide di darle, si danno senza manovre. In un momento in cui al Pd servirebbe il massimo di quella collegialità che è l'esatto opposto dei cosiddetti caminetti, annunciare le dimissioni e insieme rinviarne l'operatività per continuare a gestire il partito e i passaggi istituzionali delle prossime settimane è impossibile da spiegare". "Quando Veltroni e Bersani si sono dimessi - ricorda Zanda - lo hanno fatto e basta. Un minuto dopo non erano più segretari".

"Di fronte alla sconfitta più grave della storia della sinistra italiana del dopoguerra mi sarei aspettato una piena assunzione di responsabilità da parte di un segretario che, eletto con il 70% al congresso, ha potuto definire, in modo pressochè solitario, la linea politica, gli organigrammi e le candidature". Lo dice il ministro Andrea Orlando commentando le dichiarazioni di Matteo Renzi. "Invece - aggiunge - siamo alla ormai consueta elencazione di alibi e all'individuazione di responsabilità esterne. Da questo atteggiamento deriva la soluzione ambigua individuata, di dimissioni non dimissioni. Renzi, infatti, le annuncia ma le postdata e si riserva di renderle effettive soltanto dopo la conclusione della trattativa per la definizione degli assetti istituzionali e del nuovo governo", così Orlando.

Orfini: lunedì Direzione, percorso come previsto da Statuto 
"Alla luce delle dimissioni del segretario Matteo Renzi, ho convocato la direzione per lunedì alle ore 15. E dopo la direzione fisserò la data di convocazione dell'Assemblea nazionale che, come previsto da statuto, dovrà recepire le dimissioni e avviare gli adempimenti conseguenti. Questo prevede il nostro statuto, che come sempre rispetteremo". Lo dice Matteo Orfini, presidente dell'Assemblea nazionale del Partito Democratico

Guerini: "Lunedì direzione"
"Nessuna dilazione, le dimissioni di Renzi sono verissime. Lo ha detto chiaramente in conferenza stampa, alla luce dei risultati elettorali di ieri. Il tema centrale è un punto politico: il Pd è all'opposizione, in coerenza con quanto detto in campagna elettorale da tutto il Partito Democratico. E nessuna gestione solitaria dei prossimi passaggi: lunedì prossimo faremo Direzione nazionale e quello sarà il luogo e il momento per aprire una riflessione seria e responsabile sui risultati e sui prossimi passaggi". Lo dice Lorenzo Guerini, coordinatore della segreteria del Partito Democratico.

Affluenza definitiva al 72,93%
L'affluenza definitiva degli elettori alle urne per la Camera è stata del 72,93%, in calo del 2,31 rispetto alle precedenti politiche. Per il Senato è stata invece del 72,99%, in calo del 2,27 rispetto al dato del 2013. Il dato è arrivato con forte ritardo, 17 ore dopo la chiusura dei seggi.