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MONDO

Medio Oriente

Libano, il premier Saad Hariri si è dimesso. Montano le tensioni

Le dimissioni del premier sunnita 47enne arrivano a circa un anno dal suo insediamento alla guida dell'esecutivo, di cui fanno parte anche ministri di Hezbollah, il partito sciita legato all'Iran

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di Tiziana Di Giovannandrea
Si è dimesso Saad al-Hariri, il primo ministro del Libano, che ha parlato di un complotto "contro la sua vita" e accusato l'Iran e lo stesso alleato di governo Hezbollah di fomentare il conflitto nel mondo arabo. Le dimissioni del premier, sono state annunciate durante una visita in Arabia Saudita in un discorso trasmesso dall'emittente Al Arabiya. 

In questo modo il Libano è stato spinto in prima linea all'interno delle rivalità tra Arabia Saudita ed Iran aggravando il disaccordo tra libanesi sunniti e sciiti musulmani.  Le due potenze da tempo sono in scontro per il dominio della regione, e questo si riflette sulla situazione interna del Libano e sulla sua scena politica, con Hariri legato a Riad e in contrasto con Hezbollah, legato all'Iran. 

Il Presidente cristiano maronita Michel Aoun, alleato di Hezbollah, ha confermato le dimissioni del primo ministro ed ha fatto sapere di essere "in attesa del ritorno di Hariri a Beirut per chiedere informazioni sulle circostanze della sua decisione e decidere i prossimi passi". 

Per il leader druso, Walid Jumblatt, "il Libano è troppo piccolo e vulnerabile per sopportare il carico economico e politico che viene da queste dimissioni". Da qui il reiterato "appello al dialogo tra Arabia Saudita e Iran". 

Il 3 novembre 2016 il neoeletto presidente libanese Michel Aoun assegnò a Saad Hariri l'incarico di formare il nuovo governo di Beirut. Da tempo il sunnita Hariri, che è nato in Arabia Saudita, viveva in esilio volontario tra Parigi e Riad amministrando il patrimonio ereditato dal padre comparendo nella lista delle persone più ricche del mondo stilata dalla rivista Forbes.

Le dimissioni di Hariri hanno subito innescato non poche tensioni.
Nel suo discorso di addio al premierato, Hariri ha puntato il dito contro l'Iran che "semina discorsi tra i figli di una stessa nazione e crea uno Stato nello Stato, al punto da avere l'ultima parola su come vengono gestiti gli affari libanesi". Secondo Hariri, il clima che si percepisce in Libano è simile a quello precedente l'assassinio del padre Rafiq, l'allora primo ministro, nella strage di San Valentino, il 14 febbraio 2005. Ad essere accusato per quell'attentato era stato Hezbollah. 

Anche l'Arabia Saudita ha attaccato in modo implicito l'Iran: "Vanno tagliate le mani del tradimento e dell'aggressività", ha scritto su Twitter il sottosegretario agli Esteri saudita con delega per i Paesi del Golfo, Thamer al-Sabhan. Il tweet ricorda un passo del discorso di dimissioni di Hariri in cui il premier uscente afferma di voler "dire all'Iran e ai suoi sostenitori che perderanno e verranno tagliate le mani che hanno messo sulla regione".

Hariri e al-Sabhan, ex ambasciatore in Iraq, si sono incontrati all'inizio della settimana in Arabia Saudita. Quest'ultimo nei giorni scorsi, come in passato, non ha risparmiato accuse contro Hezbollah, il Partito di Dio guidato da Hasan Nasrallah, storicamente sostenuto da Teheran.

Secondo il premier dimissionario Hezbollah e l'Iran hanno portato il Libano "nell'occhio del ciclone" delle sanzioni internazionali.  La coalizione di governo guidata da Hariri ha unito quasi tutte le principali forze politiche del Paese, tra cui il suo Movimento Futuro e lo stesso Hezbollah.  Il sistema di condivisione del potere in Libano tra le comunità prevede che il capo dello Stato sia un cristiano maronita, al momento, appunto, Michel Aoun, che il premier sia un sunnita e il presidente del Parlamento uno sciita.