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MONDO

Lo scontro

Migranti, missione Sophia a rischio. L'Unione europea: tocca all'Italia decidere

Il conflitto su Sophia dura dallo scorso luglio, quando il governo italiano decise unilateralmente di vietare gli sbarchi di migranti salvati in mare dalle navi Ue nei porti italiani, come previsto dal piano operativo della missione

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Missione Sophia, l'operazione militare navale lanciata dall'Unione Europea per combattere il traffico di migranti al largo della Libia, e' nuovamente a rischio dopo che la Germania ha deciso di sospendere l'avvicendamento delle sue fregate e il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, e' tornato a esigere la modifica delle regole sugli sbarchi. "O cambiano le regole o finisce la missione", ha detto Salvini, provocando la reazione immediata dall'Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue, Federica Mogherini. "Sophia ha portato tutta l'Ue nel Mediterraneo, dove l'Italia era sola prima del 2015. Se oggi l'Italia, che ha il comando e il quartier generale del'operazione, non vuole piu' Sophia, siamo pronti a chiuderla", ha avvertito una fonte vicina a Mogherini.

Il segnale mostra l'irritazione degli altri paesi Ue, Germania in testa. Secondo Berlino, l'operazione - il cui mandato e' di combattere i trafficanti di esseri umani e attuare l'embargo alle armi alla Libia - ha smesso di fare a pieno il suo lavoro. La Germania e' pronta a partecipare di nuovo a missione Sophia, ma solo se il mandato verra' rinnovato e tornera' al suo obiettivo originario di combattere i traffici di migranti. "I contatti tra stati membri sono in corso, se l'Italia decide di fermare l'operazione Sophia spetta all'Italia prendere questa decisione", ha avvertito il commissario agli Affari interni, Dimitris Avramopoulos.

Il conflitto su Sophia dura dallo scorso luglio, quando il governo italiano decise unilateralmente di vietare gli sbarchi di migranti salvati in mare dalle navi Ue nei porti italiani, come previsto dal piano operativo della missione. All'epoca, la minaccia degli altri Paesi di porre fine alla missione costrinse Roma a riaprire i porti. In cambio il governo ottenne l'avvio di un negoziato per modificare le regole sugli sbarchi. Ma sei mesi di negoziati non hanno portato frutti. Di fronte allo stallo e alla scadenza della missione alla fine del 2018, a dicembre gli Stati membri hanno deciso una proroga tecnica di Sophia fino al 31 marzo prossimo. Da allora le posizioni degli Stati membri non sono cambiate. La Germania, la Francia e un gruppo di paesi volontari, pronti a accettare forme di ricollocamento di richiedenti asilo in cambio della riapertura dei porti, hanno perso la pazienza.

Tutti gli Stati membri riconoscono l'importanza di Sophia, che dal 2015 a oggi ha fermato e consegnato all'Italia 151 presunti trafficanti di esseri umani e distrutto 561 imbarcazioni usate per le attraversate dei migranti. Inoltre continua a raccogliere informazioni di intelligence sulla rotta del Mediterraneo centrale. Nel mandato rientra anche l'addestramento della Guardia costiera libica che, grazie all'Ue e all'Italia, si e' messa a operare in una "SAR zone" piu' ampia, aumentando in modo significativo il numero di migranti intercettati e riportati in Libia.

Le attivita' di ricerca e soccorso non sono parte del mandato di Sophia, anche se per rispettare gli obblighi del diritto internazionale del mare dal 2015 le navi che hanno partecipato alla missione hanno salvato 45.000 migranti. Ma nella seconda meta' del 2018 il numero di salvataggi in mare si e' praticamente azzerato. L'insistenza dell'Italia per modificare le regole sugli sbarchi per una missione che e' a suo vantaggio ha irritato i partner. "L'Italia ha tirato troppo la corda e si e' rotta", spiega un diplomatico di un paese Ue. "L'Italia non ha mai chiesto la chiusura di Sophia ma che siano cambiate, in rigorosa e doverosa coerenza con le conclusioni del Consiglio Europeo di giugno 2018, le regole relative agli sbarchi delle persone salvate in mare", ha risposto il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi.

Il tema dovrebbe tornare nuovamente all'ordine del giorno del Comitato Politico e di Sicurezza dove sono rappresentati gli ambasciatori dei 28. Ma - secondo diversi diplomatici - la partita si gioca piu' a Roma che a Bruxelles. "Tocca al governo italiano decidere se e' suo interesse continuare o meno con Sophia", dice uno di loro.