Original qstring:  | /dl/archivio-rainews/articoli/camorra-don-Peppe-diana-7e78fc5f-0d58-4f6d-a8b9-e3e5fa8c0663.html | rainews/live/ | true
ITALIA

Fu il prete eroe che sfidò i Casalesi

Camorra: 25 anni fa a Casal di Principe l’omicidio di don Peppe Diana

Il 19 marzo del 1994 don Peppe Diana veniva ucciso dalla camorra mentre stava per celebrare la messa nella chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe, vicino Napoli. Il parroco fu colpito da cinque proiettili: due alla testa, uno al volto, uno alla mano e uno al collo.

Condividi
“Per il mio popolo non tacerò”.  Sono le parole simbolo di don Peppe Diana, prete eroe della diocesi di Aversa, vicino Napoli,  assassinato dalla camorra per il suo impegno civile, religioso e antimafia. Il parroco viveva a Casal di Principe, negli anni del dominio assoluto del clan dei Casalesi, gestito principalmente dal boss Francesco Schiavone, detto Sandokan. Don Peppino che era nato a Casal di Principe, denunciava i traffici illeciti per la compravendita di sostanze stupefacenti, le tangenti sui lavori edili e gli scontri tra fazioni. Lavorava instancabilmente soprattutto con i giovani per spezzare il legame  criminale e perché potessero aprirsi a nuove possibilità di crescita personale e di riscatto sociale.
 
25 anni dopo tante le manifestazioni per ricordarlo. “Sradicheremo la camorra” – scrive in un messaggio il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – “è una forma terrorismo e non prevarrà, anche in nome suo martirio”. “Bisogna ricordare ogni giorno il sacrificio di don diana” . Così su facebook  il Presidente della Camera Roberto Fico.
 

 
La storia
Nel 1991, il giorno di Natale, don Pepe Diana aveva diffuso uno scritto, letto in tutte le chiese della zona, intitolato appunto “Per amore del mio popolo”. Era un manifesto che annunciava, a voce alta, l'impegno contro la criminalità  organizzata, definita una forma di terrorismo che provava a diventare componente endemica della società. Parole ed impegno che gli sono costati cari. Il 19 marzo del 1994, giorno anche suo onomastico, Don Peppe Diana venne freddato nella sacrestia della chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe, mentre stava per celebrare la messa. Il parroco morì  all'istante, colpito da cinque proiettili: due alla testa, uno al volto, uno alla mano e uno al collo.
 
 
Il 30 gennaio 2003 il mandante dell'omicidio fu riconosciuto nella figura di Nunzio De Falco, condannato in primo grado all'ergastolo. De Falco provò a incastrare il rivale Schiavone, ma l'autore materiale dell'omicidio, Giuseppe Quadrano, collaborò con la giustizia, rivelando la verità.
Il 4 marzo 2004 la Corte di Cassazione condannò all'ergastolo Mario Santoro e Francesco Piacenti come coautori dell'omicidio di don Peppe Diana.