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MONDO

Elezioni

​Colombia al voto, tra disillusione e voglia di pace

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I candidati
di Roberto Montoya
Il calendario elettorale in America Latina per il 2018 è in fermento; dopo le elezioni presidenziali in Cile, Honduras, Costa Rica, Paraguay e Venezuela, il prossimo 27 maggio è il turno della Colombia, che sarà chiamata a scegliere il nuovo Presidente. Sono circa 36 milioni i colombiani chiamati alle urne ad eleggere uno tra i 6 candidati che aspirano ad arrivare al palazzo presidenziale.

Sarà un anno importante per i colombiani, pieno di cambiamenti. L’accordo di Pace tra il Presidente, Juan Mauel Santos e l’ex guerriglia marxista delle Farc, finora non è stato visto di buon occhio; bisognerà poi scegliere se cambiare la linea repressiva alla lotta contro la droga, che per molti anni è stata una copia perfetta di quella tra guerriglieri e narcotraffico. 
 
Secondo gli ultimi sondaggi sono solo 2 i candidati in ordine di percentuale che hanno una maggiore possibilità di arrivare alla poltrona. Ivan Duque (Centro Democratico) avvocato, 41 anni, ha un master alla American University, uno alla Georgetown University, e una specializzazione ad Harvard; viene conosciuto come il rampollo dell'ex presidente Alvaro Uribe, contrario al negoziato di pace tra il governo colombiano e le Farc; poi Gustavo Petro (movimento progressista) economista, ex sindaco di Bogotà  e simbolo della rivolta anti establishment. In passato ha militato nell’M-19 (gruppo guerrigliero attivo fino al 1990).

Terzo candidato, ma con poche possibilità di andare al ballottaggio, è Germán Vargas Lleras (Movimento Mejor Vargas Lleras), sostenuto dall’attuale Presidente della Colombia con cui il candidato ha lavorato per 7 anni come vice Presidente; è stato anche un senatore, oggi è appoggiato dal partito moderato Cambio Radical.
 
Gli altri candidati sono: Sergio Fajardo (Impegno cittadini Movement) matematico, in passato sindaco di Medellìn;  Humberto de la Calle (Partito liberale della Colombia) avvocato, politico, scrittore, viene chiamato il ‘candidato della pace’ e per ultimo Jorge Antonio Trujillo (Movimento  Siamo tutti Colombia ), pastore cristiano, fondatore del Centro cristiano Monte di Sion, è stato senatore tra il 2006 e il 2010.
 
Guardando il panorama politico, non potevo non menzionare la frase del premio Nobel per la letteratura, il colombiano Gabriel García Márquez, quando affermò che: ”La Colombia è il Paese del realismo magico, dove tutto può accadere”.
 
La frase del celebre scrittore sembra essere di grande attualità se solo pensiamo che la poltrona per la Presidenza è combattuta da due candidati che sono l’opposto contrario dell’attuale Presidente della Colombia, Juan Manuel Santos: il primo, Duque, liberale convinto e contrario all’accordo tra Santos e le Farc, e il secondo, Petro, ex guerrigliero combattente del M-19.  Secondo gli analisti sono lo specchio perfetto delle divisioni e dei tormenti che vive oggi la Colombia.
 
La sorpresa dell’ultimo momento è la non partecipazione del candidato delle Farc, Rodrigo Londoño --alias 'Timoshenko' -  principalmente per due motivi: le sue condizione di salute e lo scarso consenso elettore ottenuto durante le elezioni legislative dello scorso 11 marzo incassando appena lo 0,4 per cento dei consensi.
 
Grazie agli accordi di pace firmati all'Avana nel 2016 tra il governo di Juan Manuel Santos e la già ex-guerriglia delle FARC, nonostante tutto, per le prossime due legislature,  il gruppo “rivoluzionario” Alternativa Comune avrà una rappresentanza nazionale al Congresso e al Senato: ben 5 seggi su entrambe le Camere.
 
È un momento storico per la Colombia, non solo per il post conflitto e la pace che è necessario consolidare nei prossimi anni, ma anche per il modello di sviluppo che è in gioco, che tocca  l'ambiente, l'istruzione, le infrastrutture e il dialogo con il vicino Paese di Nicolas Maduro. Molti analisti sostengono che la Colombia è così piena di sfide che il clima del processo di pace condizionerà opinioni, scenari politici e il risultato elettorale.
 
Il presidente, Juan Manuel Santos, è di successo internazionale, premiato con il Nobel della pace, ma impopolare e bocciato dal suo popolo con un referendum. Secondo un sondaggio realizzato dall’agenzia Yanhass solo il 19 per cento dei colombiani approva la sua gestione. Comunque non potrà ricandidarsi avendo già esaurito i due mandati.
 
Durante questa campagna elettorale Santos ha affermato che il prossimo presidente dovrà rispettare l’Accordo Definitivo di pace tra governo e FARC-EP e continuare con il processo di pace. Il Presidente Usa Donald Trump ha dichiarato comunque che vuole rivedere l’accordo di pace con un taglio ai finanziamenti concessi da Obama per la realizzazione di questa causa.
 
Il nuovo Presidente Colombiano sarà chiamato ad affrontare problemi quali la sempre crescente emigrazione interna, le nuove normative, spazio comune e libera circolazione dei lavoratori nel continente e ancora corruzione, sicurezza, e narcotraffico;  e l’enorme e profonda insoddisfazione dell’attuale sistema democratico, oltre alla crescente frustrazione per gli scarsi e mediocri risultati nel campo economico dei Paesi del continente americano.