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ITALIA

Procura generale di Palermo

Mafia, omicidio Agostino: perquisita l'abitazione di Bruno Contrada, ex numero due del Sisde

Per l'omicidio sono iscritti nel registro degli indagati i boss Antonino Madonia e Gaetano Scotto. Il poliziotto stava indagando sul fallito attentato dell'Addaura: il 21 giugno 1989 alcuni agenti di scorta trovarono su una spiaggia un borsone contenente cinquantotto candelotti di tritolo. In quella stessa spiaggia si trovava la villa di Giovanni Falcone, obiettivo del fallito attentato. 

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Perquisita l'abitazione dell'ex superpoliziotto ed ex funzionario del Sisde Bruno Contrada nell'ambito dell'inchiesta sull'omicidio dell'agente Nino Agostino, ucciso a Villagrazia di Carini il 5 agosto 1989, insieme alla moglie incinta Ida Castellucci; un delitto messo in relazione con il fallito attentato al giudice Giovanni Falcone all'Addaura del 29 giugno dello stesso anno. A disporre la perquisizione e' stata la procura generale diretta da Roberto Scarpinato che ha avocato l'inchiesta dopo la richiesta di archiviazione dei pm.

La Procura Generale di Palermo ha disposto una perquisizione a casa dell'ex numero due del Sisde Bruno Contrada. Gli investigatori al momento si trovano nell'abitazione dell'ex funzionario di polizia. Il provvedimento è stato disposto nell'ambito dell'inchiesta sull'omicidio dell'agente Nino Agostino, ucciso assieme alla moglie a Villagrazia di Carini, nel 1989.

La Procura generale di Palermo ha avocato l'inchiesta dopo la richiesta di archiviazione presentata dai pm del capoluogo. Per l'omicidio sono iscritti nel registro degli indagati i boss  Antonino Madonia e  Gaetano Scotto. Del fascicolo sono titolari il procuratore generale Roberto Scarpinato e i sostituti Domenico Gozzo e Umberto De Giglio. Nei giorni scorsi i magistrati avevano disposto accertamenti su una calibro 38 trovata in un arsenale della mafia in contrada Giambascio, a San Giuseppe Jato, nel 1996. Tra fucili, mitragliatori, munizioni, mine anticarro e congegni elettrici del boss Giovanni Brusca venne sequestrata una pistola che ha attirato l'interesse degli inquirenti.

L'arma, che i boss hanno cercato di alterare e che è stata danneggiata, verrà esaminata dai consulenti della Procura generale, da quelli dei due indagati per il delitto, e dal perito del gip. Gli accertamenti, che dovranno valutare se c'è compatibilità tra la calibro 38 ritrovata e la pistola usata dai killer, verranno svolti nel corso di un incidente probatorio il 18 luglio prossimo.

Il delitto
Il 5 agosto 1989 Antonino Agostino, agente di Polizia alla questura di Palermo, era a Villagrazia di Carini con la moglie Ida Castelluccio, sposata appena un mese prima ed incinta di due mesi. Mentre entravano nella villa di famiglia per festeggiare il compleanno della sorella di lui, un gruppo di sicari in motocicletta arrivò all'improvviso e cominciò a sparare sui due.

I genitori di Agostino, uditi gli spari, andarono a soccorrere il figlio e la nuora ma non c'era più niente da fare: erano entrambi già morti. Quel giorno, Agostino non portava armi addosso. La squadra mobile di Palermo seguì inutilmente per mesi un'improbabile "pista passionale".

La pista
La notte della morte di Antonino Agostino e della moglie, alcuni ignoti "uomini dello Stato" riuscirono ad entrare nell'abitazione dei coniugi defunti e fecero sparire degli appunti che riguardavano delle importanti indagini che stava conducendo Agostino. Ai funerali di Antonino Agostino e Ida Castelluccio, tenutisi il 10 agosto 1989, erano presenti i giudici antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Lo stesso Falcone disse ad un amico commissario, pure presente al funerale: "Io a quel ragazzo gli devo la vita"

Antonino Agostino stava indagando sul fallito attentato dell'Addaura: il 21 giugno 1989 alcuni agenti di scorta trovarono su una spiaggia dell'Addaura un borsone contenente cinquantotto candelotti di tritolo. In quella stessa spiaggia si trovava la villa di Giovanni Falcone, obiettivo del fallito attentato. Sicuramente Agostino aveva scoperto qualcosa di importante su quel borsone-bomba dell'Addaura e per questo è stato eliminato.

Avvocato Contrada: persecuzione giudiziaria continua
"La persecuzione giudiziaria continua", commenta l'avvocato Stefano Giordano, legale di Contrada condannato a 10 anni per concorso in associazione mafiosa. Una condanna "ineseguibile e improduttiva di effetti penali" secondo la Cassazione che il 7 luglio del 2017 ha annullato senza rinvio un'ordinanza della Corte d'appello di Palermo dell'11 ottobre 2016, relativa all'applicabilità di una decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo. 

L'ex superpoliziotto, secondo i giudici di Strasburgo, è stato condannato in Italia per concorso esterno in associazione mafiosa, in base a una "fattispecie criminosa la cui evoluzione interpretativa sarebbe stata il risultato di un controverso dibattito giurisprudenziale, consolidatosi solo successivamente ai fatti oggetto di contestazione e, quindi, la sua applicazione sarebbe stata, per l'imputato Contrada, assolutamente imprevedibile ed incerta". Contrada, che ebbe 10 anni, con una sentenza divenuta irrevocabile il 10 maggio 2007, scontò  gran parte della pena tra carcere e detenzione domiciliare. Il successivo 14 ottobre, quale effetto della sentenza della Cassazione, il capo della polizia ha revocato il provvedimento di destituzione di Contrada.