Gli 80 anni di Ridley Scott
Dalla palestra della tv degli anni sessanta, ai rivoluzionari spot degli anni settanta e ottanta fino ai capolavori per il grande schermo, il maestro inglese, che "festeggia" rompendo il silenzio sul caso Kevin Spacey, continua a essere un longevo e prolifico innovatore dietro la macchina da presa. E nella sua arte non manca un tocco di italianità.
Ridley Scott arriva al traguardo degli ottanta anni nel bel mezzo della tempesta sugli scandali sessuali che sta spazzando Hollywood. Chi frequenta abitualmente le sale cinematografiche avrà già visto l'intrigante trailer che preannunciava la prossima uscita di "Tutti i soldi del mondo", film con Michelle Williams e Mark Wahlberg sul rapimento e la mutilazione di John Paul Getty III per mano della 'Ndrangheta avvenuto a Roma nel 1973. E proprio nel trailer, dietro il pesante make up, si riconosce, inconfondibile, la maschera di Kevin Spacey nella parte di un irremovibile J. Paul Getty. L'ondata di sdegno seguita alle accuse rivolte al grande attore premio Oscar per "I soliti sospetti" e "American Beauty", hanno però convinto lo stesso Scott e la produzione a cancellare letteralmente il volto di Spacey dal film. Il regista dal 20 novembre è dunque impegnato in una corsa contro il tempo per rigirare le scene che includono lo storico petroliere americano con Christopher Plummer al posto del reietto Spacey, sperando di fare in tempo per l'uscita natalizia che la TriStar Pictures non ha inteso posticipare.
Proprio oggi con una intervista esclusiva a Entertainment Weekly Ridley Scott rompe il silenzio sul caso e si assume tutte le responsabilità della decisione: "Mi sono seduto ci ho riflettuto e sono arrivato alla conclusione che no non possiamo. Non si può tollerare un comportamento del genere. Un comportamento che avrebbe colpito il film stesso. E non si può permettere che le azioni di un uomo possano danneggiare il buon lavoro di tutte le altre persone coinvolte. E' semplice." Ed ecco il nuovo trailer con Plummer al posto di Spacey:
Per quanto controversa e in linea con lo spirito dei tempi, una prova ulteriore, se mai ce ne fosse bisogno, dell'energia e della vitalità di un autore sulla breccia ormai da quaranta anni. Il suo primo straordinario lungometraggio, "I duellanti" con Harvey Keitel e Keith Carradine, è del 1977 ma già dal 1962 Scott aveva iniziato a familiarizzare con la macchina da presa quando, come saggio conclusivo dei suoi studi al Royal College of Art - scuola verso cui l'aveva spinto il padre per distoglierlo dalle ambizioni di seguirne le orme nella carriera militare - il giovane Ridley aveva diretto il suo primo cortometraggio in bianco e nero e in 16mm:
Il protagonista del film, in cui compare anche il padre, è un giovanissimo Tony, il fratello minore, anche lui destinato a diventare regista di una certa popolarità tra gli anni ottanta e novanta con pellicole come "Miriam si sveglia a mezzanotte", "Top Gun" che lanciò la stella di Tom Cruise, e "True Romance". La tragica morte per suicidio nel 2012 - era da tempo malato di cancro - sarà un durissimo colpo per Ridley che dal 1995 con il fratello condivideva attraverso la Scott Free Productions un grande lavoro di produzioni cinematografiche e televisive di successo (da "Numb3rs" a "The Good Wife" a "The Man in the High Castle" tratto da "La svastica sul sole" di Philip K. Dick). A lui Ridley dedica quell'anno uno dei suoi film più criticati ma, a parere di chi scrive, più belli tra i suoi ultimi: "The Counselor" con Michael Fassbender e Penelope Cruz, prima sceneggiatura originale firmata da Cormac McCarthy, il romanziere americano autore tra l'altro di "Non è un paese per vecchi" e "La strada".
Le ciminiere e le torri di raffreddamento dell'industria dell'acciaio, tipiche del paesaggio industriale inglese dell'epoca, e caratteristiche della sua prima opera saranno un tema ricorrente nella cinematografia di Scott, così attento al valore della scenografia e dell'ambiente - in particolare quello urbano e post-industriale - in cui si svolge l'azione che nei suoi primi grandi film di successo, "Alien" (1979), "Blade Runner" (1982) e "Black Rain" diventerà protagonista.
Nel 1968 con il fratello Tony, Ridley Scott, che nel frattempo si era già fatto le ossa lavorando in alcuni sceneggiati televisivi della BBC, fonda la RSA, una casa di produzione di spot pubblicitari in cui lavora anche un altro regista inglese che diventerà popolare negli anni ottanta, Alan Parker ("Fuga di mezzanotte", "Saranno famosi", "Pink Floyd - The Wall", "Birdy"). Ed è nell'ambito degli spot televisivi, alcuni dei quali diventeranno pietre miliari, che Ridley Scott lungo tutti gli anni settanta costruirà il suo stile e la sua spettacolare capacità di raccontare attraverso le immagini. La prima pubblicità di successo la firma nel 1973 per il pane Hovis in cui riprende dal primo corto il tema centrale del ragazzo in bicicletta. Lo spot divenne popolarissimo in Inghilterra tanto da essere votato dal pubblico britannico come il più bello di sempre:
La fama di grande regista di commercial divenne internazionale grazie ad alcuni lavori innovativi e seminali per grandi marchi. E' il caso degli spot per Chanel No. 5 il primo dei quali girato nel 1979. Il celebre profumo viveva in quegli anni un periodo di crisi e venne rivitalizzato proprio dalla campagna firmata da Scott che con i suoi seducenti mini-film era decisamente in anticipo sui tempi:
Ma il vero botto Ridley lo fa nel 1984 quando Apple gli affida il lancio in grande stile del Macintosh. Il 22 gennaio durante l'intervallo del terzo quarto di gioco del Super Bowl va in onda "1984" uno spot da un milione e mezzo di dollari in cui l'eroina Apple salva l'umanità dal "conformismo" - quello della IBM allora in competizione per conquistare il nascente mercato dei personal computer. La trasmissione dello spot che si ispira palesemente all'omonimo romanzo di Orwell è considerato un evento spartiacque nella storia della televisione americana e per alcuni analisti la pubblicità ebbe più successo del Mac stesso:
Siamo alla metà degli anni ottanta e Scott si afferma definitivamente come autore riconosciuto. Nei trenta anni successivi, tra alti e bassi al botteghino, sfornerà una serie di film alcuni dei quali rimarranno per varie ragioni scolpiti nella storia del cinema. E' il caso del 'road movie' femminista "Thelma & Louise" (1991) con Susan Sarandon e Geena Davis o del blockbuster "Il Gladiatore" su cui pioveranno ben cinque statuette a cominciare da quella per il protagonista Russell Crowe e al cui successo sarà accreditata negli Stati Uniti una vera e porpia vampata di interesse per la storia di Roma. Accanto a Scott in sala di montaggio per per questa come per la maggior parte delle pellicole dirette da Ridley Scott da "Soldato Jane" (1997) un grande 'editor' italiano trapiantato a Hollywood, Pietro Scalia che nel 2001 vincerà un Oscar per "Black Hawk Down".