Così nasce un boss. Come la 'ndrangheta forma i suoi capi
Questo il racconto di Luigi Bonaventura che dopo aver scalato i vertici della mafia crotonese, ha deciso di collaborare con la giustizia. Le sue dichiarazioni hanno mandato sotto processo e fatto condannare centinaia di mafiosi. Oggi vive in una località segreta. L'intervista di Alfredo Di Giovampaolo
Luigi Bonaventura è stato uno dei primi pentiti di ndrangheta. Ancora oggi uno dei pochi che hanno deciso di uscire da una delle organizzazioni criminali più forti e più violente. Lui non ha scelto di diventare mafioso, ma è nato mafioso. Lo era suo padre, suo nonno (Luigi Vrenna, detto u’ zirru) e probabilmente anche il suo bisnonno. Perché ndranghetista non si diventa, ci si nasce. Poi ci pensa la famiglia a formarti, a farti diventare un perfetto capo mafia.
Come le aziende formano i loro quadri dirigenti, così la ndrangheta forma i suoi boss. Non solo dal punto di vista militare, ma anche e soprattutto sviluppando le attitudini al comando, la capacità di prendere le decisioni giuste e di gestire risorse economiche ingenti. Soldi che le mafie ricavano dai traffici illeciti (estorsioni, vendita di armi, droga…) e che reinvestono in attività legali.
Si inizia a studiare da bambini, finché non si arriva ai vertici della cosca.
Questo il racconto di Luigi Bonaventura che dopo aver scalato i vertici della mafia crotonese, ha deciso di collaborare con la giustizia. Le sue dichiarazioni hanno mandato sotto processo e fatto condannare centinaia di mafiosi. Oggi vive in una località segreta. Lì lo abbiamo incontrato.