Offensiva turca in Siria, l'operazione militare contro i curdi ad Afrin
Nel frattempo, la Francia ha chiesto e ottenuto una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a porte chiuse
Si estende su più fronti l'operazione militare "Ramoscello d'ulivo" che sta colpendo il distretto di Azaz, a est della regione di Afrin, dove l'esercito turco è impegnato in un'offensiva contro le Unità di protezione del popolo curdo (YPG), legate al partito siriano dell'Unità democratica (PYD), considerate da Ankara organizzazioni terroristiche. Con il beneplacito di Mosca, le operazioni militari si stanno concentrando sul cantone nord occidentale di Afrin, situato sul territorio siriano, abitato in maggioranza da curdi. Si tratterebbe di una guerra lampo, secondo il premier turco Binali Yildirim, "limitata a creare "zona di sicurezza", con una profondità di circa 30 km, dal confine turco siriano. Ankara afferma di aver preso come obiettivi soltanto quelli che definisce "terroristi" e ha accusato le YPG di "fare propaganda".
Alla dicitura di intervento 'limitato', al quale il governo turco fa riferimento, segue un messaggio per tranquillizzare gli investitori stranieri in Turchia. "L'operazione militare in corso nella regione siriana di Afrin avrà un impatto molto limitato sull'economia e sul bilancio della Turchia. I nostri investitori dovrebbero stare tranquilli, poiché l'impatto sarà limitato, l'operazione sarà breve e il rischio di terrorismo per la Turchia diminuirà", ha dichiarato il vice primo ministro turco Mehmet Şimşek.
I Curdi rispondono con un comunicato
"Il popolo curdo in tutte le parti del Kurdistan, in particolare nel Kurdistan settentrionale (la Turchia sudorientale) e nella diaspora dovrebbe sostenere la resistenza ad Afrin", si legge in un comunicato. "Tutti i popoli della Siria, in particolare quelli arabi, curdi, assiri e turkmeni che vivono nella Federazione democratica della Siria settentrionale dovrebbero vedere questo attacco come rivolto anche contro di loro e dovrebbero partecipare alla resistenza di Afrin".
Militari turchi già penetrati in Siria
Le Forze Armate turche insieme ai ribelli dell'Esercito libero siriano (Els) continuano a bombardare le zone della Siria nordoccidentale nonostante gli appelli alla moderazione arrivati da più parti. Il giornale Habertürk ha riferito che le truppe hanno attraversato il confine tra Turchia e Siria e sono riusciti a penetrare per otto chilometri in direzione di Afrin, dove - secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani - vivono oltre 500 mila persone.
La posizione americana
Il segretario di Stato americano Rex Tillerson ha espresso preoccupazione e invitato "alla moderazione tutte le parti". Al contempo, il segretario Usa ha riconosciuto la legittimità dell'azione turca: "Riconosciamo pienamente il legittimo diritto della Turchia di proteggere i propri cittadini dagli elementi terroristici che potrebbero lanciare attacchi contro i cittadini turchi in territorio turco dalla Siria", ha detto prima di chiedere "a tutte le parti di esercitare moderazione e ridurre al minimo l'impatto sui civili". "Gli Stati Uniti sono in Siria per sconfiggere l'Isis. L'abbiamo fatto con i partner della coalizione e le forze democratiche siriane (SDF)", ha ribadito il capo della diplomazia Usa durante un incontro a Londra con il suo omologo britannico Boris Johnson. L'SDF è un'alleanza di combattenti curdi e arabi impegnati nella guerra contro i jihadisti, dove la loro componente principale è la milizia curda delle Unità di Difesa del popolo (YPG), che Ankara, un altro alleato di Washington, considera un gruppo terroristico.
Dopo Afrin toccherà a Manbij
La Turchia non farà "marcia indietro" ha affermato il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, dopo l'avvio della nuova offensiva in Siria contro l'enclave curda di Afrin. "Una volta ripresa la roccaforte, toccherà al Manbij", ha aggiunto Erdogan citato dai media locali.