>>>ANSA/ Scoperta rete pedofili, anche giudice e due insegnanti

Dieci arresti, 47 indagati. Pure infermiere e allenatore calcio
19:05 - 13/10/2017 




(di Jacopo Valenti) (ANSA) - TRENTO, 13 OTT - Un giudice di corte d'appello, due insegnanti, un allenatore di una squadra giovanile e un infermiere: sono alcune delle persone insospettabili coinvolte in un'inchiesta della polizia postale contro la pedofilia su internet, che ha portato complessivamente a 10 arresti e 47 indagati. L'avvio delle indagini parte dall'arresto di un uomo di 38 anni, M.M, residente in val Pusteria, in Alto Adige, nel febbraio 2016.

L'uomo era stato trovato in possesso di 4 terabyte di materiale digitale (sia immagini che video), con esibizioni pornografiche di minorenni, di età compresa tra i 3 ed i 12 anni. Le dichiarazioni rese dall'arrestato, che ha detto di aver scaricato i file dalla navigazione in internet da soggetti dei quali non era in grado di indicare generalità o ulteriori elementi utili alla loro identificazione, hanno insospettito gli investigatori informatici della Polizia, i quali hanno individuato tra le prove digitali un utilizzo massiccio di connessioni internet criptate Voip, oltre ad una rubrica composta da numerose decine di contatti.

Gli investigatori, attraverso l'utilizzo di particolari software, sono riusciti a ricostruire a posteriori un'enorme quantità di conversazioni dalle quali è emersa la morbosità degli interlocutori nei confronti di pratiche sessuali con minorenni. L'uomo - sostengono gli inquirenti - sarebbe il fulcro di una rete con oltre un centinaio di contatti. In alcune occasioni si è anche presentato come madre di una bambina minorenne, affermando di essere attratto sessualmente da bambini in tenera età e offrendo, agli interlocutori, materiale pedopornografico. L'indagine si è quindi allargata, dal momento che le persone con cui l'altoatesino ha intrattenuto rapporti telematici sono residenti in tutto il Paese: Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Abruzzo, Puglia, Campania, Sicilia e Sardegna.

L'indagine, denominata 'Black Shadow', coordinata dal pubblico ministero di Trento, Davide Ognibene, ha portato alla segnalazione di 47 persone. Tra i nomi emersi nel corso delle indagini anche quello del giudice Gaetano Maria Amato, 58 anni, in servizio alla Corte d'Appello di Reggio Calabria (il Csm lo ha sospeso dalle funzioni e dallo stipendio e collocato fuori ruolo), che il 2 ottobre scorso è stato arrestato dalla polizia di Messina per pornografia minorile. Gli investigatori della polizia postale avrebbero documentato contatti chat del giudice con uno degli indagati dell'operazione 'Black Shadow', fra giugno 2014 e settembre 2015. L'accusa nei suoi confronti riguarda la detenzione e la diffusione di materiale pedopornografico, reato che si sarebbe consumato a Messina, da qui la competenza della magistratura della città dello Stretto che ne ha chiesto e ottenuto l'arresto. Il magistrato, che è tuttora detenuto, avrebbe ammesso parzialmente i fatti contestati, nel corso dell'interrogatorio di garanzia davanti al gip. Il suo legale, l'avvocato Salvatore Silvestro, ha presentato ricorso al Tribunale del riesame che sarà discusso lunedì. Al centro dell'inchiesta la vita privata di Amato, e non la sua attività di magistrato, che presta servizio alla sezione penale della Corte d'appello di Reggio Calabria dal gennaio di quest'anno, mentre in precedenza era stato alla sezione civile. (ANSA).


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