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8 agosto 2023

Storia, miti e leggende della Calabria e del Sud

San Domenico di Guzmàn, protettore degli astronomi e fondatore dei Predicatori. La luce, il fuoco, le fiaccole e la leggenda del cagnolino


L’8 agosto la Chiesa cattolica celebra San Domenico di Guzmán, riconosciuto come protettore degli astronomi, degli oratori e delle cucitrici, uno dei santi più venerati e popolari del Cristianesimo, tra i pochissimi citati da Dante nella Divina Commedia, patrono e protettore di innumerevoli città e paesi.

Il nome, che deriva dal latino domìnus, signore, e significa consacrato a Dio, fin dal IV secolo è uno dei più usati in Italia sia al maschile che al femminile, soprattutto dal Duecento in poi grazie alla figura di San Domenico di Guzman, fondatore dei Domenicani.

San Domenico di Guzmán nacque in Spagna, esattamente a Caleruega, in Castiglia, nel 1170. Contemporaneo di San Francesco d’Assisi, con cui condivise l’ideale della povertà e della predicazione del Vangelo, San Domenico ebbe un ruolo essenziale nella lotta contro l’eresia.

Come San Francesco si spogliò dei suoi averi e, dopo aver completato gli studi, fu ordinato sacerdote entrando tra i Canonici Regolari della cattedrale di Osma, in Spagna. Fu durante un viaggio in Danimarca, al seguito del vescovo Diego, che incontrò il movimento ereticale dei Càtari, che predicavano una vita austera e povera contro il lusso e gli eccessi del Clero del tempo e venne in contatto anche con le popolazioni pagane dell’Europa nord-orientale, tanto da chiedere a Papa Innocenzo III di potersi dedicare alla loro evangelizzazione.

Il Pontefice lo invitò a predicare tra i Càtari di Linguadoca, nel Sud della Francia, dove Domenico rimase per oltre dieci anni, portando avanti un’intensa attività missionaria. Il giovane sacerdote aveva capito l’importanza della riconciliazione tra i movimenti ereticali e la Chiesa, e consapevole dei valori che gli eretici predicavano (che avevano, tra l’altro, ampio consenso tra il popolo) decise di ‘combatterli’ con le loro stesse armi: povertà e austerità di vita. A questi aggiunse il valore della cultura, strumento indispensabile per conoscere Dio e riflettere sulla Fede.

Secondo la tradizione nel 1212, come racconta il beato Alano della Rupe, ebbe una visione in cui la Vergine Maria gli consegnava il Rosario, l’arma suprema nella lotta all’eresia e da allora che la coroncina divenne una delle preghiere mariane più importanti della Chiesa.

Nel 1216 fondò l’Ordine dei Predicatori detti anche Domenicani, con l’approvazione del papa Onorio III basato su alcuni punti fondamentali: predicazione, studio, povertà mendicante, vita comune, legislazione, distribuzione geografica e spedizioni missionarie. Ciò che li distingueva dagli altro ordini era lo studio incessante e l’istruzione dei religiosi, tanto che molti dei monaci predicatori, per portare avanti la loro missione, furono inviati nei centri universitari più importanti del tempo, Parigi e Bologna in primis e i conventi domenicani divennero veri e propri luoghi di cultura importanti.

San Domenico di Guzmán si spense il 6 agosto del 1221 a Bologna, città che conserva le sue spoglie nella basilica a lui dedicata. Nonostante i contrasti con i suoi confratelli che tentarono di ostacolarne il culto, fu proclamato santo nel 1234 e celebrato da allora ogni anno prima il 4 agosto e poi, più di recente, l’8 agosto.

Tante le feste dedicate al Santo predicatore, ma una delle più belle è quella delle Luminarie di Praiano, in provincia di Salerno. Si tratta di una festa popolare devozionale risalente agli inizi del XVII secolo, quando una comunità di domenicani da Napoli su trasferì in quei luoghi e vi fondò un convento, legata ad una leggenda che ha come protagonista la mamma di san Domenico.

Si narra infatti che, poco prima di darlo alla luce, sognò un cagnolino con una fiaccola in bocca che incendiava il mondo, l’immagine della vita del santo che avrebbe propagato la Parola di Dio. Per questo la luce e il fuoco che la genera è diventata l’elemento simbolico della festa: decine di migliaia di lumini di cera si accendono su piazzette, terrazze, finestre e strade nei pressi del convento di Santa Maria a Castro per i cinque giorni della fantasmagorica festa del piccolo borgo.

Annamaria Persico (articolo già pubblicato su Reportage l’8 agosto 2018) 


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