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Limido, intervista shock al neonazi: "La Procura fa propaganda". E "conti in sospeso" col giornalista minacciato

Uno degli striscioni neofascisti contro l'inviato di Repubblica, Paolo Berizzi 
Il capo della Comunità Militante dei Dodici Raggi (Do.Ra.), formazione antisemita di Caidate, parla a "La Provincia di Varese". Due giorni dopo l'operazione della Digos di Varese che ha portato al sequestro della sede del gruppo e alla denuncia per tentata "ricostituzione del partito fascista"
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"Sono nazista, sono fascista, sono nazionalsocialista". I toni sprezzanti, di sfida verso lo Stato e la magistratura. E contro l'informazione. In particolare contro l'inviato di "Repubblica" Paolo Berizzi, già oggetto di minacce e atti intimidatori per i servizi e le inchieste svolte in questi anni sui Do.Ra. (minacce che adesso la Procura di Busto Arsizio contesta come reato al sodalizio neonazista e al suo capo).

Due giorni dopo l'operazione della Digos di Varese  - che ha portato al sequestro della sede del gruppo e alla denuncia nei confronti suoi e di altri quattro militanti per tentata "ricostituzione del disciolto partito fascista" - parla Alessandro Limido, presidente della Comunità Militante dei Dodici Raggi (Do.Ra.), la formazione neonazista e antisemita con sede a Caidate finita nel mirino della magistratura e del Viminale.

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In un'intervista shock al quotidiano "La Provincia di Varese", Limido, figlio dell'ex calciatore della Juventus Bruno Limido, va a ruota libera. Ricostituire il partito fascista? "Magari! E' un sogno. Ma oggi è impossibile. Non è la volontà che ci manca - afferma il naziskin varesotto -. Ma non c'è un seguito". Limido rivendica con orgoglio la sua ideologia, la stessa dei militanti di Do.Ra. "Tutto vero. Siamo nazisti, fascisti, nazionalsocialisti. Ma non ci siamo mai nascosti, siamo sempre stati alla luce del sole".

E' dal 2012 che Do.Ra. fa propaganda razzista e promuove iniziative (sia web che sul territorio)  che si ricollegano all'ideologia fascista e nazista (le feste per l'anniversario della nascita di Adolf Hitler, la commemorazione dei soldati tedeschi caduti sul monte San Martino a Varese, la richiesta di scioglimento dell'Anpi). "Siamo anti sistema - dice Limido -. Nessuno di noi si è mai candidato e, a differenza di CasaPound e Forza Nuova, non saremo in nessuna lista".

Poi l'affondo contro lo Stato e la magistratura. E la sfida. "L'operazione della polizia e l'indagine della Procura? Solo propaganda. Hanno pagato 15 persone, 15 poliziotti specializzati per indagare su di noi. Che ci arrestino pure. Il carcere non ci ha piegati in passato. Non ci piegheranno nemmeno adesso".
Alla domanda sulle minacce contro Paolo Berizzi (striscioni esposti in strada, scritte e messaggi ai quali si sono aggiunti quelli di un'altra formazione neonazista, il Manipolo d'Avangardia Bergamo - MAB -  gemellato con Do.Ra., e un atto intimidatorio sotto l'abitazione del cronista poi finito sotto tutela, ndr) Limido risponde così: "Se avessimo voluto punire Berizzi in qualche modo non gli avremmo rigato l'auto (il riferimento è all'atto vandalico finito nel fascicolo della Procura: una svastica, un crocifisso e il simbolo SS incisi nella carrozzeria dell'auto, ndr). Sono abituato così: se hai un conto in sospeso con me ti trovo, e trovare Berizzi non era così difficile, e ti affronto. Non è successo. Non siamo stati noi. Non gli avremmo rigato la macchina, al contrario. Lo avrei trovato e affrontato faccia a faccia...". 

Infine un accenno alle prossime iniziative. In risposta all'indagine della Procura durante la quale sono state sequestrate armi, svastiche e materiale di propaganda nazista. "Ci stiamo organizzando per una manifestazione, non posso dire altro", conclude Limido. Le indagini svolte su Do.Ra. dalla Digos potrebbero portare nei prossimi giorni a nuovi sviluppi giudiziari.

"Il leader dell’organizzazione nazifascista Do.Ra, torna a ribadire non velate minacce al giornalista Paolo Berizzi, esponendo il suo folle programma di ricostituire un partito che si ispiri ai valori del nazismo. Evidentemente è la sua risposta al provvedimento di sequestro della loro sede. Sono certo che la magistratura non potrà in alcun modo evitare di intervenire", dichiara il deputato dem Emanuele Fiano.

"Siamo certi che le istituzioni del nostro Stato non si faranno intimidire, così come i giornalisti di Repubblica a partire da Berizzi, a cui deve essere assicurata la più ampia garanzia di tutela e di libertà nell'esercitare il proprio mestiere di giornalista", così il leader di SI, Nicola Fratoianni.