Cronaca

Un alunno su dieci è figlio di immigrati. Ottocentomila bambini orfani dello "ius soli"

Studio della Fondazione Moressa: nell'anno 2016-2017 gli alunni stranieri erano il 9,4%. Un aumento del 44% in dieci anni. Record a Prato

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Cresce il “popolo dello ius soli”, si moltiplicano le nazionalità tra i banchi di scuola. L’Italia si fa sempre più multietnica. Lo dicono i numeri, al di là dei ritardi della politica e dei vuoti legislativi. Oggi nel nostro Paese, un alunno su dieci è figlio di immigrati. Ma è un esercito di bambini senza cittadinanza. Sono sempre di più infatti i ragazzi e le ragazze possibili beneficiari della mancata riforma dello ius soli: oggi sarebbero ben 825mila.
 
Lo studio
Gli alunni stranieri. A fotografare i “nuovi italiani” è uno studio della Fondazione Leone Moressa. A partire dagli alunni stranieri, che nell’anno scolastico 2016-2017 sono 826.091, pari al 9,4% del totale. Negli ultimi 10 anni, il loro numero è aumentato di ben il 44%, mentre quello degli italiani è diminuito del 5,7%.  L’incidenza dei figli di immigrati è più alta nelle scuole di grado inferiore: nella scuola dell’infanzia e nella primaria supera il 10%. Interessante notare i nati in Italia: mediamente il 61%, ma più numerosi nella scuola dell’infanzia (85%) e nella primaria (73%). Quasi un alunno straniero ogni cinque proviene dalla Romania (19%). Seguono Albania e Marocco. Quarti si piazzano i ragazzi cinesi.
 
Il record di Prato
 A livello provinciale, in termini assoluti le grandi città sono quelle con più alunni stranieri (Milano, Roma, Torino). Più significativa però l’incidenza sul totale: il massimo si registra a Prato dove uno studente ogni 4 è straniero. In questa graduatoria rientrano quasi tutte le province della pianura padana, comprese tra Lombardia ed Emilia. A livello regionale, il maggior numero di alunni stranieri si concentra in Lombardia (208mila). Seguono Emilia Romagna e Veneto, con oltre 90mila ciascuno. In genere, quasi tutte le regioni del Centro-Nord presentano un’incidenza superiore all’11%, mentre alcune del Sud scendono sotto il 3%. 
 
Gli “orfani” dello ius soli. La scorsa legislatura si è conclusa senza che il Senato ratificasse la cosiddetta “riforma in materia di introduzione dello ius soli”, già approvata alla Camera nell’ottobre 2015. La normativa italiana sulla cittadinanza rimane così una delle più rigide d’Europa, riconoscendo lo status di cittadino ai figli degli emigranti residenti all’estero, ma non ai figli degli immigrati nati in Italia. La mancata riforma avrebbe ribaltato questo principio, concedendo il passaporto tricolore ai “nuovi italiani”. La Fondazione Moressa già nel 2017 aveva calcolato i potenziali beneficiari della riforma in circa 800mila. Secondo i dati 2018, quella stessa riforma avrebbe oggi un impatto maggiore: 825mila minori beneficiari immediati, più circa 58mila nuovi beneficiari ogni anno.