Cronaca

Migranti: a Ceuta, l'altra frontiera tra Europa e Africa. "Basta lame sulle barriere"

L'enclave spagnola in Marocco presa d'assalto da migliaia di persone in arrivo dai Paesi africani. Ma ora il governo socialista eliminerà le "concertinas", spesso letali
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CEUTA (SPAGNA) - Nella nebbia, si raccolgono i cadaveri nel mare. Nella notte, si cercano quelli che provano a "dar el salto", scavalcando le barriere anti invasione dei marocchini e degli spagnoli, per sbucare finalmente in Europa, una terra promessa più matrigna che madre. Pochi riescono, subito li portano in ospedale e subito dopo in un centro di detenzione, pronti da espellere in Niger, o Mali, o Darfur, perché tutta l'Africa subsahariana sta per dare l'assalto alla Spagna, siamo solo agli inizi. Questo succede in Marocco, nelle due città enclave spagnole, due fortini sporti sul mare: Ceuta e Melilla, una guarda Gibilterra, l'altra è 382 chilometri a est, vicino a Orano. Ma a Ceuta forse è peggio, e la gente si è quasi abituata a veder galleggiare corpi di migranti, "affogano perché sono negros", e los negros - dicono qui in Andalusia - non sono capaci di nuotare. La settimana scorsa "ci hanno provato in otto, uno è morto, gli altri ce l'hanno fatta", dice Juan P., uno troppo in vista in città per dare il suo nome vero, ma spiega "la vergogna che oggi proviamo, veder morire così tanta gente intorno a noi". Nessuno sa bene cosa succederà e cosa fare, se non il ministro dell'Interno spagnolo, Fernando Grande-Marlaska, giovedì scorso ha fatto un annuncio storico: "Farò tutto il possibile perché si possano eliminare "las concertinas" dalle barriere. E sul punto concertinas - una parola dal suono leggero e infantile - si sono concentrate le angosce di tutti. Traduzione letterale: fisarmoniche. Dal vero, strutture tubolari di acciaio, rigide, armate di lame affilate, praticamente insormontabili, fissate come sono in cima alle barriere, se uno anche riesce a superare i vari ostacoli, arrivate a quelle bisogna avere molto coraggio, o niente da perdere. A meno di non essere capaci di volare oltre i 6 metri, o di aver indosso una corazza di acciaio, in una città che vive come nel Medioevo, i fossati, le torri di avvistamento, le pattuglie, e anche i civili hanno molti cani, più pitbull che cagnetti da borsa, il nemico fa paura ed è a pochi metri da chi vorrebbe solo godersi i turisti, benedetti che sono, o cinici, o ignoranti di quanto succede qui.

Il ministro vuole togliere le concertinas perché sono vere armi da offesa, e nel nuovo corso del governo Sanchez ci sta, una misura così (e ci sta anche l'annunciato ritorno del servizio sanitario universale, cioè pubblico e gratuito per tutti, compresi i migranti). La settimana scorsa due hanno tentato il salto e ci sono anche riusciti, sono scattate le sirene e i fari hanno illuminato la scena: uno aveva rotti tibia e perone, ma era anche pieno di tagli che schizzavano sangue. L'altro aveva i tendini delle mani recisi, cioè mani inservibili forse per sempre. Non bastano gli stracci con cui si coprono per salire, o le scale fatte di legni e di rami, come facevano i Britanni sul vallo di Adriano. Questi sono gli effetti delle concertinas, che ora la Spagna cerca di eliminare dalla sua storia. Le sostituirà con qualcosa, ma se è vero che le tolgono, è sicuro che nei prossimi tempi migliaia di "negros" daranno l'assalto alle barriere, come è successo anche l'estate scorsa: in mille sono entrati infilandosi semplicemente in uno dei varchi di sorveglianza e prendendo di sorpresa la polizia, poi li hanno presi espulsi ed è finita lì, giusto il tempo di baciare la terra e farsi una foto ricordo.

Ora, tutti sono istericamente preoccupati, a cominciare dai sindacati di polizia, che chiedono più telecamere, infrarossi, truppe, in un posto "già molto militarizzato, ovunque caserme e fili spinati, controlli, non si può vivere così, ci sentiamo sotto assedio", dice Juan. E anche molte bandiere della Spagna alle finestre, nella sfida con quelle rosse del Marocco, due reami che si fronteggiano e non riescono a far niente di sensato per la massa di barbari che preme alle loro porte d'acciaio. Tutti temono l'"effecto llamada", il richiamo che la fine delle lame taglienti avrà sui neri che vivono nei boschi là fuori, come animali selvatici. Abdelilah, cittadino spagnolo di origine marocchina: "Tutti i governi africani sono corrotti, e rubano. Se uno ha da mangiare e da dormire, sta a casa sua, no?". "È un fenomeno che non si può fermare. Sono poveri, pronti a tutto pur di passare", dice Juan. Fuori Tangeri ci sono accampamenti di migliaia di persone, che aspettano il momento giusto, via mare o via terra. Nel barrio de Boukhalef pure. E vicino a Melilla, 3mila persone vivono o sopravvivono nella sierra di Nador, dove ogni tanto la polizia marocchina fa retate e distrugge le baracche nella foresta. 

A Benzù, l'altra punta di Ceuta, il mare è profumato ma non invitante, se non per i turisti del nord Europa che non temono il bagno nella stessa acqua che ha appena lavato dei cadaveri. La montagna sopra si chiama "La mujer morta", sotto c'è il cimitero islamico, infine le file di barriere scintillanti, affilate come i cocci di bottiglia, meno poetiche. Nella parte del Marocco, garitte pitturate di rosa, e le tende verdi e blu dell'esercito. "I marocchini sono molto duri con i migranti. Primo: sparano, mentre noi spagnoli non lo facciamo. Secondo: usano le fruste, catturano quegli uomini e se li portano via a calci". A Billioni la frontiera entra nel mare per parecchi metri, questo è il punto dove molti tentano il passaggio. La torre della Guardia Civil sorveglia il mare di competenza, dall'altra parte una spiaggia deserta, casette colorate, biancheria che sbatte nel vento, donne con l'abaya lungo fino ai piedi. 

Anche venerdì scorso c'era vento ma da levante, qui nello Stretto, quindi gran nebbia e in quella nebbia, in sole 11 ore, il Salvamento Maritimo ha tirato su 471 persone vive e 4 morte, distribuite su 57 "pateras", vecchi gommoni ottimi per affondare. E nelle stesse ore nel mare de Alboràn altre pattuglie più un elicottero militare hanno salvato 211 persone, di cui due bebè. Totale, 682 persone, più di quelli dell'Aquarius, ormai pronta all'approdo a Valencia. Ma ieri a Ceuta erano tutti contenti, nonostante le navi rosse del Salvamiento fossero fuori in cerca dei vivi e dei morti. Città piena, gran sole, si festeggia la Virgen de Africa, statua antica donata dai re del Portogallo alla città-fortezza riconquistata all'Islam. Protegge questa Frontera del Sur, più che l'Africa, con una certa aria corrucciata, e un cadavere steso sulle ginocchia.