Cronaca

Migranti, l'Unhcr: "2500 migranti riportati in Libia in 7 giorni"

E mentre Salvini insiste sulla linea dura, in questi giorni in zona di ricerca e soccorso non ci sono più navi delle Ong: a pattugliare decine di chilometri di costa restano solo le poche motovedette della Guardia costiera libica

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ROMA. Sono sempre di più i migranti che rischiano di morire tentando inutilmente di lasciare la Libia: secondo l'ultimo rapporto settimanale dell'Unhcr in Libia, i migranti riportati a terra in Libia sono "in drammatico aumento". Nell'ultima settimana, dal 21 al 28 giugno, 2.425 persone intercettate in operazioni di salvataggio in mare sono state sbarcate in Libia. Il picco è stato toccato il 24 giugno, quando sono tornati in Libia quasi mille migranti salvati in un solo giorno.

Altri numeri che danno la portata della drammatica situazione in atto li fornisce Christine Petrè, la portavoce per la Libia dell'Oim, l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni: sarebbero in tutto più di diecimila i migranti salvati o bloccati dalla Guardia costiera libica attualmente rinchiusi in 20 centri di detenzione in condizioni estreme, tra il sovraffollamento delle strutture e l'ondata di afa che nel Paese sta facendo registrare temperature di oltre 40 gradi.

Il governo italiano, intanto, continua la linea dura nonostante l'ondata di orrore per l'ultima tragedia in mare in cui sono morti i tre bimbi con le tutine rosse: i loro corpi, ritratti in una terribile fotografia che ha fatto il giro del mondo, pesano sulle coscienze ma non inducono il governo a smussare la linea politica apertamente ostile alla collaborazione offerta dalle navi delle Ong.  "I porti per chi traffica esseri umani sono e resteranno chiusi. Oggi - ha detto il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, parlando coi giornalisti a Pontida - c'è una terza nave che prenderà la via di un altro paese; e ce ne saranno anche una quarta una quinta e così via".
 
Davanti alla Libia, intanto, non ci sono più navi di Ong. Nel lungo tratto di mare da Zuara a Garabulli, dove si concentrano le partenze dei gommoni portati in mare dai trafficanti di esseri umani, resta solo il pattugliamento delle motovedette della Guardia costiera libica, largamente insufficienti a garantire la salvezza dei migranti spinti a sfidare il mare di notte proprio per non essere intercettati.
 
Le ultime navi delle Ong a lasciare l'area sono le due imbarcazioni della catalana Proactiva, la Open Arms e il veliero Astral. La prima sta navigando verso Barcellona, che ha concesso un approdo dopo che Malta e Italia hanno negato lo sbarco, con i 59 migranti salvati in mare ieri: dovrebbe approdare mercoledì. E viaggia verso Barcellona anche la Astral, con a bordo 4 europarlamentari tra cui l'italiana Eleonora Fiorenza, eurodeputata di Rifondazione comunista.
 
Aquarius, la nave di Sos Mediterranee a bordo della quale collaborano i dottori di Medici Senza Frontiere, attualmente è in Francia dopo che Malta ha rifiutato di concedere il porto per gasolio e cambusa. Ma presto tornerà in area Sar: "Con gli stati europei che si ostinano nel far prevalere le considerazioni politiche sulle vite umane, la Aquarius si prepara a riprendere il mare il più presto possibile", spiega la Ong secondo cui potrebbe salpare mercoledì.
 
Sono invece bloccate a Malta altre 3 navi umanitarie: la Seefuchs e la Sea Watch 3, delle Ong Sea Eye e Sea Watch; e la Lifeline, l'imbarcazione della Ong tedesca entrata a La Valletta con a bordo 200 migranti dopo 8 giorni di trattative: il suo comandante, Carl Peter Reisch è indagato per aver disobbedito agli ordini della Guardia costiera italiana e per "irregolarità" della nave.