TRENTO. L'esempio, la linea, che parla di solidarietà e accoglienza l'ha data una signora ottantenne di Arco, in Trentino. E ha fatto subito scuola, tanto che da oggi sono in tanti davanti al Duomo di Trento, a rotazione, a tenere, come lei un cartello tra le mani con il loro nome e la scritta: "Io sto dalla parte dei migranti".
"Perche non tutti gli italiani sono come Salvini", spiega Giusi Campisi, artista torinese che lavora a Trento e che ha avuto l'idea di trasformare l'iniziativa della ottantenne di Arco in una staffetta di solidarietà, in una iniziativa che dovrebbe durarare fino alla metà di agosto.
Domenica scorsa una signora di 83 anni di Arco si è infatti portata da casa una sedia e l'ha piazzata davanti alla chiesa organizzando un sit in a modo suo. Si è seduta tenendo in mano un cartello dove aveva scritto: "Io cristiana dico sì ai migranti, nel mio paese e nella mia casa" ed è rimasta due ore a mostrarlo. Sorridente ma decisa, con la pazienza dell'età e di chi ne ha viste tante ma non dimentica. "si ricorda del fascismo e delle leggi razziali anche se era bambina" dice chi la conosce.
Lei è stata la prima, ora la staffetta. "L'idea è quella dei piccoli presidi, due o tre volte alla settimana - spiega Giusi Campisi - e chiunque può prendere un cartello, scrivere il proprio nome. Alcuni hanno messo anche il cognome. L'obiettivo è rompere il silenzio, prendere la parola dentro a una comunicazione che amplifica solo le parole di Salvini. Sembra che gli italiani siano tutti così, ma non è vero".
"Perche non tutti gli italiani sono come Salvini", spiega Giusi Campisi, artista torinese che lavora a Trento e che ha avuto l'idea di trasformare l'iniziativa della ottantenne di Arco in una staffetta di solidarietà, in una iniziativa che dovrebbe durarare fino alla metà di agosto.
Domenica scorsa una signora di 83 anni di Arco si è infatti portata da casa una sedia e l'ha piazzata davanti alla chiesa organizzando un sit in a modo suo. Si è seduta tenendo in mano un cartello dove aveva scritto: "Io cristiana dico sì ai migranti, nel mio paese e nella mia casa" ed è rimasta due ore a mostrarlo. Sorridente ma decisa, con la pazienza dell'età e di chi ne ha viste tante ma non dimentica. "si ricorda del fascismo e delle leggi razziali anche se era bambina" dice chi la conosce.
Lei è stata la prima, ora la staffetta. "L'idea è quella dei piccoli presidi, due o tre volte alla settimana - spiega Giusi Campisi - e chiunque può prendere un cartello, scrivere il proprio nome. Alcuni hanno messo anche il cognome. L'obiettivo è rompere il silenzio, prendere la parola dentro a una comunicazione che amplifica solo le parole di Salvini. Sembra che gli italiani siano tutti così, ma non è vero".