Cronaca

Nave Diciotti, la Farnesina chiede alla Commissione europea di risolvere il caso. Salvini: "L'Europa ci aiuti o rimanderemo migranti in Libia".

Appello al presidente della Repubblica Mattarella da parte di Leu e di alcuni esponenti della società civile

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ROMA. La Farnesina ha formalmente investito della questione della nave Diciotti la Commissione europea, "affinché provveda  - si legge in una nota - a  individuare una soluzione in linea con i principi di condivisione tra gli Stati membri dell'Unione Europea, concordati al Consiglio Europeo di giugno 2018, con riferimento ai flussi migratori. In coerenza con le dette conclusioni del Consiglio Europeo, il Governo italiano ritiene indispensabile che la Commissione assuma direttamente l'iniziativa, vocata a individuare i Paesi UE disponibili ad accogliere, per effettuare i necessari controlli, le persone salvate in mare".

L'iniziativa del ministero degli Esteri arriva dopo la sfida lanciata all'Europa dal ministro dell'Interno, Salvini, che ha minacciato di riportare in Libia le persone recuperate in mare: "O l'Europa decide seriamente di aiutare l'Italia in concreto, a partire ad esempio dai 180 immigrati a bordo della nave Diciotti, oppure saremo costretti a fare quello che stroncherà definitivamente il business degli scafisti. E cioè riaccompagnare in un porto libico le persone recuperate in mare".

Il ministro però omette di dire che, come ricordato più volte dalla Commissione europea, nessuna nave di un paese membro può riportare migranti in Libia perché violerebbe la Convenzione di Ginevra che vieta i respingimenti e perché la Libia non è considerato porto sicuro.

 Le opposizioni reagiscono duramente. Nicola Fratoianni di Leu chiede l'intervento di Mattarella. " Ci rivolgiamo con rispetto al Presidente della Repubblica perchè si faccia promotore di un'iniziativa nei confronti dell'esecutivo che esiga il rispetto della Costituzione e dei trattati internazionali che l'Italia ha sottoscritto". E al Capo dello Stato è rivolta la lettera aperta sottoscritta da Claudio Fava, deputato di Leu, dall'ex sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini, dal medico Pietro Bartolo e da Francesco Viviano, uno dei promotori del comitato "Magliette rosse". "Impedire che una nave della nostra Marina militare porti a termine una missione di dovuto soccorso di 177 naufraghi rappresenta un vulnus istituzionale e civile che chiama in causa, e mette in discussione, le sue prerogative come Capo dello Stato e comandante in capo delle forze armate. Le chiediamo di intervenire e di pretendere che la guardia costiera possa attraccare a Lampedusa non solo per sentimento di umana solidarietà ma per evitare che un eventuale respingimento in Libia pesi come un'onta irrimediabile non solo su chi l'ha autorizzata ma sull'intero paese".  

"Ricatto criminale - dice Pippo Civati, fondatore di Possibile - Rispedire in Libia i migranti, ora a bordo della Diciotti, sarebbe l'atto peggiore di un governo che ha già calpestato i diritti umani. Il principio di non respingimento è sancito dalla Convenzione di Ginevra e garantisce che nessuno possa essere trasferito in Paesi dove la sua vita è a rischio. Senza dimenticare che è contro la Costituzione italiana su cui ha giurato".
Per il Pd parla il senatore Edoardo Patriarca: "Riportare i migranti della Diciotti in
Libia come vorrebbe Salvini sarebbe un vero respingimento. A bordo di quella nave ci sono donne e bambini, il governo non può voltarsi dall'altra parte".

Il post di Salvini è arrivato all'ora di pranzo qualche ora dopo quello del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli che, con toni aspri aveva chiesto all'Europa di farsi carico dei 177 migranti della nave Diciotti, al suo quarto giorno di permanenza in rada davanti a Lampedusa.

"Diciotti - scrive Toninelli su Facebook, abbozzando una difesa d'ufficio della nave della Guardia costiera italiana finita nel mirino per il suo contestato intervento in zona Sar maltese - dimostra che l'Italia non si tira mai indietro quando si tratta di salvare vite umane. Il comportamento di Malta è ancora una volta inqualificabile e meritevole di sanzioni. L'Ue si faccia avanti e apra i propri porti alla solidarietà, altrimenti non ha motivo di esistere".

Toninelli, dunque, chiede sanzioni per Malta per non aver soccorso il barcone sul quale viaggiavano i 177, poi presi a bordo dalle motovedette italiane. Malta contrattacca accusando la nostra Guardia costiera di un'interferenza illegittima e di un soccorso immotivato visto che, a detta dei maltesi, quel barcone non era in difficlltà e non voleva essere soccorso.

Proprio ieri, annunciando di aver recuperato i 61 migranti che viaggiavano a bordo di un altro gommone, la cui foto dall'alto era stata diffusa polemicamente da Salvini, il governo maltese aveva rivendicato di "fare la propria parte" e invitato l'Italia a fare la sua consentendo l'approdo della Diciotti in un porto italiano.

Il governo maltese, con un tweet del ministro degli Affari interni e della Sicurezza nazionale Michael Farrugia, ha risposto: "Se l'Italia vuole ancora trattare questo caso come un salvataggio, Lampedusa rimane il luogo più vicino di sicurezza secondo le convenzioni applicabili".

"La guardia costiera italiana ha intercettato i migranti all'interno del sar maltese, ma esattamente fuori territorio italiano, senza coordinamento con il competente rcc, soltanto per impedirgli di entrare nelle acque italiane", spiega Farrugia. "Un'intercettazione su una nave che esercita il suo diritto alla libertà di navigazione in alto mare non è considerata un salvataggio. Nel momento in cui i migranti sono sulla nave italiana Diciotti (territorio italiano) vicino a Lampedusa, l'unica soluzione finale è di sbarcarli a Lampedusa o in un porto italiano", dice l'omologo maltese di Salvini.

Ma nell'attesa che l'Europa risponda alla richiesta italiana, le parole del ministro dei Trasporti lasciano pensare che l'Italia insista nella richiesta di far approdare altrove la nave della Guardia costiera italiana. Che resta fuori da Lampedusa anche se nessun porto italiano risulta chiuso. Un'impasse paradossale, del tutto simile a quello di luglio, quando a sbloccare la situazione fu l'intervento del presidente della Repubblica Mattarella.

E in alto mare in attesa di istruzioni, tra Tunisia e Sicilia, resta anche la Aquarius che venerdi, mentre stava facendo strada verso Marsiglia dopo aver sbarcato a Malta i migranti salvati alcuni giorni prima, si è imbattuta in un piccolo gommone con cinque persone a bordo. Dopo averne dato comunicazione alle sale operative di Italia e Tunisia e aver messo in sicurezza il piccolo gommone, la Aquarius ha preso a bordo i migranti quando due di loro si sono buttati in acqua.

Ieri una nave tunisina si è avvicinata per riprendere i migranti e riportarli indietro ma da bordo della Aquarius hanno detto di attendere a bordo personale dell'Unhcr per verificare se i cinque abbiano i requisiti per poter chiedere protezione. Nell'attesa restano in mare in attesa di indicazioni dalle autorità francesi.

E da Tunisi arriva la notizia del recupero di altri tre corpi di migranti morti nello scontro con la guardia costiera tunisina, che alcuni giorni fa ha intercettato un gommone con un ventina di persone che era appena partito in direzione dell'Italia. Secondo le autorità tunisine, i migranti avrebbero prima lanciato bottiglie molotov contro la guardia costiera e poi bruciato il gommone. Le vittime recuperate sono quattro.