Economia

I segreti tech di Vitrociset passano di mano. Pinotti: "Possiamo usare il Golden Power"

La società è finita nei file dei Paradise Papers perché controllata da una società a Curacao, con un solo dollaro di capitale. Oggi l'annuncio dopo la battaglia interna alla famiglia azionista: acqisita dall'imprenditore Tonino Di Murro

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MILANO - Un'azienda che controlla i dati sensibili sul traffico aereo e di alcuni ministeri e organizzazioni (Bankitalia) fondamentali per la vita del Paese. Una serie di società straniere che ne custodiscono il capitale, una disputa familiare con passaggio di mano delle quote che si concretizza e il governo che scende in campo con i poteri speciali di cui può disporre per vederci chiaro.

L'oggetto di tutto questo è la Vitrociset, che sul suo sito si descrive così: "Progettiamo, realizziamo e gestiamo sistemi complessi, safe e mission critical, garantendo i più elevati standard di qualità, sicurezza e affidabilità". Nei fatti l'azienda si vede affidare dallo Stato lavori strategici nei settori della sicurezza e della difesa. Con la Guardia di Finanza ha firmato 15 contratti legati alla manutenzione della rete di comunicazione. Per il ministero della Difesa si occupa dei sistemi elettronici. Per ministero dell’Interno gestisce la rete di trasmissione dati della Polizia di Stato. Ha la rete di radar sott'occhio. Ed è finita nella rete dei Paradise Papers, la maxi-inchiesta giornalistica sulle società aperte nei paradisi fiscali che è stata seguita in Italia da l'Espresso e Report.

Dalle carte dell'inchiesta è emerso che la società in questione è controllata dalla International Future Venture & Investment (Ifvi), una società che ha sede nelle Antille Olandesi (Curacao) e ha un capitale sociale di appena un dollaro. Sotto Ifvi c'è Allimac Management, una finanziaria lussemburghese che, passando per l'Olanda, a cascata porta a proprio a Vitrociset. La galassia intera è riferibile alla famiglia Crociani, che però si è sfilata dall'azienda. Non senza aver prima incassato, tramite il Grand Trust di cui sono beneficiari gli eredi Crociani, i dividendi provenienti dalla società che l'Espresso ha calcolato in oltre un miliardo di euro. Dentro il Trust, però, è nata una battaglia che ha visto opposte, a suon di tribunali, Edoarda Vessel Crociani e la figlia Camilla contro Cristiana, l'altra figlia del fondatore di Vitrociset, Camillo.

Probabilmente anche per sistemare questa battaglia, il gruppo Vitrociset è stato ceduto ed è passato sotto il controllo dell'imprenditore abruzzese "Tonino Di Murro, da sempre attivo nella logistica e titolare del 51% della FG Tecnopolo Holding di Roma". L'accordo è stato annunciato ora, con tanto di nota ufficiale, "dopo mesi di trattative" e prevede l'acquisto dalla società di diritto olandese Croce International della totalità di Ciset srl, società che controlla il 98,5% di Vitrociset (l'1,5% è in mano a Leonardo). La notizia è dunque piovuta nel mezzo del caso Paradise Papers e nella comunicazione non è mancato il riferimento a ciò: "A rilevare il gruppo, portandone completamente e trasparentemente il controllo in Italia, è l'imprenditore Tonino Di Murro, da sempre attivo nella logistica e titolare del 51% della FG Tecnopolo Holding di Roma". Di Murro "ha avviato la procedura per la golden power: una volta ottenuto il via libera del Governo, il contratto di acquisto potrà essere definitivamente perfezionato e la Vitrociset rilanciata - si legge ancora nella nota - grazie ad un importante programma di investimenti, di rafforzamento commerciale e di internazionalizzazione, che tra l'altro consentirà di mantenere e consolidare l'occupazione". L'imprenditore abruzzese "ha chiesto al manager di Leonardo, Luca D'Amato, che vanta una consolidata esperienza nei settori di attività della società acquisita, di guidare Vitrociset con la qualifica di amministratore delegato".

E proprio sul fronte dei poteri speciali del governo si colloca l'ultimo tassello del puzzle: l'azienda informatica romana, secondo il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, potrebbe finire nella rete del Golden Power. "Come anche evidente da notizie di stampa di stamattina, la Golden Power che richiede Palazzo Chigi come strumento di verifica è uno strumento che noi possiamo utilizzare. Lo abbiamo già utilizzato con la Piaggio - ha ricordato Pinotti -, e naturalmente anche per quanto riguarda Vitrociset può essere utilizzata, perché è una  azienda che opera in campi che sono strategici e ha contratti importanti non solo con la difesa ma anche con il ministero degli interni". "Ci sono dati sensibili - ha concluso il ministro - ed è importante che ci sia questo potere dello stato per verificare questioni che sono strategiche, e anche le tipologie della proprietà".