Economia

Dal nazismo al lavoro minorile, la controversa biografia di Mr Ikea

E' stato sicuramente un genio dell'imprenditoria, ma la storia di Ingvar Kamprad, scomparso all'età di 91 anni, è costellata anche da molti lati inquietanti

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E' stato uno degli uomini che ha reso la Svezia ricca, avazata e famosa nel mondo come modello di qualità della vita e design, ma in gioventú era nazista convinto. I suoi prodotti, dal Nordamerica all´Italia, dalla Germania alla Cina, erano simbolo di arredamento di buon gusto e low cost, ma pur di risparmiare non esitò a delocalizzare sempre maggior parte della produzione in Cina, altri paesi asiatici, Romania, o diverse locations in cui i suoi dipendenti lavoravano in condizioni disumane, sottopagati e senza diritto ad appoggiarsi alla difesa di organizzazioni sindacali. Ingvar Kamprad, fondatore e patron di Ikea, il gigante svedese del mobilio low cost, è morto stamane a 91 anni nella sua casa di Smaland. Nella patria che aveva di fatto legalmente tradito, per pagare meno tasse, trasferendo per decenni la sua residenza in Svizzera. Poi invecchiando si era pentito, e patteggiando aveva potuto tornare a casa. Era la cosa cui teneva di piú, disse recentemente, nell'autunno della sua vita. Nella Storia del grande nord e dell'economia mondiale resterà uno degli imprenditori piú geniali e controversi, e uno dei vip svedesi e scandinavi piú discussi del mondo.

 "Mi è sempre piaciuto produrre e vendere a basso costo", era il suo motto da quando inizió coi fiammiferi in gioventú. Era nato nel piccolo villaggio di Aelmhult, e cominciò a lavorare in proprio quando a soli 17 anni ebbe un premio in denaro da suo padre per i suoi buoni risultati a scuola. Usó i soldi per costruire uno stabilimento di fiammiferi, e allora nacque il logo: IKEA è sigla derivata dalle sue iniziali piú dall'abbreviazione di Elmtaryd, la fattoria dov'era cresciuto, e di Agunnaryd, villaggio nelle vicinanze.

Ma cominció subito, hanno poi detto per decenni i liberi media svedesi attaccandolo piú volte per decenni, a lavorare senza scrupoli. Per sua stessa ammissione, si accorse che avrebbe risparmiato in barba ai suoi dipendenti acquistando fiammiferi (i famosi svedesi) altrove nel paese al minimo costo di produzione possibile e poi rivendendoli.

Fin qui la spregiudicatezza. Ma le accuse piú gravi lo collegano indirettamente al periodo piú cupo della Storia europea: l´ascesa al potere di Hitler, le persecuzioni degli ebrei prima tedeschi poi di tutta Europa, la seconda guerra mondiale e il lancio dell´Olocausto da parte del Terzo Reich a seguito delle decisioni di genocidio industriale prese scientificamente a tavolino dai gerarchi nazisti alla conferenza del 1942 nella celebre villa sul Lago Wannsee presso Berlino, detta "Conferenza per la soluzione finale del problema ebraico".

Ingvar Kamprad già giovane imprenditore affermato non poteva non sapere, nonostante quanto poi disse prima cercando di difendersi. Tanto piú che nella Svezia neutrale trovarono rifugio e salvezza molti ebrei scampati ai nazisti dall´Europa occupata, e narrarono chiaro. Non importa, lui - tra i non pochi membri dell´establishment civile e militare svedese che allora ammirarono il nazismo, considerando anche gli scandinavi una razza superiore pura - si iscrisse al piú importante movimento nazionalsocialista del regno, il Nysvenska Rörelsen (nuovo movimento svedese). Fece parte attiva anche dell´organizzazione paramilitare SSS - sigla ispirata ovviamente a quella delle Waffen-SS hitleriane - del movimento, organizzazione che non di rado minacciava gli ebrei o lasciava scritte e messaggi ostili presso le loro abitazioni o negozi, e insieme svolgeva attiva propaganda antisemita. Fu amico del piccolo Führer del movimento, Per Engdahl, lo aiutó instancabilmente nel reclutamento di nuovi militanti, ne restó grande amico persino dopo la guerra e la disdfatta dell´Asse, fino agli anni Cinquanta. E anche dopo la sua morte lo definí in pubblico "un grande uomo", pur "non condividendone tutte le idee".

Ingvar Kamprad non fu mai sanzionato per queste incancellabili pagine buie della sua biografia. Perché era diventato un simbolo troppo importante del successo del modello svedese, con i socialdemocratici di Tage Erlander e piú tardi di Olof Palme al potere per decenni, iniziatori dell'invidiato modello di capitalismo competitivo ma sociale col miglior welfare del mondo e modello di società solidale coi paesi poveri e aperta a tutti i migranti. Toccando lui, molti pensarono, si sarebbe aperta una crepa nell''immagine del modello. E secondo gli storici, sarebbero venute a galla magari troppe pagine imbarazzanti sulla comoda neutralità svedese in guerra, quelle narrate all'epoca di Olof Palme dal celebre studio storico-atto d'accusa Heder och Samvete, "Onore e coscienza".

Quella di Stoccolma fu neutralità a volte complice con la Germania hitleriana, che riceveva dalla Svezia forniture di materie prime pregiate vitali per l'industria bellica e aveva da Stoccolma libero transito per treni militari e convogli di truppe da e per la Norvegia occupata, truppe impegnate nella brutale repressione contro la Resistenza norvegese nelle rappresaglie contro i civili e nella selezione dei piú perfetti bambini ariani di Norvegia.

Dopo la guerra, Ingvar Kamprad cercò di farsi perdonare aprendo stabilimente nel neofondato Stato d'Israele. Ma passó presto da una scelta quantomeno discutibile se non ai margini dell'illegalità a un'altra. Lui cittadino di un paese dove la fedeltà alle leggi fiscali è valore costitutivo piú che quasi ovunque altrove, spostò per decenni la sua residenza in Svizzera, per risparmiare. E in interviste e profili ufficiali si definiva morigerato e ossessionato dal risparmio, tanto da usare un'auto vecchia di 15 anni e da vestire solo indumenti usati o a basso costo.

Intanto continuava ad arricchirsi: secondo Forbes era tra i piú facoltosi al mondo, con un patrimonio di almeno 33 miliardi di dollari. Patrimonio che rese accessibile all'erario svedese solo col pentimento da nostalgia della patria negli ultimi anni della sua vita. Ma intanto nei decenni dal Dopoguerra a oggi tv, radio e media cartacei e online svedesi gli mossero altre accuse gravissime. Sempre piú, egli spostò la produzione dalla Svezia e da altri paesi europei in paesi asiatici o esteuropei dove il costo del lavoro era minimo, spesso perché erano deportati o prigionieri politici a montare i bei mobili low cost "made in Sweden", e i diritti sindacali nulli.

Tra il 1997 e il 2001 la parte della produzione Ikea realizzata in paesi con forza lavoro a basso costo e minimi o nulli diritti sindacali salí secondo The Observer dal 32 al 48 per cento del totale. Le emittenti pubbliche svedesi e tedesche accusarono il mitico Ingvar Kamprad di sfruttare nei suoi impianti bambini trattati in condizioni degradanti e disumane in almeno quattro paesi: Pakistan, India, Vietnam, Filippine. Accuse di sfruttamento anche negli impianti romeni. Il colosso svedese creó una sua sezione responsabile dei diritti e della dignità dei suoi dipendenti in tutto il mondo, ma secondo molte Ong ciò non ha risolto davvero i problemi né eliminato i fondamenti delle accuse. Con questa storia, con tali e tanti ricordi di stratagemmi spregiudicati per guadagnare e successi straordinari da imprenditore geniale, l'ex nazista perdonato Ingvar Kamprad si è spento sereno e novantunenne nella sua casa, in patria, chi sa se portandosi o no rimorsi nella tomba. Fine testo