Economia

Ripresa, l'accusa della Cgil: "Non all'altezza, troppe diseguaglianze"

Secondo il rapporto Fondazione Di Vittorio e Istituto Tecnè si allarga la discrepanza nella percezione del futuro tra le diverse fasce di reddito

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MILANO - Nel coro di voci ottimistiche sulla ripresa economica italiana, la Cgil lancia un atto di accusa verso alcune criticità irrisolte: "Le dinamiche della crescita in atto non diminuiscono le diseguaglianze né producono nuova occupazione, soprattutto di qualità". Così il leader del sindacato, Susanna Camusso, commenta il rapporto di Fondazione Di Vittorio e Istituto Tecnè dal quale emerge che nonostante la crescita del Pil, la qualità dello sviluppo del Paese nel 2017 si ferma agli stessi livelli del 2016.

Il rapporto sottolinea infatti il permanere di una "grande area di povertà e da un'ancora più grande area di vulnerabilità economica e sociale", mentre crescono le diseguaglianze e la forbice sociale si allarga. E cala la fiducia economica. Rispetto ad un anno fa, a fronte del 5% che ritiene migliorata la condizione economica della propria famiglia e di un 67% che la ritiene stazionaria, c'è un 28% che l'ha vista ulteriormente peggiorare. E quanto la forbice si stia allargando lo si rileva, sottolinea il rapporto, tra chi ha un reddito fino a 850 euro netti al mese, dove la percezione del miglioramento cala all'1%, mentre quella del peggioramento sale al 49%.

"Continua a crescere la concentrazione della ricchezza e peggiora la percezione di una parte importante del mondo del lavoro e delle famiglie sul loro futuro. Colpisce la mancanza di fiducia". E' "evidente - dice Camusso - che la qualità della ripresa non è all'altezza delle necessità; troppo forte il suo carattere congiunturale e non strutturale".

Se si guarda alle prospettive degli italiani, secondo il rapporto per il 32% il futuro economico del Paese sarà peggiore di oggi, per il 51% uguale e solo per il 17% migliore. Non va meglio la percezione sulla situazione economica della propria famiglia tra 12 mesi: il 75% pensa che sarà uguale a quella di oggi, mentre il 16% teme addirittura un peggioramento e solo il 9% vede un miglioramento. Per quanto riguarda le attese sull'andamento dell'occupazione nei prossimi mesi, per il 44% resterà stabile, per il 38% farà registrare una diminuzione e solo per il 18% una crescita.