Economia

M5s, restituzioni con il boomerang: così 10 parlamentari si sono ripresi una parte dei versamenti

Nel 2014 quattro deputati e sei senatori hanno detratto dai propri 730 i soldi restituiti e versati al fondo di ammotamento dei titoli di Stato, riprendendosi 22.359 euro. Tra questi anche Barbara Lezzi e Vito Crimi. Il record di Petrocelli, con oltre 7.100 euro di sconto fiscale, che però si difende: "Un errore di cui non ero a conoscenza". Caso fa mea culpa: "Non una cosa correttissima, mi dispiace"
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MILANO – Restituire i soldi con una mano e riprenderseli con l’altra. Il caso dei bonifici annunciati dai parlamentari M5s e poi mai effettuati o revocati, scoperchiato nelle scorse settimane dalle Iene, non è un fatto isolato. Dieci parlamentari pentastellati, quattro anni fa, hanno trovato una soluzione più raffinata, e perfettamente legale, per tornare in possesso di parte dei soldi versati nelle casse pubbliche. Lo hanno fatto “scaricando” dal 730 una porzione dei fondi restituiti, abbattendo così le imposte da pagare e quindi incassando nuovamente una quota di quanto donato. In totale hanno potuto mettersi in tasca in questo modo 22.359 euro. Tra coloro che si sono avvalsi di questo beneficio ci sono anche la senatrice Barbara Lezzi, l’ex capogruppo a Palazzo Madama Vito Crimi e l'onorevole Vincenzo Caso, che oggi fa mea culpa: "Ci aveva pensato la mia assistente, mi ricordo che mi disse che c'era la possibilità di portare in detrazione queste spese e l'ho fatto. Poi in un secondo momento mi sono reso conto che non era il caso di farlo, non era una cosa correttissima. Mi dispiace".

L’escamotage fiscale si riferisce ai primissimi mesi di legislatura. Quando in attesa della partenza del fondo per il microcredito alle imprese, deputati e senatori del Movimento 5 Stelle avevano deciso di versare le eccedenze dei propri stipendi al fondo di ammortamento dei titoli di Stato. Il salvadanaio pubblico ritenuto in quel momento più indicato per potere restituire ai cittadini i propri fondi. Un’operazione celebrata pubblicamente il 4 luglio 2013 con il Restitution Day, con gli esponenti M5s fuori da Montecitorio a srotolare un assegno gigante con la cifra corrispondente a quanto versato al fondo di ammortamento del debito pubblico: 1.569.951,48 euro.

Poco meno di un anno più tardi, sei senatori e quattro deputati hanno deciso però di utilizzare quanto versato in quell'occasione per ottenere un sostanzioso sconto fiscale. Con la legge di stabilità 2013, i contributi volontari al fondo di ammortamento dei titoli di Stato sono detraibili al 19%. In altre parole, se versi 100 euro il Fisco te ne restituisce 19 attraverso un’equivalente riduzione fiscale e quindi pagando meno tasse.

Una scelta e non un automatismo. Tant’è vero che oltre il 90% dei parlamentari M5s ha preferito non ricorrere a questo beneficio, che vanifica in parte il buon gesto degli esponenti Cinque stelle, che in totale hanno versato spontaneamente oltre 25 milioni di euro. Si dona pubblicamente e poi nel privato del proprio 730 si richiede indietro allo Stato una quota.

I dati emergono dalle dichiarazioni dei redditi disponibili sui siti delle camere. Il recordman delle donazioni-detrazioni è il senatore Vito Petrocelli, ricandidato come capogruppo nel collegio Basilicata I al Senato, che tra il 2014 e il 2015 ha portato in dichiarazione dei redditi versamenti per 37.805 euro - 30.582 riferiti al 2013 e 7.223 al 2014 -  riavendone indietro dall’Erario 7.182. Tra le copie dei bonifici depositati sul sito tirendiconto.it, il portale M5s dove sono state tracciate tutte le restituzioni, non figurano nel 2013 pagamenti al fondo di ammortamento titoli per un importo complessivo pari a 30.582 euro, ma solo per 12.382.

Il senatore quindi, unico caso, ha conteggiato anche 18.199 euro versati però al fondo per il microcredito, per cui non spetta alcuna detrazione fiscale, con un beneficio di 3.457 euro, la metà circa dei 7.182 totali. "Non ho predisposto io la dichiarazione dei redditi, anche se lo ha fatto una persona di assoluta fiducia", spiega. "Se ci sono stati degli errori, mi arriverà un accertamento e pagherò quanto devo". Sulla scelta di scaricare le spese però non si sbilancia: "Sono passati alcuni anni, dubito che sia stato fatto senza il mio consenso. Sinceramente non me lo ricordo". "La mia commercialista - puntualizza in un secondo momento - mi assicura che non è stata detratta alcuna spesa non consentita dalla legge".

Il bonifico con cui il senatore Petrocelli ha versato al fondo per le microcredito delle imprese 18 199,62 euro. A differenza dei contributi al fondo di ammortamento dei titoli di Stato, questi versamenti non sono detraibili. 

Medaglia di argento, l’onorevole Vincenzo Caso, 13.632 euro versati e 2.590 ripresi indietro con il boomerang della detrazione. Terzo posto per l’onorevole Luigi Gaetti che si porta a casa 2.534 euro grazie ai 13.338 versati al fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato. "Sono un medico, non sono io che mi occupo delle dichiarazioni dei redditi ma il mio commercialista. Non ricordo niente a proposito di questa faccenda", risponde a Repubblica.

Quanto a Barbara Lezzi, inizialmente chiamata in causa nel caso dei mancati versamenti e poi scagionata, l’importo versato al fondo è stato di 6.650 euro, che le ha permesso di ottenere uno sconto fiscale di 1.263 euro. Stesso ordine di grandezza per Vito Crimi: taglio di tasse da 1.463 euro a fronte di 7.700 euro versati. Completano l’elenco i deputati Businarolo, D’Uva e Ferraresi - con sconti di tasse rispettivamente di 1.640, 1810 e 1750 euro - e i senatori Carlo Martelli, già coinvolto nello scandalo rimborsi, e Vilma Moronese, con detrazioni di 1812 e 1685 euro.

Tra i parlamentari M5s che hanno scelto di non sfruttare questo vantaggio fiscale, una forse potrebbe avere un rimpianto più degli altri. La senatrice Paola Nugnes ha versato al fondo di ammortamento dei titoli di Stato una cifra sensibilmente superiore rispetto a quella dei colleghi: 65.536,35 euro.  Colpa, spiega, di una “distrazione nella predisposizione dei moduli” per il bonifico. Per questo alcuni versamenti nel 2016 sono stati effettuati involontariamente ancora al fondo per il debito, invece che a quello per il microcredito. Una svista grazie alla quale avrebbe potuto mettersi in tasca fino a 12.452 euro. Un jackpot solo virtuale però visto che dal 2013 al 2017 la senatrice non ha mai usufruito della ricca detrazione. Risultato, non un euro è stato chiesto indietro allo Stato.
@flaviobini
 
PARLAMENTARE SPESE DICHIARATE DETRAZIONE OTTENUTA
FRANCESCA BUSINAROLO 8.635 1.640
VINCENZO CASO 13.632 2.590
FRANCESCO D’UVA 9.527 1.810
VITTORIO FERRARESI 9.208 1.750
VITO CRIMI 7.700 1.463
LUIGI GAETTI 13.338 2.534
 BARBARA LEZZI 6.650 1.263
CARLO MARTELLI 9.538 1.812
VILMA MORONESE 8.870 1.685
VITO PETROCELLI 37.805* 7.182
TOTALE 127960 22.359,2
*La cifra comprende 30.582 euro relativi al periodo di imposta 2013 e 7.223 del 2014