Economia

Da cameriere a Re del sushi: la storia di Cristian Lin

Arrivato in Emilia Romagna dalla Cina per lavorare in un ristorante cinese, Lin nel 2009 ha fondato la catena Sushiko e ora è al lavoro per ricreare sotto nuove vesti il locale di famiglia delle origini
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ROMA - L'Italia nella quotidianità, la Cina nei ricordi d'infanzia, la ristorazione nel Dna. Cristian Lin, 35 anni, è noto come il fondatore di Sushiko, la catena di ristoranti che nove anni fa è stata fra le prime a introdurre in Italia il sushi a costi accessibili, con la formula all-you-can-eat, e dove ora sono impiegate più di mille persone. Arrivato in Italia nel 1992 quando di anni ne aveva otto, a dieci anni ha cominciato a lavorare in un ristorante cinese: da allora di strada ne ha fatta parecchia, ma senza mai uscire dall'Emilia Romagna.

"Già da piccolo ragionavo molto sul business, volevo diventare una persona orgogliosa di sé", racconta l'imprenditore. Ha iniziato come cameriere nel locale creato dai genitori a Reggio Emilia. Ogni giorno, dopo la scuola aiutava la famiglia nella gestione. Ha imparato come trattare i clienti e da lì è cominciata la sua passione per ristorazione. Possibilità di studiare temi legati all'azienda non ne ha avute.

I suoi andavano avanti con prestiti di parenti e connazionali, indispensabili per aprire la prima attività. "Hanno sempre avuto difficoltà. Ricordo che la prima automobile di mio padre era vecchissima", dice Lin.

I marchi Lin
Adesso Sushiko, che significa "sushi di seconda generazione", ha un fatturato che dal 2017 è in crescita e ha avviato una campagna di assunzioni, a seguito di una riorganizzazione del settore marketing e del reparto Sviluppo. L’obiettivo è arrivare a 60 punti vendita entro il 2019 e a 80 entro il 2020, dai 50 attuali, diffusi al centro e nord Italia e aprire nuove posizioni di lavoro. Nei progetti anche la nascita di un'accademia per formare figure professionali preparate.

Il piano dell'azienda titolare dei marchi di Lin, GL Group, a cui l'imprenditore tiene di più è però il lancio della nuova catena di cucina cinese "Manyi", che è il nome che i Lin avrebbero voluto dare al primo ristorante di famiglia ma che allora avevano chiamato Trabocca, pensando che Manyi fosse troppo complicato da pronunciare in Italia.

Buoni rapporti con gli italiani
Quanto al razzismo, questo non è mai stato un problema nella vita, e nella carriera, di Cristian Lin. "Tanti italiani mi hanno voluto bene e da loro ho imparato molto", spiega, "su cento incontri solo sette saranno stati negativi. Una volta quando ero piccolo, guardavo una bella bicicletta e mi è arrivato un pugno all’orecchio da una signora italiana. Ma oltre a questo nulla".

Al contrario, adesso c’è rispetto e persino un pizzico di invidia per le mete raggiunte da Lin, che lavora con collaboratori in maggioranza italiani. Su 50 locali Sushiko, 49 sono stati creati da fornitori locali emiliani e non solo. "Quando affronti degli ostacoli, cresci con più voglia di esprimerti e di migliorare il mondo", sostiene Lin come fosse una specie di motto personale.