Economia

Cina, i big delle bici a noleggio vicini a un'intesa da 4 miliardi

Ofo e Mobike, giganti del bike sharing da poco sbarcati anche in Italia, pensano alla fusione. Un'alleanza in casa per diventare più forti all'estero. Due anni fa l'accordo tra le aziende anti-Uber nel settore auto

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PECHINO – È la bicicletta da 4 miliardi di dollari, l’offerta che non si può rifiutare, la santa alleanza tra i due acerrimi nemici cinesi del bike sharing che hanno deciso di fare la pace per poter fare la guerra, indisturbati, all’estero. È il matrimonio che s’ha da fare, vuolsi così colà dove si puote, cioè nelle segrete stanze del partito che qui pianifica tutto, e figuriamoci se non avrà detto una parola per benedire le nozze.

Per la verità i promessi sposi, Ofo e Mobike, si negano e non confermano le indiscrezioni di Bloomberg, che per prima ha riportato la lieta novella, seppure non supportata ancora dalle pubblicazioni. Ma se la storia è maestra di qualcosa, anche la cronaca nel suo piccolo: e allora perché non ricordare come andò a finire due anni fa? Allora la battaglia avvenne sulle quattro ruote, in palio c’era il mercato dello sharing dell’auto, e i due colossi cinesi che si contendevano le strade del Dragone, Didi Dache e Kuaidi Dache, finirono per fondersi in una mega società da una quindicina di miliardi: dando vita alla super Didi che forte del matrimonio combinatissimo andò all’attacco, e poi sconfisse inglobandola, quella Uber che invece vinceva in tutto il pianeta. Sì, la storia si ripete: e si rivedono fra l’altro gli stessi protagonisti. Perché come allora dietro agli antiUber cinesi c’erano i milioni di yuan di Alibaba e Tencent, così anche adesso ci sono il gigante di Jack Ma e quello di Pony Ma (ma, appunto, nessuna parentela), rispettivamente in sella a Ofo e Mobike, 1 miliardo e 3 miliardi di valutazione ciascuna.

Il bike sharing, si sa, è l’ultima invenzione cinese ormai sbarcata anche da noi, con i due rivali a contendersi le nostre piazze. E proprio l’espansione su scala globale avrebbe consigliato ai rivali l’alleanza. Il mercato cinese è più che saturo: “Ofo e Mobike continuano a pedalare” titola Forbes “ma senza profitto”. Da Pechino a Shanghai, le megametropoli hanno messo il numero chiuso, nel senso che hanno detto stop alle società che continuano a immettere bici sul mercato. Chi c’è c’è, e a Pechino ce ne sono già troppe: 2.35 milioni di bici, 15 brand diversi, 4 milioni e mezzo di ruote, una per ogni tre abitanti. Lo stesso fondatore di Ofo, Dai Wei, ha ammesso che solo nel 2018 la start-up, nata come un progetto degli studenti dell’università di Pechino, riuscirà a vedere i primi profitti dopo aver raggiunto quest’anno il break even.

È l’altra faccia del successo. Sia Ofo che Mobike dichiarano più di 100 milioni di iscritti e 50 milioni di corse al giorno, ma gli oltre 20 milioni di biciclette che alla fine dell’anno avranno invaso la Cina hanno intasato il mercato abbassando il livello di profittabilità. Già una corsa di mezz’ora costa qualcosa come 15 centesimi, ma per battere la concorrenza i due rivali si sono poi lanciati in sconti incredibili tipo uno yuan, cioè 7 centesimi, al mese: e di questo passo quando si guadagna? Certo il business è anche altrove: moltiplicate le centinaia di milioni di iscritti per i 199 yuan, circa 25 euro, che gli abbonati devono lasciare come deposito via app, ed ecco a voi uno straordinario tesoro in cash che i nostri eroi azionisti si ritrovano in cassaforte. Anche per questo, in fondo, continuare a pedalare conviene: ai due giganti non resta insomma che decidere se continuare a farlo in solitaria o darsi definitivamente al tandem, Ofo & Mobike per sempre uniti, chiamatela MobOfo. E via, di corsa verso il traguardo da (almeno) 4 miliardi di dollari.